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Alluvione, scarsa prevenzione: l'accusa che fa tremare il Pd

Simona Pletto
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Milioni di euro stanziati per finanziare decine di macro e micro interventi per il dissesto idrogeologico. Tanti investimenti annunciati ogni anno con fierezza dalla Regione Emilia Romagna ma che non sono riusciti ad evitare i recenti danni del maltempo. Pensate che solo per il quinquennio 2020-2025 la giunta Pd capitanata da Bonaccini ha previsto un miliardo di euro da spendere proprio per evitare le numerose frane cadute comunque sulle strade e per tenere puliti gli alvei dei fiumi poi tracimati o andati in rotta in queste ultime ore di maltempo. Nello specifico, nel dicembre 2022 sono stati stanziati annualmente 213 milioni di euro, due anni prima 750 milioni da spendere in un paio di anni. Insomma, premesso che la portata di questi eventi è stata eccezionale e che suggerisce di rivedere l’intera gestione della prevenzione per questo tipo di emergenze, resta un’amara certezza: i soldi sono stati previsti, eppure i fiumi e le montagne hanno fatto danni. Sempre in Emilia Romagna.

Prima nel Ravennate, con l’alluvione del 2 maggio che ha colpito in modo particolare Faenza, poi quella di martedì, che ha flagellato anche Forlì, Cesena, Ravenna di nuovo e il Bolognese. Con danni miliardari. E sul banco degli imputati, finita l’emergenza, è destinato a salire il governo regionale. Già finita nel mirino della Corte dei Conti.

 

 

 

DOVE SONO FINITI I SOLDI

Secondo una recente relazione, infatti, la Regione non avrebbe speso in tempo parecchi milioni perla manutenzione di tutta una serie di corsi d’acqua e fiumi. La giunta emiliano romagnola ha già replicato come quella somma fosse stata riottenuta e destinata alla navigabilità del bacino idrico ferrarese, ma la polemica è stata ripresa da Fratelli d’Italia, che ha poi attaccato presidente e- allora- vicepresidente di viale Aldo Moro, e cioè Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Tra i primi a parlare dalle sponde del partito di governo è Michele Barcaiuolo, coordinatore regionale Fdi e parlamentare. «Una giunta che piange miseria e reclama in ogni occasione interventi nazionali non è in grado poi di destinare le somme ricevute e, in conclusione, preferisce addossare le colpe del proprio immobilismo e della propria incapacità ad un neo governo che non fa altro che garantire aiuti ai cittadini».

 

 

Gli fa eco Marco Lisei, altro parlamentare Fdi ex consigliere regionale in Emilia Romagna, che ha presentato un’interrogazione sul caso per chiedere dove siano stati spesi i soldi stanziati per evitare di far finire sott’acqua intere città e paesi di collina, di mare e di montagna. E dopo aver premesso che «siamo ancora in piena emergenza e ora bisogna pensare a salvare vite», anticipa: «Verrà comunque anche il momento per capire perché sono avvenuti questi fatti». «È vero che il fenomeno piovoso è intenso, ma è anche vero che sulla manutenzione e la pulizia dei fiumi si è fatto poco». E conclude: «Molte casse di espansione non sono ultimate e sarebbero state utili. Insomma, bisognerà capire cosa non ha funzionato. Il fatto di aver avuto un fondo per il dissesto idrogeologico di oltre 8 miliardi e non averlo mai utilizzato è emblematico sulla scarsa attenzione che abbiamo avuto negli anni».

 

 

INCHIESTA

«Chiederemo una commissione di inchiesta» anticipa Emiliano Occhi, vice presidente della Commissione Ambiente all’Assemblea legislativa Emilia Romagna. «Ovvio che questo è stato un evento gigantesco e non previsto», sottolinea, «ma qualcosa non torna: i soldi vengono investiti ma le montagne franano». Tutto documentato. In queste ore fanno il giro del web le piene fotografate con numerosi tronchi di legno che otturano i passaggi. Perché non vengono puliti, secondo tanti cittadini. E in effetti, un paio di anni fa è esondato il fiume Reno provocando allagamenti alle zone limitrofe. Qui sono stati effettuati vari interventi per evitare la piena. Sarà un caso, ma gli argini del Reno questa volta hanno retto.

 

 

 


«C’è una pessima gestione della manutenzione dei fiumi», tuona Guglielmo Garagnani, presidente Confagricoltura Bologna. «E ci sono norme folli ambientaliste che non consentono di tenere puliti gli alvei. Il clima è cambiato, occorre capire che la sicurezza idraulica è una priorità, che bisogna mettere casse di espansione». E ancora: «Ma guardi, dove è straripato il Sillaro c’erano ovunque tane di animali. Scusate: ma cosa dobbiamo aspettarci di più eclatante di questa catastrofe per capire che certe politiche ambientaliste non sono più opportune? E che bisogna dire basta a criminalizzare e multare gli agricoltori che raccolgono legna dai fiumi?». «Alle promesse dovrebbero seguire i fatti», lamenta Jacopo Morrone, parlamentare della Lega, «non so quanti e quali risultati abbiano dato in Romagna gli investimenti annunciati dalla Regione. La congiuntura meteo che si è presentata ha evidenziato gravi carenze organizzative della Regione».

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