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Rai, la sinistra teme di perdere il potere: è ora di cambiare

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Giancarlo Mazzuca
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A leggere certi giornali, sembra proprio che, in questi giorni, stia andando in onda l’assalto di Meloni & C. a quella Fort Knox che si chiama Rai. Articoli sempre più allarmistici e, anche se l’attuale consiglio d’amministrazione dell’ente radiotelevisivo, riunitosi ieri, resterà in carica fino al prossimo anno, già si parla di un’occupazione “manu militari” da parte del centro-destra al grido di «Ora qui comando io!». Di fronte a simili pretese, certi paladini della libertà di stampa, particolarmente scandalizzati, stanno mettendo in croce la premier e tutti i suoi accoliti. Eppure, a rifletterci bene, la lottizzazione politica della Rai c’è stata da quando, nei primi anni Cinquanta, la tv mosse i suoi primi passi. Da allora lo scenario non è mai cambiato. E, se provate a farci caso, proprio la sinistra, quando è stata nella sala dei bottoni, ha sempre considerato la televisione pubblica un suo feudo tanto da far diventare, spesso e volentieri, assordante la voce della maggioranza politica di turno: così assordante da trasformarsi in una specie di dittatura dello schermo.

 


Paradossalmente, proprio il partito della Meloni, in questi primi mesi di governo del centro-destra, è sembrato molto più discreto rispetto alla prassi imperante tanto che nel consiglio d’amministrazione in carica, varato quando Fdi era all’opposizione, non siede neppure un membro indicato da Giorgia. Proprio questo fatto conferma che anche in questi mesi la sinistra ha continuato a presidiare la Rai. Basta ricordarsi cosa è successo in febbraio, al Festival di Sanremo, con le tante punzecchiature, più o meno velate, anche nei confronti di chi, oggi, detiene il potere. Una vera e propria “escalation” di prese in giro, spesso subdole, che hanno finito per provocare la giusta reazione di coloro che, nonostante il voto dello scorso 25 settembre, erano restati finora estranei all’attuale gestione di “mamma Rai”. Una certa reazione che ha ovviamente preso di mira l’attuale vertice dell’ente radiotelevisivo a cominciare dall’amministratore delegato Carlo Fuortes che sta ora per fare le valigie dopo una certa resistenza.



Si è creata, a questo punto, una situazione a dir poco kafkiana perché i fiancheggiatori della sinistra hanno cominciato a tuonare contro il governo che “osa” mettere le mani su quel tesoro (non certo di profitti) che si chiama Rai. A questo punto verrebbe proprio da chiedersi da che pulpito sta venendo la predica e anche il sottoscritto, che si era sempre dichiarato contro la lottizzazione di quello che viene definito il cavallo agonizzante di viale Mazzini, adesso riconosce i giusti diritti del centro-destra ad avere una vera rappresentanza nella “voce” di Stato. Tanto più che, come abbiamo visto, l’esecutivo era stato finora alla finestra a parte la proposta della Lega di scorporare il canone radiotelevisivo dal pagamento delle bollette della luce. Al di là di certe pretese, è giunto il momento di voltar pagina anche in Rai.

 

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