Cerca
Logo
Cerca
+

Amministrative, niente effetto-Schlein: Pd-M5s stentano anche a Brindisi

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

Defenestrati a Latina, subito fuori dai giochi a Terni, col rischio concreto di perdere Ancona e Brindisi. L’effetto Elly Schlein esiste solo nei racconti dei media innamorati della segretaria del Pd. La realtà della politica è tutt’altra cosa: assomiglia molto di più ai sondaggi, che malgrado il battage pubblicitario vedono il Partito democratico sempre lì, inchiodato al 20%, sugli stessi valori (fallimentari) del voto nazionale del 25 settembre. 

Stavolta i conti sono facili. I capoluoghi di provincia interessati dal voto erano tredici, di cui otto governati sinora dal centrosinistra e cinque dal centrodestra. È finita con quest’ultimo che conquista subito cinque capoluoghi, strappandone uno (Latina) al Pd e ai suoi avversari, che riescono a confermare solo due delle amministrazioni che già avevano e a Terni non arrivano nemmeno al ballottaggio, superati da Stefano Bandecchi, patron di Unicusano e presidente della Ternana: sarà lui a vedersela col candidato di centrodestra. Per conoscere i sindaci della città umbra e degli altri cinque capoluoghi in palio bisognerà attendere il voto del 28 e 29 maggio, e in due soli di essi (Siena e Vicenza, dove il sindaco uscente è di centrodestra) il Pd, a scrutini ancora in corso, ha un vantaggio, per quanto lieve. Nemmeno l’alleanza coi Cinque Stelle funziona: è stata siglata in quattro capoluoghi e solo in uno, Teramo, non si è rivelata fallimentare.

 

Eppure l’aiuto di Giuseppe Conte sarà ancora necessario alla Schlein, soprattutto ad Ancona: il boccone più grosso, l’unico capoluogo di regione in palio, una roccaforte rossa che da quando c’è l’elezione diretta del sindaco, cioè da trent’anni, ha visto solo vittorie dei democratici. Le cose potrebbero cambiare presto. Il candidato del centrodestra, l’avvocato Daniele Silvetti, voluto da Forza Italia, ha superato (45 a 41%) Ida Simonella, assessore tecnico uscente della giunta di centrosinistra, che pure aveva anche l’appoggio del terzo polo. «Sono qui a sostenere una candidata che ha dimostrato grande impegno sul versante delle politiche ecologiche, del rilancio economico e di quelle sociali», aveva detto la Schlein il 10 maggio, presentandosi in città per tirare la volata alla sua candidata. Non è servito, e adesso servirà un’impresa, e il 3% preso dai grillini, per ribaltare la situazione.

«Ad Ancona non è stato possibile trovare accordo con i Cinque Stelle, confido possa accadere al secondo turno», dice Davide Baruffi, responsabile enti locali del Nazareno. Cinque anni fa, per capirsi, la candidata progressista, Valeria Mancinelli, chiuse il primo turno col 48% dei voti, in vantaggio di 20 punti sull’avversario. Ma che le cose stessero cambiando anche da quelle parti lo si era già capito nel 2020, quando Francesco Acquaroli, di Fdi, interruppe la trafila di governatori piddini. Non ci sarà bisogno del ballottaggio a Latina, dove il centrodestra riconquista il municipio dopo otto anni facendo eleggere la prima donna sindaco, Matilde Celentano, che ha asfaltato Damiano Coletta, sorretto anche dai Cinque Stelle, incassando subito il 70% dei voti.

 

Delle altre tre città governate sinora dal Pd e dai suoi alleati, il partito della Schlein vince subito a Brescia, dove al centrodestra non riesce il colpaccio e il vicesindaco uscente, Laura Castelletti, è eletta al primo turno, grazie anche all’appoggio decisivo della lista formata da +Europa, Azione e Italia Viva. Ma «più che “effetto Schlein”», avverte l’edizione online del Riformista di Renzi, «si deve definire “effetto Del Bono”, dal nome del sindaco uscente, reduce da due mandati». Le cose sono messe male per il Pd soprattutto a Brindisi, dove, a scrutini ancora non terminati, il candidato del centrodestra, Pino Marchionna, col suo 44% guarda il candidato di Pd e Cinque Stelle, Roberto Fusco, dall’alto di un distacco superiore ai dieci punti, difficilmente colmabile al ballottaggio. Colpisce il risultato dell’inossidabile settantacinquenne Claudio Scajola, che ad Imperia si conferma sindaco col 62% dei voti togliendosi la soddisfazione di umiliare Ivan Bracco, il vicecommissario di polizia che lo ha indagato numerose volte e proprio per questo è stato candidato dal Pd assieme ai rossoverdi. Quasi una metafora: la linea giudiziaria non paga, e anche questa è una lezione per la Schlein.

Dai blog