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Calderoli non si fida: "Chi mi mette i bastoni tra le ruote"

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Non si fida di loro Roberto Calderoli. Dei funzionari che lavorano nei Palazzi. Intervistato da Il Corriere della Sera, il ministro per gli Affari regionali, parla infatti del documento del Servizio di bilancio del Senato che è stato diffuso martedì: "Ho visto che è stata fatta circolare in Rete una sintesi ad hoc di un documento che è noto ai miei uffici perché da tempo vi stanno lavorando" Chi l’ha incrociato martedì sera dice che si è molto irritato: "Sì, per le modalità con cui è stato pubblicato, per la rozzezza della terminologia usata e perché ho visto una lettura politica da parte di un organismo che dovrebbe essere tecnico".

 

 

Ma quel documento esiste, non è una velina: "Alcuni dei rilievi che contiene sono condivisibili, altri molto meno. Ci sono affermazioni con i verbi al condizionale, altre che sono dubitative. C’è questa bozza ma c’è anche un lavoro dell’ufficio studi del Senato che ha preceduto questo e che non ha mosso alcuna contestazione. Lo stesso documento del Servizio di bilancio avrebbe dovuto mettere in rilievo dei numeri, non estremizzarli per alimentare la confusione".

Insomma, qualcuno vuol mettere bastoni tra le ruote: "Mi pare abbastanza evidente. Quella sintesi mi sembra politica, non certo tecnica. Vedo avversari non tanto nel Mezzogiorno, che pure non ha ancora capito le straordinarie potenzialità dell’Autonomia, quanto nel centralismo romano che ha tutto l’interesse a non toccare nulla, a lasciare inalterato un sistema che garantisce chi trae benefici dal perpetuarsi dello status quo".

 

 

"È pieno di funzionari pubblici - continua il ministro - con interessi da difendere. Qui non è questione di destra o sinistra. È molto più semplice di quanto sembri. I governi e le legislature passano, i funzionari restano. Quante reliquie del passato ci sono in circolazione...". Calderoli osserva infine che "il polverone che si è alzato fa il gioco di chi si oppone al cambiamento. Mi fa piacere? Assolutamente no, è evidente. Io i dossier li vorrei discutere solo in Parlamento. Ci sono delle criticità? Vediamole insieme, confrontiamoci e vediamo di trovare le soluzioni che tengano conto degli equilibri". "Le riforme - conclude - sono la mia ragione di vita. Mi sono buttato tanti anni fa in questa esperienza perché avevo l’ambizione di contribuire a cambiare il Paese. Per cui, o porto a casa dei risultati oppure è giusto chiedersi che senso ha continuare nell’impegno pubblico. Mi pare elementare buon senso". 

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