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Calderoli "sabotato"? Il giallo del blitz anti-Autonomia

Roberto Calderoli

Fabio Rubini
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Qualcuno parla di «giallo», altri di «imboscata», altri ancora di vero e proprio «sabotaggio». Fatto sta che da alcuni giorni sul profilo Linkedin del Senato e poi sul sito di Palazzo Madama, la “manina” di qualche boiardo statalista ha pubblicato una relazione che critica aspramente la riforma sull’Autonomia differenziata. Il documento curato dal Servizio di Bilancio di Palazzo Madama s’intitola “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” e contiene una serie di osservazioni che tendono a smontare la riforma voluta soprattutto dalla Lega.

IL DANNO È FATTO - Una volta scoppiato il caso, tocca all’ufficio stampa del Senato precisare in una nota che quel documento è soltanto «una bozza provvisoria erroneamente pubblicata online» e scusarsi «con la stampa e con gli utenti per il disservizio arrecato». Il danno però è fatto. E soprattutto dalle parti del Carroccio non la prendono affatto bene. Ufficialmente le bocche restano cucite, ma la tesi che va perla maggiore è che quello uscito «per errore» in realtà sia il tentativo dell’apparato centralista di affossare una riforma che toglierebbe potere a molti funzionari comodamente seduti nei vari ministeri. In più, fanno notare alcuni leghisti, quella pubblicata «non è una relazione tecnica fondata su calcoli e dati, ma un vero e proprio dossier politico».

 

 

Una tesi che a leggere quel documento appare affatto peregrina. I funzionari del Senato, infatti, scrivono che se l’Autonomia venisse applicata, il funzionamento del Paese sarebbe in pericolo perché «se un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato venisse trasferito alle regioni con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie, ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non uscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate». Un’accusa che si presta a una doppia lettura: da un lato la paura dei funzionari dello Stato di perdere potere- e i benefit ad essi correlati - a scapito dei loro colleghi che lavorano nelle regioni; dall’altro si dà fiato - guarda il caso - alle teorie complottiste portate avanti dai governatori di sinistra.

Che si tratti più di un documento più politico che tecnico, però, si conferma in un altro punto della relazione che sostiene che a perderci con l’Autonomia differenziata, sarebbero le regioni più povere, quelle cioè «con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio» che «potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive». Una tesi, però, che a leggere la riforma Calderoli, non sta in piedi.

 

 

Già, perché il progetto di Autonomia in discussione è a “costo zero”, nel senso che le regioni che chiederanno di gestire in proprio alcune materie, riceveranno dallo Stato un trasferimento pari alla cifra che lo Stato centrale spende oggi. Non un euro di più, non un euro di meno. La vera sfida dell’Autonomia, infatti, è rappresentata proprio dal fatto che quei soldi, se gestiti più vicino ai territori, possano essere spesi meglio, magari generando risparmi- a parità di prestazioni- e che con i denari avanzati le regioni possano dare servizi aggiuntivi o migliori ai propri cittadini.

LA PAURA FA NOVANTA - Una sfida che alcune regioni, Puglia e Campania su tutte, proprio non vogliono accettare. E non è un caso che ieri il primo a strumentalizzare questa bozza sia stato proprio Vincenzo De Luca: «Il servizio del Bilancio del Senato - nonostante una smentita che parla di erronea pubblicazione ma non rinnega i contenuti- conferma quello che il Partito democratico ha sempre denunciato: il disegno di legge di Autonomia differenziata del ministro Calderoli danneggia pesantemente le regioni del Mezzogiorno, più in difficoltà in termini di servizi e opportunità. E aumenta conseguentemente la disparità tra Nord e Sud del Paese. Un’Autonomia “spacca Italia” alla quale noi continueremo ad opporci». Altri esponenti di Pd e M5S invece hanno provato a dare la colpa del “giallo” «a quella parte di maggioranza che mira a rallentare il disegno di legge per poi affossarlo». La guerra “romana” all’Autonomia è ufficialmente iniziata... 

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