Cerca
Logo
Cerca
+

Ballottaggio, "cosa sarà decisivo": la profezia sul voto

Tommaso Montesano
  • a
  • a
  • a

Oggi pomeriggio saranno tutti e tre a Catania, in piazza dell’Università, per spingere la candidatura di Enrico Trantino, l’uomo sul quale punta il centrodestra per riconquistare la storica roccaforte siciliana dopo la parentesi del commissario. Ma Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani - il ministro degli Esteri in rappresentanza di Silvio Berlusconi domenica e lunedì prossimi allungheranno lo sguardo oltre la Sicilia. È vero che nell’isola, e in Sardegna, Regioni a statuto speciale, andrà in scena il primo turno delle elezioni comunali, ma per la coalizione la priorità è anche, e soprattutto, consolidare il buon risultato ottenuto nelle città dove si è votato a metà maggio. Tra poco meno di 48 ore circa 1,3 milioni di elettori saranno di nuovo chiamati alle urne per i ballottaggi. E l’attenzione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è tutta per Ancona, dove non a caso era intervenuta Meloni alla vigilia del primo voto.

 

 

 

La sfida di Ancona. «Un’attenzione particolare è rivolta al capoluogo della Regione Marche, dove per la prima volta il centrodestra ha l’occasione storica di conquistare la guida della città», ha detto Tajani dopo aver riunito lo stato maggiore del partito. La sfida è tra Daniele Silvetti, candidato del centrodestra, e Ida Simonella, che venerdì riceverà la visita di Elly Schlein, segretaria del Pd. Silvetti è in vantaggio: al primo turno ha incassato il 45,1% dei consensi contro il 41,2% di Simonella. Ed ha ottenuto l’appoggio di uno degli altri candidati, Marco Battino- alla guida della lista civica “Ripartiamo dai giovani” - che gli porterà in dote il 2,1% dei voti. Molto dipenderà, però, come per gli altri ballottaggi, da quanti elettori il centrodestra riuscirà a riportare ai seggi dopo il primo turno (quindici giorni fa la partecipazione al voto era stata del 59%).

Gli appelli. Per esorcizzare il tradizionale tallone d’Achille della coalizione, i leader hanno lanciato appelli alla mobilitazione. Prima ancora della riunione di dirigenti e coordinatori regionali con Tajani, era stato lo stesso Berlusconi, dalle pagine del Corriere della Sera, a rivolgersi agli elettori: «Andate a votare, perché senza il voto la democrazia muore e muore il futuro dell’Italia, delle vostre città, dei vostri figli». «L’obiettivo della Lega è di essere in doppia cifra», non è stato da meno Salvini pensando al sostegno dei suoi.

Il colpo a Brindisi. Il centrodestra sogna di espugnare anche il Comune pugliese. L’amministrazione uscente è targata centrosinistra, ma al primo turno Pino Marchionna, sostenuto dal centrodestra, è arrivato fino al 44%, lasciando lo sfidante Roberto Fusco al 33,3%. Particolare significativo: Fusco è sostenuto dall’alleanza tra Pd e M5s.

Il rischio di Vicenza. L’alta affluenza consentirebbe al centrodestra di guardare con più ottimismo alla sfida di Vicenza, dove la conferma del sindaco uscente, Francesco Rucco, è messa a rischio dallo sfidante Giacomo Possamai, che ha incassato il 44% dei voti anche grazie all’alleanza tra Pd e Terzo polo.

L’anomalia di Terni. Nel Comune umbro il primo turno ha mischiato le carte in tavola: a sfidare l’amministrazione - uscente - di centrodestra, che candida Orlando Masselli (35,8%), è l’imprenditore Stefano Bandecchi, patron della Ternana calcio e fondatore dell’università Niccolò Cusano, che con liste di ispirazione centrista ha raggiunto il 28,1%.

La beffa di Pisa. Solo una manciata di voti ha impedito al sindaco uscente, di centrodestra, Michele Conti di ottenere il bis già al primo turno. Conti si è fermato al 49,9% e adesso dovrà ricorrere al ballottaggio per avere la meglio su Paolo Martinelli, sostenuto da un centrosinistra “largo” (con Pd, M5s, Verdi e Sinistra italiana).

 

 

 

Thrilling a Siena. In Toscana il Pd smania di riprendersi la città delle contrade, dove l’amministrazione uscente è di centrodestra. Nicoletta Fabio, proposta da Fratelli d’Italia, al primo turno ha ottenuto il 30,5%. Poco di più della sfidante Anna Ferretti (22,6%). Basta questo, oltre alla tradizione “rossa” della città, a rendere incerta la sfida. A fare da ago della bilancia, con il 22,6%, Fabio Pacciani, sostenuto al primo turno da liste civiche. A lui, e ai voti dei suoi sostenitori, guardano le coalizioni.

Assedio a Massa. In quest’altro capoluogo toscano il Pd punta alla rivincita anche confidando nelle divisioni del centrodestra. Il sindaco uscente, Francesco Persiani (Lega), ha ottenuto il 35,4% e se la vedrà con il candidato del centrosinistra, Enzo Romolo Ricci (29,9%). Le incognite riguardano Marco Guidi, sostenuto da Fratelli d’Italia, che al primo turno ha toccato quota 20%, e il Terzo polo, che si è spaccato: Azione ha appoggiato Persiani, Italia viva, invece, Ricci.

Le partite siciliane. In contemporanea con i ballottaggi, si aprono le urne anche in Sicilia e Sardegna. Nel primo caso, si voterà in 128 Comuni, tra cui Catania, Trapani, Siracusa e Ragusa. La sfida più attesa come dimostra il comizio di Meloni, Salvini e Tajani - è quella di Catania. Trantino dovrà vedersela con Maurizio Caserta, sostenuto da Pd e M5s. Il centrodestra punta a vincere al primo turno, dove basterà raggiungere il 40% dei voti. Gli altri duelli da tenere d’occhio sono quelli di Ragusa, Siracusa e Trapani, dove sarà determinante il peso delle liste civiche. A Ragusa il sindaco uscente, Giuseppe Cassì, cerca il secondo mandato non più con Fratelli d’Italia, ma alla testa di liste civiche, mentre il centrodestra sostiene Giovanni Cultrera. A Siracusa, dove oggi ci sarà Giuseppe Conte, il primo cittadino uscente è il civico Francesco Italia. Stesso scenario a Trapani con Giacomo Tranchida, che però conta pure sul Pd.

La mappa sarda. Più contenuta, rispetto alla Sicilia, la tornata elettorale in Sardegna, dove i Comuni che andranno a votare sono 39. Solo due di questi superano i 15mila abitanti: Assemini (in provincia di Cagliari) e Iglesias (Sardegna meridionale). In entrambi i casi si sfidano tre candidati. Il centrodestra, in particolare, rischia di pagare care le divisioni a Iglesias. 

 

 

 

Dai blog