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Qatargate, Antonio Panzeri? "Che nomi sta per fare per salvare i parenti"

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Matteo Legnani
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Potrebbe presto allargarsi ulteriormente, coinvolgendo altri eurodeputati anche di nazionalità italiana, il Qatargate, la tangentopoli europea legata alle mazzette che lo il Paese del Golfo avrebbe pagato a numerosi esponenti del Parlamento di Strasburgo in cambio di decisioni e voti che lo favorissero nell’ambito della politica estera ed economica dell’Unione. Intervistato dall’emittente Kontra, l’avvocato dell’eurodeputata greca e vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili, Michalis Dimitrakopoulos, ha infatti dichiarato che Pier Antonio Panzeri sarebbe pronto a «consegnare» alla Procura federale belga i nomi di altri deputati che avrebbero ricevuto denaro in cambio di favori resi a Doha, provenienti da diversi Paesi. «Arrivano messaggi e notizie che farà nomi di eurodeputati di Germania, Francia, Italia e Belgio. Per quanto riguarda le persone provenienti dalla Grecia, non posso escludere nulla, soprattutto perché è un periodo pre-elettorale» ha spiegato il legale.

 

L’ex eurodeputato di Pd e Articolo uno, che insieme alla Kaili è considerato una delle figure centrali dello scandalo, ha firmato un accordo di pentimento con la Procura federale del Belgio, Paese nel quale è in carcere ormai da alcune settimane. «Gli hanno detto che resterà in carcere un anno, ma darà loro i nomi che vogliono» ha aggiunto. «Ora è completamente inaffidabile, e tutto ciò che gli interessa è salvare sua moglie e sua figlia (Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, che dopo essere state arrestate il 10 dicembre si trovano ora ai domiciliari, ndr), e qualunque cosa gli diano, firmerà. Poi, tutto dipenderà da come i magistrati intenderanno usare le sue dichiarazioni e se le riterranno effettivamente attendibili» ha aggiunto Dimitrakopoulos, prima di precisare di non avere «alcun elemento specifico di conoscenza» su quanto Panzeri potrà o vorrà riferire alla magistratura belga e dirsi convinto che l’accordo fatto dall’ex eurodeputato italiano con le autorità belghe «crollerà a un certo punto poiché ci saranno forti reazioni da parte delle persone che Panzeri accuserà». E intanto ieri, in tarda serata, a conferma delle parole del legale, si è diffusa proprio la notizia che la procura federale del Belgio intende rinunciare alla consegna di Silvia Panzeri e Maria Dolores Colleoni. Due europarlamentari belgi si sarebbero intanto già detti pronti a fare rivelazioni sullo stesso Panzeri, relativamente a fatti che lui ha finora nascosto.




MARTEDÌ PROSSIMO
La deposizione dell’ex esponente della Cgil ed ex membro della Direzione nazionale dei Ds è attesa per martedì prossimo, quando Panzeri parlerà ai giudici per la prima volta dal momento del suo arresto, avvenuto lo scorso 9 dicembre. Intanto, ieri mattina è stato ascoltato dalla Commissione affari giuridici del Parlamento europeo Andrea Cozzolino, eletto nel Pd ma recentemente autosospeso dal gruppo S&D, per il quale la magistratura belga aveva chiesto la revoca dell'immunità parlamentare. Cozzolino si è dichiarato estraneo a tutte le accuse di traffico di influenza e ha affermato di essere pronto a rinunciare alla propria immunità, una decisione che comunque dovrà prendere l'Europarlamento.
L’eurodeputato ha lamentato di non essere ancora mai stato ascoltato, nonostante la sua richiesta in questo senso, dal giudice belga Michael Claise, che conduce l’inchiesta e ha affermato, inoltre, di avere delle relazioni «cordiali», come «con molti altri colleghi» ed «esclusivamente personali e di natura amichevole» con l’ambasciatore del Marocco in Polonia Abderrahim Atmoun. L’ambasciatore è uno dei personaggi sospettati nell’inchiesta di fare da tramite nei tentativi di corruzione degli eurodeputati.


COZZOLINO
«Voglio aggiungere di non aver mai ricevuto somme di danaro, né direttamente né indirettamente, né contrattazioni finanziarie, né per me né per qualsivoglia associazione, fondazione, Ong, impresa o persona fisica», ha spiegato ancora Cozzolino, prima di aggiungere come Francesco Giorgi, ex assistente del principale accusato nel Qatargate, Antonio Panzeri, sia diventato suo assistente, e come questo sia alla base delle accuse che lo riguardano. «Il sospetto nei miei confronti è basato sul fatto che Giorgi lavorasse alle mie dipendenze, essendo stato in precedenza assistente di Panzeri».

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