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Conte resiste in seggiovia a Cortina

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La sua pagina Facebook è ferma al 31 dicembre, con un post in cui invita a non cedere «alla rassegnazione e a chi ci vuole uno contro l'altro, a chi vuole dividerci». Nessuna risposta, da parte di Giuseppe Conte, alle polemiche che hanno riguardato il suo soggiorno, insieme alla compagna, al Grand Hotel Savoia di Cortina d'Ampezzo, storico albergo di super lusso che, per una notte, nella camera più economica, chiede, in questi giorni, 1.454 euro (ed è una offerta). Nulla nemmeno su Instagram dove non c'è traccia di chalet ad alta quota e piste innevate.

 

Mentre Conte, legittimamente, continua il suo soggiorno, su Instagram il suo ultimo post comincia con immagini di lunghe code di persone in fila, a Milano, alle mense dei poveri. In sovraimpressione, i titoli di quotidiani che raccontano una realtà ben lontana da Cortina: «Milano, folla mai vista alle mense dei povere», «Migliaia in fila a Pane quotidiano, fino a 4mila persone», «Record di presenze alle mense». Segue Conte che, con aria contrita e un sottofondo sonoro malinconico, commmenta: «Il 2022 finisce così. Queste immagini arrivano da Milano. Pensate: 10mila persone in fila per un pasto caldo, in appena due giorni, proprio nelle ore del Natale. Questa è l'Italia che gli altri non vogliono vedere, l'Italia a cui gli altri voltano le spalle e che noi invece guardiamo in faccia». Quindi si arriva al punto; la difesa del reddito di cittadinanza: «Io invidio la tranquillità con cui Meloni e i suoi ministri, al caldo del loro focolare, dicono: "Trovatevi un lavoro"». Conte, dal caldo del suo focolare montano, lo difende il reddito.

 

A ciascuno il suo focolare. Intanto Beppe Grillo torna a farsi sentire, difendendo il modello danese, dove la moneta è in larga parte sostituita dalle carte. «La Danimarca ha registrato il suo primo anno senza rapine in banca, poiché l'uso di denaro contante è diminuito negli ultimi anni». E dopo una serie di dati, invita a prendere l'esempio dal Paese nordico. Se Conte si rilassa a Cortina, più a Sud infuria una polemica che ha per tema le regionali del Lazio. Protagonisti, Carlo Calenda e il candidato del centrosinistra, Alessio D'Amato. Tutto comincia da una dichiarazione che l'ex assessore alla Sanità del Lazio fa a Tagadà, rispetto al M5S: «Da parte mia, l'ho detto e lo dichiaro anche oggi: le porte sono sempre aperte. Se si volesse arrivare ad un accordo, anche in extremis, se Bianchi (candidata scelta dal M5S, n.d.r.) volesse fare un ticket per me sarebbe cosa gradita». Nel pomeriggio, Calenda usa Twitter per reagire e minacciare una clamorosa rottura con il candidato che lui stesso ha lanciato: «Faccelo sapere rapidamente Alessio D'Amato, in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con il M5S. Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi».

 

 

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