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Sinistra in vacanza e destra al lavoro: ecco la foto della vergogna

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Tranquilli, non è l'Aventino cent' anni dopo, sono solo le vacanze di Natale. Tra Capodanno e la Befana, meglio le piste da sci di Cortina dell'Aula sorda e grigia di Palazzo Madama. Ieri in Senato c'erano i lavori per annunciare il decreto Milleproroghe, provvedimento piuttosto importante nel quale si possono provare a infilare norme rimaste fuori dalla Finanziaria. Sappiamo che la manovra licenziata dal governo Meloni è stata molto contestata dalla sinistra ma al momento buono tutte e tre le opposizioni- Pd, M5S e calendian-renzian - hanno marcato visita. Tra i banchi c'era solo la sparuta rappresentanza di Fratelli d'Italia, pronta al dibattito e alla pugna. Per tutti gli altri, le ferie sono sacre. Troppo hanno già dato i dem, sfiniti da tre mesi di pre-congresso, Conte, riparato sulle Dolomiti a cinque stelle per disintossicarsi dopo i bagni di plebe a Scampia o allo Zen, o renziani e calendiani, che vantano più presenze televisive che consensi. Non è il caso di farla più grande di quella che è. Da sempre il Parlamento è una meta alla quale tutti aspirano ma che, una volta raggiunta, sviluppa negli onorevoli premiati dal voto popolare una sorta di allergia che si manifesta dal giovedì pomeriggio al martedì mattina e ha i suoi picchi da agosto a metà settembre e a lungo dopo l'ultimo dell'anno.

 

LE AUTOPROMOZIONI - Nessuno avrebbe da ridire sulle vacanze dei politici, se non si avesse la sensazione che sono sempre in vacanza ma, soprattutto, che tendono a confondere l'autopromozione con il lavoro per i cittadini. Quando fanno i selfie, i comizi, gli interventi nei talkshow, le dirette su Facebook, i politici sono convinti di lavorare, e magari lo fanno anche, ma unicamente per se stessi, nel loro interesse, o tuttalpiù in quello del loro partito. Spiegano perché sono bravi, si attribuiscono meriti oltre la realtà e nascondono quel che hanno fatto per far andare avanti la baracca, svuotandoci le tasche. È nel Parlamento, nelle Commissioni, negli uffici dove non osano le telecamere, che il parlamentare lavora per la comunità. Ed è lì dove sta sempre meno, o comunque sempre più distrattamente. Tant'è che vengono fuori provvedimenti sbagliati, mal scritti, senza coperture e che poi ci si riduce immancabilmente a giocarsi la Finanziaria, cioè la legge che regge le casse dello Stato per un anno, all'ultimo minuto, quando normalmente vengono fatti passare regalie ma anche salassi che piombano sui cittadini come fulmini a ciel sereno.

 

LE RIFORME - Tra i progetti del nuovo governo c'è una riforma dello Stato che renda la macchina pubblica più efficiente e che ci traghetti verso una Repubblica presidenziale, che significa una responsabilità più diretta di chi comanda nei confronti dei cittadini che lo investono del potere. Il centrodestra auspica un sistema francese e la sinistra naturalmente si oppone, accusandolo a casaccio di puntare al modello russo, secondo la consueta tattica progressista dell'insulto e della dissimulazione. Comunque andrà, certamente la fotografia che pubblichiamo oggi testimonia che c'è qualcosa di malato, o quantomeno molto decadente, nella nostra democrazia, dove i parlamentari ritengono più grave mancare una diretta social che una seduta al Senato.

 

 

LA FRESCHEZZA - Se la Meloni ha vinto è perché, non avendo mai governato ed essendo donna, è riuscita a trasmettere un'immagine di freschezza mille volte più forte delle vecchie etichette che la sinistra ha cercato disperatamente di appiccicarle. È nella fedeltà a questa promessa e nella capacità di svecchiare i sistemi della Repubblica, e finanche il modo di comunicare dei politici, che si giocherà il suo futuro. Ma forse la premier che, mentre Conte, che fa il tribuno del popolo nei giorni feriali ma quando è festa si cambia d'abito e si precipita nelle mete vip, passa le vacanze a casa a riposarsi nella periferia romana, lo ha ben presente. Come l'hanno ben chiaro i suoi sei sparuti senatori presenti ieri in Aula. 

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