Cerca
Logo
Cerca
+

Elly Schlein? Su cosa è costretta a tacere, altrimenti... addio Pd

Salvatore Dama
  • a
  • a
  • a

Bello vincere le primarie da outsider. È che ora arrivano i problemi. Sulla guerra, sui diritti, sull’ambiente, sull’economia: Elly Schlein è chiamata ad assumere delle politiche chiare. E non è facile, in un partito in cui c’è la necessità di tenere insieme sensibilità diverse. Gli idealisti, e ok. Poi però ci sono i moderati e una pletora di amministratori locali che devono gestire problemi reali. Tipo il rigassificatore in Toscana o l’inceneritore a Roma. Che fare? In alcuni casi si rimedia buttandola in caciara (sull’Ucraina, per esempio), in altri la segretaria sceglie il silenzio. Per il momento. Finché può.

 

 

 

IL CONFLITTO
Partiamo dalla politica estera. Oggi Giorgia Meloni va in Senato. Il presidente del Consiglio è atteso per le comunicazioni al Parlamento in vista del prossimo consiglio europeo. Il Partito democratico sta preparando una risoluzione da votare in aula. Si parla di economia, di energia, di migranti, di diritti. E di Ucraina, ovviamente. Ma, guarda un po’, la parola “armi” viene bandita dal testo. Non si può nominare. $ vero che Schlein ha votato uno dei decreti con cui le Camere hanno autorizzato il governo a inviare nuovi armamenti a Zelensky. Ma poi c’è tutta l’ala pacifista della sinistra radicale che non può essere delusa. Per questa la pace passa per un cessate il fuoco, non viene minimamente presa in considerazione l’ipotesi che, armando l’esercito ucraino, si possa mettere in condizione Kiev di sedersi al tavolo, un giorno, senza aver prima alzato bandiera bianca. Questo malinteso di fondo riecheggia negli atti parlamentari. Nella bozza di risoluzione circolata ieri, allora, si fa riferimento al “diritto all’autodifesa” dell’Ucraina. Ma niente più.

 

 

 

I Cinquestelle sono pronti a cavalcare questa contraddizione piddina. Negli ultimi giorni hanno subito varie incursioni della Schlein in territori che considerano di pertinenza. Vedi il reddito minimo e quello di cittadinanza. Uno spostamento a sinistra dei dem che ha avuto effetti anche nei sondaggi. Con il Pd che sale e i grillini che perdono terreno. Sulla guerra, però, Giuseppe Conte è pronto a prendersi la sua rivincita. E qui emerge un altro fatto. La segretaria inciampa subito lungo la strada della riunificazione delle forze della minoranza. Oggi, al dibattito parlamentare, ogni partito- Pd, M5s, Azione-Italia Viva - si presenta con la propria risoluzione. Insomma, ognuno va per fatti suoi. Il presidente M5S Giuseppe Conte non perde occasione per sfidare Schlein. Dice di sperare che «il Partito democratico possa, anche col nuovo vertice, fare una scelta in questa direzione che noi abbiamo già intrapreso».

Cioè, dire no alle armi. «Abbiamo già dato», precisa l’ex premier. Che comunque si mostra pessimista di fronte a una convergenza Pd-M5s sul no a ulteriori invii di armamenti. Lui è convinto che sia la strada giusta, sono gli altri che nicchiano: «Inutile girarci intorno, a questo punto dopo un anno e più chiediamo di concentrare le forze su uno sforzo diplomatico. Chiediamo al governo italiano di assumersi questa responsabilità. Ovviamente non da solo, ma ci deve essere qualcuno che imprima una svolta, vogliamo che sia l’Italia. Questa escalation militare ci preoccupa, ci trascinano in guerra e questa secondo me non è la soluzione». Altro tema: l’utero in affitto. Cosa pensa Elly? Non è dato saperlo. La leader del Pd, sabato in piazza con le famiglie arcobaleno, sostiene che ai bambini nati grazie alla maternità surrogata vanno riconosciuti diritti. Però questo è l’effetto, manca una posizione precisa sulla causa. Silenzio assoluto.

 

 

DIVISIONI
Perché anche qui c’è da tenere conto delle diverse sensibilità presenti nel partito. Non solo dell’ala moderata. Anche la sinistra dem ha perplessità: «Ho delle riserve», ammette Andrea Orlando, ospite alla trasmissione radiofonica di Radio1 Un Giorno da Pecora, «mi piacerebbe approfondire e confrontarmi». E sui rigassificatori? Chi glielo spiega al governatore della Toscana Eugenio Giani - ieri in festa per l’arrivo della nave Snam a Piombino- che il nuovo corso del suo partito non vuole i combustibili fossili? Per non parlare del termovalorizzatore di Roma voluto dal sindaco Gualtieri (Partito democratico). Anzi no, parliamone.

Dai blog