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Nardella, scandalo multe? Renzi: "Sarebbe di una gravità indicibile"

Daniele Dell'Orco
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C’è una certa ironia nel fatto che nella “fiscalissima” Firenze di Dario Nardella, almeno in fatto di multe, ora sia proprio il sindaco Pd ad essere finito in un “multa-gate”. Il caso sollevato dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Comune, Alessandro Borghi, e di cui Libero ha dato conto specie dopo la pirotecnica protesta di Borghi che si è incatenato davanconsigliere Fdi accusa ti al comando dei vigili per riuscire ad ottenere un accesso agli atti, riguarda cinque irregolarità notificate a due veicoli (una Nissan e un veicolo elettrico Piaggio) per un importo totale di circa 500 euro, i cui relativi verbali vanno dall’8 novembre 2020 al 24 novembre 2021. Infrazioni mai pagate che, però, rispetto a molte altre rimaste pendenti, hanno la particolarità di essere state comminate ai familiari di «una figura importante di Palazzo Vecchio». Si sussurra che possa essere proprio lo stesso Nardella.

 

 

Dopo le veementi proteste di Draghi sono arrivate spiegazioni “parziali” riguardanti autorizzazioni di vario tipo per tre dei cinque casi, mentre c’è almeno una multa su cui è calata una coltre di mistero, e che qualcuno volesse provare a far luce non è piaciuto molto al Comune. Il sindaco per respingere gli affondi delle malelingue ha scelto di giocare la carta della difesa della privacy: «Non si può essere a conoscenza di chi sia il politico a cui si riferisce il consigliere Draghi nelle sue dichiarazioni - ha detto-, così come lo stesso consigliere non dovrebbe conoscere né veicolare informazioni legate a privati cittadini e protette dalla normativa nazionale sulla privacy. Questi dati non possono essere peraltro oggetto di richiesta di accesso agli atti per finalità istituzionali». Così, mentre Draghi si incatenava davanti al comando di Porta al Prato, l’amministrazione ha rilanciato, avviato di un’«indagine interna» per «comprendere come sia possibile che un consigliere comunale possa apprendere informazioni sensibili su privati cittadini. Questi dati non possono peraltro essere oggetto di richiesta di accesso agli atti per finalità istituzionali».

 

 

Un modo come un altro per catechizzare i consiglieri d’opposizione a non ledere la maestà del sindaco. Specie perché per Nardella quello delle contravvenzioni è un nervo scoperto. Oltre ad essere storicamente uno strumento utilissimo per far cassa (110 milioni a bilancio nel 2023), fu oggetto di un acceso scambio di siluri dialettici tra il sindaco e l’ex premier Matteo Renzi. Era l’ottobre dello scorso anno quando migliaia di cittadini intasarono i centralini della municipale imbufaliti per aver ricevuto multe Sparite le multe dei politici stesse postazioni di autovelox dal 2010, da quando cioè a Palazzo Vecchio c’era proprio Renzi, aggiungendo che lo scopo ultimo non fosse altro che quello di prevenire i molti incidenti causati dall’eccesso di velocità. Senza tuttavia convincere più di tanto i cittadini. Ora, probabilmente non a caso e dopo l’articolo di Libero, Renzi è tornato all’attacco: «Al netto della vicenda dell’incatenamento del consigliere comunale di Fratelli d’italia Draghi, non voglio credere che un assessore abbia tolto le multe a un parente. Se davvero questo fosse avvenuto senza un motivo giuridicamente plausibile sarebbe un fatto di una gravità incredibile, che richiede le dimissioni dell’assessore e del comandante della polizia municipale. Questo se ciò che Draghi denuncia è accaduto, se ciò non fosse avvenuto meglio, io spero che sia così». La questione è tutt’altro che chiusa... 

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