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Meloni tombale contro Elly Schlein: "Cosa non sa distinguere"

Antonio Rapisarda
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Dal dossier Corte dei Conti, affrontato sulla scia di Draghi, ai “conti” con Elly Schlein che non sa distinguere «dissenso da censura». Dai rapporti diplomatici con Macron a quelli profondi con la causa ucraina.

Dallo stop al reddito di cittadinanza «per riattivare l’ascensore sociale» agli obiettivi “patriottici” delle missioni all’estero. Un’intervista fiume, quella di Giorgia Meloni a Quarta Repubblica, nella quale la premier ha fatto il punto sui tanti temi all’ordine del giorno (oggi è attesa in Tunisia, perla delicata questione dello sblocco dei fondi del Fmi) senza tralasciare il lato umano di questi primi sette di mesi a Palazzo Chigi: «Sul piano dello stress – ha confidato nel faccia a faccia con Nicola Porro – 227 giorni al governo sono più di 10 anni all’opposizione...».

 

 

STRESS RECORD - Un’esperienza imponente, insomma, pure per una come lei, ben consapevole dei problemi che comporta lo stare al governo: «Una cosa che non avevo considerato», ad esempio, «è che praticamente tutto quello che accade nel mondo ti riguarda. L’imprevisto è la previsione più accurata che puoi fare». Eppure c’è un’assicurazione che lei stessa sente di poter dare per il futuro: «Mi do cinque annidi orizzonte». Questo grazie a una maggioranza solida: una «fortuna», riconosce, grazie alla quale è certa di poter fare scelte che magari nell’immediato comprimono il consenso «ma che, se ne sei convinto, sai anche che nella lunga distanza verranno lette per quello che erano».

Scelte giuste, per la premier, come quella sulla limitazione dei controlli della Corte dei Conti per far procedere più spedito il Pnrr. Anche davanti a questo, però, si è trovata l’alzata di scudi di Pd e 5 Stelle con l’immancabile accusa di «deriva autoritaria». «Ho capito che la sinistra è molto in difficoltà», la sua replica. «Segnalo sommessamente che quello che stiamo facendo in rapporto ai controlli sul Pnrr non è nulla di difforme da quello che ha fatto il precedente governo del quale loro facevano parte». Nessun bavaglio e nessuna modificata, insomma. Ma un sospetto sì: «Il punto è che c’è una deriva autoritaria, o che qualcuno che viene da destra e non da sinistra non può fare le stesse cose e non ha gli stessi diritti che avevano loro? Questo è un problema».

 

 

Un problema – con risvolti che sono giunti in questi giorni fino a Bruxelles – che proprio Pd & soci contribuiscono ad alimentare dato che «la sinistra dice che sei autoritario per qualsiasi cosa». Un atteggiamento che ha del grottesco, ha puntualizzato Meloni, nel momento in cui per questa «sei autoritario se Fazio decide di lasciare la Rai, se alla parata del 2 giugno i militari alzano la mano per salutare la tribuna come gli altri anni, che sei autoritario se ti lamenti che qualcuno abbia impedito al ministro Roccella di presentare al Salone del Libro un libro».

L’AFFONDO - Il riferimento diretto, qui, è alla nuova leader del Nazareno: «Quello che mi ha colpito – ha continuato la premier – è che Elly Schlein abbia detto che abbiamo un problema col dissenso: se il segretario del Pd, del secondo partito italiano, non distingue tra dissenso e censura allora abbiamo sì un problema». E siamo a due. Messi a posto gli avversari, spazio alle risposte sui temi sociali. Promessa mantenuta, poi, sull’abolizione reddito “grillino”: «Abbiamo distinto chi poteva lavorare da chi non poteva farlo», con la convinzione che «l’unico ascensore sociale vero che esiste al mondo è il lavoro». Ricco pure il capitolo esteri. Con Macron? «Ma certo che ci parliamo!», ha ribadito Giorgia per la quale i rapporti tra Italia e Francia «sono per forza di cose solidi». Sull’Ucraina Meloni è pronta a sfidare porzioni di consenso. Per un motivo su tutti: «Se dicessi il contrario per assecondare il senso comune, non assumendomi le responsabilità e domani mi ritrovassi una guerra più vicina a casa mia non avrei fatto gli interessi della mia Nazione». Un approccio che la presidente rivendica come cifra del suo mandato. «Io voglio un’Italia che cammina a testa alta». 

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