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Benzina e diesel, prezzi folli? Retroscena: cosa rischia il governo

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Pietro Senaldi
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Luci e ombre in economia. La situazione è complicata per tutti in Occidente. La guerra in Ucraina ha aumentato il costo delle materie prime, che aveva già iniziato a crescere a causa della ripresa post-Covid e dell'atteggiamento aggressivo della Cina sui mercati. L'Europa si complica la vita, con la Banca Centrale di Francoforte che risponde all'inflazione galoppante aumentando il costo del denaro, come se il carovita fosse dovuto a un ciclo a pagina 5 a pagina 4. espansivo e non all'aumento del gas e del petrolio. Andrà bene se Madame Lagarde non sbatterà il Vecchio Continente in recessione, prima di essere accompagnata alla porta. La transizione verde imposta da Bruxelles a ritmi non sostenibili rischia di rivelarsi un boomerang.

Qualcosa però pare funzionare, e non solo il famigerato spread, che malgrado i gufi della sinistra non si è impennato con l'avvento del centrodestra al governo. Questo è sempre stato un fattore politico più che economico. Ciò che rincuora sono i mercati. La Borsa è salita di 18 punti da che la Meloni è al timone, e la cosa non accadeva da tempo immemore. È il segnale che le imprese, quelle grandi, hanno fiducia, e che anche i risparmiatori sono tornati a tirare fuori i soldi dal materasso. Significa che il tetto al contante e gli sconti fiscali non spaventano chi produce e crea ricchezza e che c'è fiducia nel nuovo Codice degli Appalti, che ha l'obiettivo dichiarato di sburocratizzare gli investimenti e mettere chi vuol far qualcosa in condizione di entrare in azione in tempi ragionevoli.

 

Occhio però. La Finanziaria è stata licenziata, tutti hanno capito che è una sorta di manovra-ponte, draghiana per non spaventare l'Europa, scarna per non scassare i conti, d'emergenza perché i due-terzi sono stati necessariamente destinati ad arginare il caro-bollette, interlocutoria perché il governo si è dato tutti i cinque anni della legislatura per portare a termine il programma e indirizzare l'Italia su nuovi binari. Ma tutte queste argomentazioni sacrosante, per quanto comprensibili, non mettono benzina nel motore dell'economia e nelle attività dei cittadini, non solo degli elettori di centrodestra. Benzina è proprio il termine della discordia. La maggioranza ha fatto decadere i 20 centesimi di sconto al litro previsti dal governo Draghi per arginare l'impennata dei prezzi alla pompa e il risultato è che si prevede che a giorni, in autostrada, si potrebbe arrivare a pagare il gasolio 2,5 euro, un'enormità.

GIUSTIFICAZIONI
La giustificazione è che non ce li potevamo permettere: la misura costa 10 miliardi l'anno e, considerato che la manovra è stato di 30 miliardi, due terzi impiegati in bollette, prorogarlo avrebbe significato mangiarsi tutti i soldi disponibili. Senza cambiare le sorti di nessuno, tantomeno dell'economia. Questo non significa però che la scelta non abbia fatto storcere molti nasi, addirittura più della mancata indicizzazione delle pensioni del ceto medio. Quando si tocca la benzina, gli italiani hanno subito la sensazione che lo Stato faccia cassa sulle loro tasche. Non ci sono ragioni che tengano, è l'esperienza a comandare.

 

FALSE ACCUSE
Il governo si giustifica spiegando che lo sconto sarebbe stato un favore ai più ricchi, che consumano più benzina, pagato dai più poveri. È forse vero, come è sicuramente vero che l'accusa di Conte e del Pd di avere fatto una manovra contro i ceti disagiati è pura falsità, perché invece questi sono i principali beneficiari delle scelte del governo in Finanziaria. Ed è ancora più vero che l'abolizione del reddito di cittadinanza finirà per mettere nelle tasche dei bisognosi più soldi di quanti non ne ricevano ora, facendo chiarezza in un quadro assistenziale che l'assegno grillino ha solo complicato. Però occhio, il popolo che fa il pieno, e che ha votato centrodestra ha ancora fiducia nell'esecutivo e nel premier, apprezza le sue battaglie identitarie, tira un sospiro di sollievo se i mercati danno tregua, ma presto inizierà a farsi i conti in tasca. Perché il costo del denaro deve essere così artificiosamente alto, gravando su mutui e risparmi, se oggi con il denaro guadagnato onestamente si può comprare sempre meno?

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