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Pd-Cgil, sfregio alle ragazze incinte: vogliono zittire chi chiede aiuti

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Alberto Busacca
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Il solito vizietto dei progressisti: provare a chiudere la bocca a chi non la pensa come loro. Come se fosse normale. Anzi, come se fosse la cosa più “democratica” del mondo. Quando si parla di aborto, poi, a sinistra la voglia di censura sale ai massimi livelli... Il caso di ieri ha riguardato i manifesti di “Pro Vita e Famiglia” fatti affiggere a Roma in vista della festa dell’8 marzo. Si vede il viso di alcune ragazze. Poi c’è questa scritta: «Difendiamo il diritto di non abortire!». E sotto: «Ogni anno in Italia migliaia di donne sono di fatto costrette ad abortire per abbandono, solitudine e mancanza di aiuti sociali, economici, morali e psicologici. Mettiamo fine a questo scandalo: subito piani di sostegno sociale alla maternità e alla natalità». Fine. Niente immagini di feti. Niente sangue. Nessun “manifesto choc”, insomma. Tecnicamente non si tratta nemmeno di una campagna anti-abortista, visto che si chiede solo di aiutare le donne in difficoltà e non di cambiare la legge in vigore. Eppure i compagni si sono arrabbiati parecchio...

ESPEDIENTI LINGUISTICI
«È una vergogna», ha detto il segretario della Cgil di Roma e Lazio, Natale Di Cola. «Ci aspettiamo», ha aggiunto, «che questi manifesti siano rimossi immediatamente. Non accettiamo che sia lesa la dignità e la libertà delle donne e il tentativo di nascondersi dietro espedienti linguistici per colpevolizzare ed umiliare chi sceglie di interrompere volontariamente la gravidanza. Continueremo a difendere la legge 194 e a chiederne il pieno rispetto e il potenziamento, affinché tutte le donne possano esercitare in piena sicurezza e in strutture pubbliche un loro diritto». E subito, inevitabilmente, è sceso in campo pure il Pd, con la consigliera regionale Eleonora Mattia: «Vergognosa l’ennesima campagna di “Pro Vita e Famiglia” che mette in discussione la libertà delle donne. Mi unisco alla richiesta avanzata dalla Cgil di pronta rimozione dei manifesti apparsi a Roma, che rappresentano un imbarazzante e intollerabile tentativo di mistificare la realtà».

E ancora: «Chi difende il diritto di “non abortire” usa solo retorica di basso livello per nascondere l’odio e l’intolleranza verso la piena autodeterminazione dei corpi femminili che si tutela, al contrario, garantendo consapevolezza dei diritti e massima autonomia nelle scelte riproduttive e non. Questo prevede la legge 194 che- se ne facciano una ragione continueremo a tutelare, richiedendone la piena applicazione in tutte le strutture sanitarie del Paese». Sarà. Ma restano alcune domande. Per quale motivo i manifesti, anche se non piacciono a Pd e Cgil, dovrebbero essere rimossi? Per quale motivo non dovrebbe essere consentito esprimere idee diverse da quelle dei progressisti? Per quale motivo chiedere di aiutare le donne in difficoltà nasconderebbe «odio e intolleranza»? Non è piuttosto la richiesta di censurare chi la pensa in maniera differente un sintomo chiaro di «odio e intolleranza»?

ACCOGLIENZA
«È inquietante», ha commentato Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di “Pro Vita e Famiglia”, «registrare che per alcuni l’aborto debba essere una scelta socialmente preferibile rispetto all’accoglienza di un figlio e alla sua nascita. Una società civile dovrebbe, invece, fare a gara per aiutare in ogni modo una donna incinta a portare avanti la gravidanza, perché il figlio nasca». Davvero c’è chi pensa che queste parole ledano la libertà di qualcuno?

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