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Luigi Di Maio inviato Ue? Subito sfiduciato: chi invitano gli Emirati al suo posto

Fabio Rubini
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Quella di ieri non è stata una buona giornata per Luigi Di Maio. L’ex «miglior ministro degli esteri della storia» - tanto per citare Beppe Grillo - nel giro di poche ore si è preso un paio di sventole da far vacillare anche il più stoico degli incassatori. La prima gliel’ha rifilata Elon Musk, il patron di Twitter che ha chiuso il profilo social all’attuale rappresentante Ue nel Golfo Persico. Gigino voleva fare il fenomeno e presentarsi come si deve nelle sue nuove vesti diplomatiche. «Primo giorno in carica come rappresentante speciale per l’Ue nel Golfo - scrive Di Maio -. Sono pronto e pienamente impegnato con gli altri Stati membri, le istituzioni dell’Ue e ciascuno dei nostri partner nella regione. C’è così tanto in gioco e così tanto da fare, attraverso un dialogo sincero e di rispetto reciproco. Per la nostra sicurezza e prosperità condivise». Un tweet che il Nostro traduce in inglese, arabo e persiano. Peccato che quel profilo sia il secondo ufficiale di Di Maio, fatto che contravviene alle norme del social network. E infatti a poco meno di 24 ore dalla sua creazione, sulla pagina compare la scritta «Twitter sospende gli account che violano le regole di Twitter». Dal suo staff spiegano che «è solo un problema tecnico in fase di risoluzione», ma la figuraccia l’ennesima - ormai è servita.

 

 

 

MISSIONE COMPIUTA

Il peggio per Di Maio, però, doveva ancora arrivare. Già, perché ieri in occasione dei festeggiamenti per la Festa della Repubblica, negli Emirati al fianco del neo ambasciatore italiano Lorenzo Fanara non c’era Di Maio, bensì Andrea Di Giuseppe, unico parlamentare di Fdi eletto nelle circoscrizioni estere. L’esponente meloniano, che negli Emirati gode di credenziali invidiabili per le sue attività imprenditoriali, ha partecipato ufficialmente a un incontro con un componente della famiglia reale, anche per rinsaldare quel rapporto che si era riallacciato grazie a Giorgia Meloni, che scelse proprio il Golfo per il suo primo viaggio all’estero in qualità di premier.

Abbiamo raggiunto al telefono ad Abu Dhabi Di Giuseppe, che ci ha confermato la bontà della missione: «Ho avuto un colloquio molto positivo con Ali Rashid Al Nuaimi, Presidente del Comitato per gli Affari della Difesa, gli Affari Interni e gli Affari Esteri del Consiglio degli Emirati Arabi Uniti», il quale ha spiegato al nostro rappresentante che «l’Italia non solo è stata tolta dalla black list, ma è stata inserita tra i primi dieci Paesi al mondo coi quali gli Emirati faranno affari». Un fatto molto importante «anche perché gli Emirati possono fungere anche da hub per il resto del Medioriente e per l’Africa». Con Fanara, Di Giuseppe e Al Nuaimi c’era anche la parlamentare emiratina Meera Sulatan Al Suwaidi. In serata, invece, Di Giuseppe è stato ospite d’onore della celebrazione organizzata dall’ambasciata, durante la quale, tra gli altri, ha potuto incontrare un altro pezzo da novanta del governo, lo sceicco Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, ministro della Cultura e dello Sviluppo Sociale.

 

 

 

DISASTRI DIPLOMATICI

La serata aveva un titolo emblematico: “Nel segno dell’amicizia”. Un chiaro riferimento ai disastri diplomatici di Di Maio cui accennavamo all’inizio. Negli Emirati Arabi Uniti, infatti, non hanno per nulla dimenticato gli sgarri combinati da Gigino all’epoca del Conte-bis quando, per dare seguito alle follie grilline sulla politica estera, fece congelare la licenza perla fornitura agli Emirati Arabi Uniti di 20mila bombe di fabbricazione italiana e, fatto ancor più grave, bloccò l’invio di pezzi di ricambio- sempre prodotti in Italia- destinati alla pattuglia acrobatica degli Emirati. Due episodi che costarono all’Italia contratti per circa 4 miliardi di dollari all’anno e l’iscrizione del nostro Paese nella loro black-list. 

 

 

 

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