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Zelensky, Sallusti: perché l'incontro più importante è stato quello con Bruno Vespa

Alessandro Sallusti
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Tra i tre incontri che il presidente Zelensky ha avuto ieri a Roma - il Papa, il premier Meloni e il presidente Mattarella - il più importante per lui è stato il quarto, quello con Bruno Vespa nello speciale di Porta a Porta. Nel senso che per quasi due ore il presidente ucraino ha potuto parlare per la prima volta, sollecitato dalle domande di colleghi, direttamente agli italiani e all’opinione pubblica europea. Uno si chiede: ma perché il capo di un esercito in guerra e di un popolo sotto assedio e sofferente spreca ore preziose in un talk show a migliaia di chilometri dal suo quartier generale? Be’ l’unica risposta sensata è che Zelensky sa bene che la controffensiva militare sul campo deve essere accompagnata da una altrettanto fondamentale controffensiva mediatica per convincere i cittadini occidentali a sostenere, quantomeno non avversare, il supplemento di sforzo economico e politico che l’Ucraina chiede ai nostri governi. 

Armi e consenso, insomma, devono procedere in parallelo altrimenti il meccanismo degli aiuti vitali per Kiev potrebbe all’improvviso incepparsi. E tra le tante cose che Zelensky ha detto quella più forte riguarda il diverso concetto che gli ucraini danno alla parola pace rispetto a chi questa parola la pronuncia lontano dalle bombe. Sintetizzo: quando hai dovuto seppellire duecentomila persone, metà delle quali civili inermi, uccise da un invasore l’unica pace possibile è respingere l’intruso fuori dai tuoi confini e processare i suoi crimini. Per gli ucraini non ci sono altre opzioni, è apparso chiaro che Zelensky non comprende il senso che invece una parte importante della nostra opinione pubblica dà alla parola pace, cioè una pace purché sia e chiudiamola lì. No, a questo gli ucraini non sono disponibili e il loro presidente ce lo ha detto con grande chiarezza. 

 

Da quello che si apprende Zelensky, in questo senso, può ritenersi soddisfatto degli incontri avuti sia con la premier Meloni che con il presidente Mattarella: la sua posizione è condivisa e sarà sostenuta dall’Italia. Probabile che non abbia convinto i pacifinti alla Santoro, una élite che si ostina a non volere fare i conti con l’oste, cioè con il popolo aggredito. Ecco, ieri l’oste glielo ha detto chiaramente: nessuno, russi e non russi, pensi di poter banchettare gratis in Ucraina, il conto si paga e gli sconti non sono previsti.

 

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