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Tridico, "inefficienza e sprechi": chi è davvero Mister Reddito

Sandro Iacometti
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Pasquale Tridico non ha dubbi: «È una decisione immotivata e incomprensibile. Gli istituti si commissariano per inefficienza, per malaffare, per dissesto o per un cambio radicale della governance». Questo il commento rilasciato a caldo dal presidente dell’Inps dopo la notizia della sua decadenza. Fingiamo per un attimo che il professore keynesiano di Scala Coeli, piccolo paesino in provincia di Cosenza, classe 1975, non sia marchiato a fuoco dalle tesi ultragrilline sulla redistribuzione della ricchezza e sul salario garantito, a cui Tridico ha dedicato numerose pubblicazioni e che sono poi confluite nella prima proposta di legge sul reddito di cittadinanza firmata dall’ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Fingiamo che la riforma della governance decisa dal governo non sia così radicale, sebbene apporti sostanziali cambiamenti sui poteri del presidente, sulle modalità di nomina e sul mandato del dg ed abolisca la figura del vicepresidente. Escludiamo il malaffare per mancanza di prove fattuali. E pure il dissesto, considerato che nel bilancio dell’Inps piovono ogni anno centinaia di miliardi di soldi pubblici e portare l’ente al fallimento è praticamente impossibile. Ma sull’inefficienza c’è da discutere.

 

 

 

Forse il professore ha dimenticato che nell’estate del 2020, nella fase più calda della pandemia i ritardi dell’Inps nell’erogazione della Cig hanno lasciato con le tasche vuote decine di migliaia di lavoratori, costringendo le imprese che ne avevano la possibilità ad anticipare le somme. Quelle stesse imprese che poi Tridico ha accusato di non voler riaprire «per pigrizia ed opportunismo». Forse ha dimenticato anche le polemiche esplose dopo il raddoppio del suo stipendio proprio mentre la Cig non arrivava, quelle provocate dal tilt informatico causato da misteriosi hacker o il pandemonio scatenato dalle sue liste di politici che avevano incassato il contributo Covid.

 

 

 

Una serie di passi falsi che spinse Giuseppe Conte, nel giugno del 2020, a convocarlo a Palazzo Chigi per dargli il benservito. Defenestrazione da cui si salvò solo per la strenua resistenza di Luigi Di Maio. Quanto al reddito di cittadinanza, basti dire che il protocollo col ministero della Giustizia per le verifiche sul casellario giudiziario dei percettori è dello scorso giugno, quello con l’Amministrazione penitenziaria dello scorso gennaio. Insomma, controlli non proprio tempestivi.

 

 

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