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Alluvione, Elly Schlein sotto accusa: "Quando era assessore..."

Alessandro Gonzato
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L’Emilia-Romagna è ancora sott’acqua. Elly Schlein va a farsi video-intervistare da Repubblica, e afferma: «È un Paese che non ha ancora fatto i conti con la fragilità dal punto di vista idrogeologico e sismico». Poi chiede al governo di «coinvolgerci»- lei e il Pd- «nella messa in sicurezza». D’accordo, ma è la stessa Elly Schlein che dal 28 febbraio 2020 al 24 ottobre 2022 da vicegovernatrice Dem dell’Emilia-Romagna aveva la delega al “Patto per il clima”, ossia al “coordinamento inter-assessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica?”. È lei. Tra il 2015 e il 2022 l’Emilia-Romagna ha ricevuto oltre 190 milioni perla realizzazione di 23 casse d’espansione - opere essenziali in caso di piena di fiumi e torrenti - ma di queste ne funzionano solo 12.

 

 


Ne sa niente, Elly? E da quando esistono le Regioni chi è che ha sempre amministrato l’Emilia-Romagna? La sinistra. Sposta l’attenzione sul Pnrr, la Schlein ospite di Repubblica, e dice che ora il governo deve prendere un po’ di milioni da lì per destinarli alle zone alluvionate. Magari lo farà, così come ne ha stanziati 20 martedì e altri 10 il 4 maggio, dopo i primi allagamenti.

 

 

 

LA SMEMORATA

Il punto è che la segretaria dem, oltre a dimenticarsi i 55 milioni che in tema di sicurezza ambientale la sua Regione non è riuscita a spendere (però intanto sollecita Giorgia Meloni a emanare un decreto d’urgenza), finge di non essere mai stata nella stanza dei bottoni, vice di Stefano Bonaccini. Doveva occuparsi di rischio idrogeologico, di ambiente che per la sinistra progressista è ambientalismo ideologico, e infatti. «La spinta ambientalista all’interno della politica emiliano-romagnola è stata talmente forte che negli ultimi dieci anni non ha permesso di fare nulla», dichiara al Foglio Massimiliano Fazzini, responsabile della Società italiana di geologia ambientale. «Il territorio dell’Emilia-Romagna», aggiunge Fazzini, geologo e professore di Rischio climatico all’Università di Camerino, «è quello mediamente a più alto rischio idrogeologico».


Eppure la missione della Schlein, leggiamo un vecchio (ma neanche tanto) documento, era anche questa: «Continuiamo a rafforzare la strategia a consumo di suolo zero e di rigenerazione urbana con un piano di rigenerazione e resilienza non solo capace di attingere a risorse Ue ma anche di massimizzare gli incentivi alla riqualificazione edilizia, all’efficienza e alla sicurezza». E ancora: «Aumentare la tutela e un miglior uso delle risorse idriche, migliorando gli ecosistemi(...)». Bene: in questi anni, lo sostiene un altro professore, Paolo Pileri, che insegna Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, «nelle aree a pericolosità idraulica l’Emilia-Romagna vanta un vero e proprio record essendo la prima regione d’Italia per cementificazione in aree alluvionali, più di 78,6 ettari nelle aree a elevata pericolosità idraulica», spiega suAltreconomia. «Più di 501,9», aggiunge, «in quelle a media pericolosità, che è poi più della metà del consumo di suolo nazionale con quel grado di pericolosità idraulica: pazzesco», esclama Pileri.

 

 

 


La Schlein si era candidata in Regione con la lista “Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista e Progressista”. «Abbiamo fatto la segreteria (dem, ndr) per aggiornarci sulla situazione», informa Elly tramite Repubblica. «Quello che serve adesso è una filiera istituzionale». La linea emersa, raccontano diversi partecipanti, è quella di assicurare la massima disponibilità al governo per gli interventi finalizzati alla ricostruzione (e ci mancherebbe). Un disponibilità «vigile», però.
 

 

SOLO IDEOLOGIA

La traduzione è che dopo non aver fatto nulla, o comunque troppo poco per evitare il disastro, la Schlein è pronta ad addossare nuove colpe al governo. Vuole lavarsi la coscienza. Tweet della Schlein del 19 settembre scorso, 6 giorni prima delle elezioni politiche: «Siamo un Paese che spende per le emergenze 6 volte tanto quello che investe nella prevenzione. L’unica grande opera di cui l’Italia ha ora bisogno è un piano contro il dissesto idrogeologico». Riportiamo le risposte di un paio di utenti: «Peccato accorgersene solo ora dopo vent’anni al governo»; «Ma non ti vergogni?». Fazzini, responsabile della Società italiana di geologia ambientale citato prima, commenta: «Il nuovo governo sembra aver cambiato un po’ le cose, È stata fatta la rilettura del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, bloccato da sette anni». Negli ultimi 7 anni il Pd è quasi sempre stato al governo.
Ricordi, Elly?

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