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Sallusti: Codice appalti? È ora che girino i soldi

Alessandro Sallusti
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Ma davvero qualcuno pensa che a Palazzo Chigi, sede del governo, un giorno si siano messi lì a dire: vediamo come possiamo fare un favore alle mafie e alla criminalità organizzata? E pensa che ripensa ecco l’ideona: ammorbidiamo la legge sul codice degli appalti, così quelli negli appalti ci sguazzano e fanno un mucchio di soldi. È pazzesco solo pensarlo, eppure in queste ore non solo qualcuno lo pensa ma c’è chi pure ha il coraggio di dirlo sfidando il senso del ridicolo: hanno fatto un favore ai mafiosi.

 

 

Ora, detto che la mafia si è infilata negli appalti prima che quel codice entrasse in vigore, che ha continuato a farlo col codice vigente e che purtroppo andrà avanti a provarci, detto questo è lampante che le nuove regole sono state pensate non pro criminali bensì pro imprenditori e quindi pro Paese. In realtà i governi precedenti avevano provato, senza riuscirci, a fare come quello che per fare dispetto alla moglie si taglia gli attributi: siccome gli appalti pubblici fanno gola alla mafia aboliamo gli appalti pubblici, o almeno rendiamoli un calvario tale - nel Codice c’erano 630 articoli più gli atti normativi usciti dal cilindro grillino ai tempi di Giuseppe Conte premier - che così i mafiosi rinunciano. Risultato: il Paese si è fermato e non si riesce a spendere neppure il fiume di soldi che l’Europa ci ha messo a disposizione, il famoso Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza.

 

 

Che il Codice degli appalti fosse per la sua rigidità un boomerang non lo dicevano i mafiosi ma gli imprenditori di ogni ordine e grado, i sindaci di ogni colore politico, i tecnici di tutti i settori. E il governo, come del resto promesso in campagna elettorale dai partiti che lo compongono, ha ascoltato loro senza farsi intimidire dalla grancassa mediatica dell’opposizione che ora può anche suonare all’infinito, l’importante è che partano i cantieri, che salga l’occupazione e che girino i soldi. Ora uno potrebbe dire: già, ma con la mafia come la mettiamo? La mafia continuerà a fare la mafia, come sempre. L’importante è che lo Stato continui a fare lo Stato, cioè ad aiutare i buoni e a dare la caccia ai cattivi, sapendo che quella tra il bene e il male è una partita infinita. 

 

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