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Giorgia Meloni, la prima vittoria: superate Berlino e Parigi

Antonio Socci
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Per anni l’Italia è stata criticata e irrisa come un Paese instabile, che cambiava continuamente i governi (quindi poco affidabile), devastato da conflitti sociali, scandali e crisi. Ci ritenevano poco credibili e abbiamo pagato un costo alto per questa marginalità. Oggi siamo di fronte a un panorama opposto (ne accennavamo su queste colonne una settimana fa): tutti i maggiori Paesi europei sono nella tempesta dell’instabilità eccetto noi. La cosa è tanto clamorosa che stentiamo a rendercene conto.

C’è anzitutto la crisi tedesca. Un titolo del Corriere della sera di ieri diceva: «Veti e dispetti, Koalition allo sbando. Germania ingovernabile “all’italiana”. Trenta leggi bloccate dalle liti tra verdi e liberali: oggi la verifica. Scholz è a rischio?». A parte la solita tendenza all’autofustigazione, tipica dei media nostrani, questo titolo sintetizza la crisi politica che destabilizza il governo di Berlino e si aggiunge all’instabilità economica (vedi la clamorosa tempesta della Deutsche Bank) e alla profonda crisi geopolitica della Germania il cui modello, per decenni, è stato basato sull’asse con la Russia per l’energia e con la Cina per le esportazioni. A tutto questo si aggiungono le agitazioni sociali: oggi è previsto uno sciopero dei trasporti che paralizzerà quel Paese. La debolezza della leadership del cancelliere Scholz è evidentissima, come la fragilità del suo governo. C L’altra potenza finora egemone nella Ue, la Francia, attraversa una drammatica crisi sociale e politica, con le piazze che ribollono da giorni e un Parlamento “volatile” che rende estremamente fragili Macron e il suo esecutivo. La “rivoluzione” scoppiata oltralpe per l’innalzamento dell’età della pensione a 64 anni, peraltro, evidenzia che i famosi “compiti a casa” – che tutti ci prescrivevano col ditino alzato - noi li abbiamo fatti da tempo e anche esagerando (qui si va in pensione a 67 anni da un decennio).

 



Ai confini della Ue abbiamo una Svizzera che, con la crisi del Credit Suisse, ha visto appannarsi la sua immagine di oasi della prosperità e della stabilità: «Il colpo di grazia al mito elvetico», ha titolato Il Sole 24ore. Quanto alla Gran Bretagna, che ha uno dei dati peggiori per la crescita, gli scioperi sono già iniziati e vanno avanti, mentre si sono susseguite le crisi di governo con l’avvicendamento di tre primi ministri negli ultimi sei mesi. C’è poi la crisi della Ue nel suo insieme. Mentre il Qatargate incombe come una spada di Damocle di cui ancora non si afferrano i contorni, l’Unione appare del tutto irrilevante e incapace di prendere l’iniziativa sulle due fondamentali questioni internazionali: la guerra in Ucraina e l’esplodere delle migrazioni. Due tragedie i cui costi sono immani.

La Ue marcia spedita solo su due linee controverse e dannose per i popoli europei: la politica della Bce sul costo del denaro e le direttive green su auto e casa che gravano sul futuro della nostra industria e sui risparmi delle nostre famiglie. Scelte destabilizzanti. Perfino un’importante democrazia (non europea, ma a noi vicina) come Israele sta vivendo un forte momento di turbolenza. In questo panorama confuso e caotico l’Italia si caratterizza oggi per la stabilità del suo governo e per la sua affidabilità internazionale. Ed è per questo che il presidente francese Macron ha ritenuto utile ricucire i rapporti incontrando Giorgia Meloni e iniziando un dialogo promettente (su nucleare, Africa, patto di stabilità, cooperazione aerospaziale e migranti).

 

CUORE MEDITERRANEO
Che conclusioni trarne? Anzitutto è giusto rallegrarsi, constatando che l’Italia è uno dei pilastri della stabilità in Europa, che - nei suoi dati economici sulla crescita- ha smentito tutte le previsioni negative e che, per esempio (notizia di questi giorni), vede alcune sue università classificarsi fra le prime al mondo. Questo significa che tutto va bene? No. Sono tantissimi i problemi da affrontare e risolvere, da quelli più urgenti (come la realizzazione del Pnrr o la questione migranti) a quelli storici come il crollo demografico e lo sviluppo del Sud. A proposito di quest’ultimo problema l’idea di rispondere alla fine dell’approvvigionamento di gas dalla Russia, proponendo proprio il nostro meridione come hub energetico europeo rivolto verso il Mediterraneo e l’Africa (con il noto “Piano Mattei”) potrebbe avere straordinarie ricadute positive (gli intensi rapporti internazionali della Meloni puntano a tessere alleanze anche per questo scopo). Dunque per il momento smettiamola con la consueta autodenigrazione (e con il catastrofismo) e prendiamo atto che nel turbolento teatro internazionale c’è una nuova idea dell’Italia, percepita oggi come elemento di stabilità. Soprattutto dovremmo tutti capire (anche l’opposizione) che questo è un bene non solo per il governo in carica, ma per il Paese nel suo complesso. www.antoniosocci.com 

 

 

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