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Covid, torna il virus? La sinistra tifa per il disastro

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Pietro Senaldi
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È tornato l'allarme Covid e il governo di centro destra si trova da solo a fronteggiare l'emergenza. La sinistra tifa chiusure o in alternativa disastro. La Cina ha riaperto le frontiere e ci spedisce i suoi infetti proprio quando l'epidemia, da quelle parti, è al culmine. L'Europa, invocata dalla Meloni e dai nostri virologi, si volta dall'altra parte. L'Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di non discriminare i cinesi, che sono stati tanto carini, tre anni fa, dopo aver messo l'Occidente con le ginocchia a terra per aver tenuto nascosto fino all'ultimo e poi minimizzato il virus di Wuhan. Non siamo allo slogan «abbraccia un cinese» e alla vigliaccata di dell'allora segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che parlò di «fosse comuni nelle spiagge» se avesse governato la destra durante la pandemia, ma poco ci manca.

I fatti. L'Italia è stato il primo Paese al mondo a intuire la pericolosità del ritorno dei cinesi nei nostri aeroporti e ha iniziato, da sola, a fare tamponi a chi sbarca da Pechino e Shanghai. La mossa avveduta ha consentito di intercettare una cinquantina di cinesi positivi, isolarli e analizzare il virus che li colpisce, per scoprire che sono affetti da variante Omicron, quella meno letale e contro la quale siamo schermati dai vaccini. Cionondimeno, l'ex ministro della Salute Speranza ha attaccato il governo sostenendo che i contagiati scoperti sarebbero «il risultato della politica fallimentare della Meloni in tema di Covid». Caso di sciacallaggio. Si è aggiunto il segretario dem Letta che, forse svegliandosi da un incubo ha chiesto di bloccare il decreto contro i rave-party perché sta tornando l'emergenza Covid. Caso psichiatrico. Mentre Repubblica ha festeggiato il ritorno del Corona titolando «Il virus piomba sul governo no vax». Caso di scuola di malafede giornalistica, sfrontatezza che sfida ogni vergogna e convinzione di poter trattare i propri lettori come degli imbecilli.

 

 

 

TERRORE E TRANQUILLITÀ

Non serve essere particolarmente acuti per capire che la sinistra è terrorizzata, più che dal ritorno della pandemia, dalla accorta tranquillità del presidente del Consiglio Meloni e del ministro Schillaci, il successore di Speranza. Progressisti e affini temono che il governo di centrodestra fronteggi un'eventuale nuova ondata meglio di come hanno fatto loro, cioè con meno chiusure ma anche meno morti, e per di più senza obbligo vaccinale. Il governo non chiude, tampona, isola i cinesi infetti, si affida alle Regioni, vigila, prende decisioni in 24 ore e invita gli anziani e le persone fragili a fare la quarta dose senza dividere il Paese tra si vax e no vax. Se per caso le terapie intensive tenessero, significherebbe che ci siamo tenuti Speranza per niente. D'altronde, checché se ne dica e malgrado Conte si vanti di aver piegato la pandemia, l'Italia è il solo Paese al mondo che abbia cambiato il premier in piena emergenza Covid, perché non riusciva ad avviare decorosamente la profilassi, e questo qualcosa significherà pure.

In conferenza stampa, ieri, la Meloni ha chiesto all'Europa di imitare l'Italia e fare dei tamponi a chi arriva dalla Cina. È fondamentale che l'Unione si attivi al più presto, visto che il 95% di chi arriva nel nostro Paese dall'Estremo Oriente lo fa attraverso uno scalo intermedio e pertanto, se la Ue non si attivasse, i nostri sforzi di mappatura resterebbero una goccia nel mare. Ebbene, per tutta risposta, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie ieri ha emesso un comunicato nel quale giudica «ingiustificata» la mappatura dei viaggiatori provenienti da Pechino e Shanghai. E se qualcuno in Italia iniziasse a sospettare che l'Unione, anziché risolvere i problemi, ha lo scopo di complicarci la vita, sarebbe arduo trovare argomentazioni per smentirlo. D'altronde, in materia di pandemia, l'Europa ha sempre brillato perla sua assenza, visto che l'Europarlamento chiuse fin dalle prime settimane di diffusione del virus. La sola eredità che a Bruxelles resta di quel periodo è un'inchiesta, che tocca anche il presidente Ursula von der Leyen, sulla quantità di vaccini prenotata, di gran lunga superiore alle esigenze.

 

 

 

Non siamo messi meglio con l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Quando il Covid-19 imperversava in Europa, Pechino decise che chiunque volesse entrare nel Paese, anche se negativo, venisse tenuto in quarantena quindici giorni in una stanza d'albergo, con una Coca Cola, una ciotola di riso e poco altro lasciata fuori dalla porta. L'Oms tacque. Oggi che l'Italia vara il tampone obbligatorio, l'istituzione internazionale, sulla quale grava ancora il sospetto, avanzato dalla trasmissione tv Report, di aver parlato bene dell'azione anti-Covid del governo giallorosso in quanto ne era finanziata, ammonisce a «non discriminare alcun popolo» nella lotta al virus. Un invito che ricorda le sciagurate accuse di razzismo rivolte dalla sinistra ai governatori leghisti che, nel febbraio di tre anni fa, chiedevano di mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina. Ma soprattutto, una presa di posizione che avvalora i sospetti che l'Oms sia oggetto delle attenzioni del regime di Pechino un po' come l'Europarlamento lo è di quelle del Qatar. Gli arabi, non volendo riconoscere i diritti civili a donne e immigrate, finanziano a Bruxelles papaveri che ci mettano la faccia per farli passare per dei santi. I cinesi, avendo un sistema sanitario e una politica anti-Covid fallimentari, investirebbero nell'Organizzazione Mondiale della Sanità per ottenere comprensione e clemenza. 

 

 

 

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