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Carlo Nordio, il colpo da maestro: "scissione"-Pd, come spacca in due il partito

Antonio Rapisarda
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Dietro la sigla Pd si svela sempre più un Partito “disorientato”. Dopo le lacerazioni interne cristallizzate dai dossier Ucraina e utero in affitto, l’ultimo caso di coscienza – come ha raccontato Fausto Carioti su Libero – è legato alla prima tranche della riforma della giustizia targata Nordio. Nello specifico, alla misura più importante licenziata dal Cdm: l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Decisione festeggiata da tutti i sindaci del Pd (inclusi il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, e il coordinatore Enti locali, Matteo Ricci) ma osteggiata da Elly Schlein e dalla sua segreteria che hanno preferito nascondersi dietro il paravento del “ce lo chiede l’Ue” invece che accogliere l’appello dei loro amministratori a non lasciare alla destra una battaglia «vinta», rappresentativa oltretutto della lotta decennale «dei primi cittadini d’Italia». Il problema per Elly & co è che non solo chi indossa la fascia tricolore è pronto ad applaudire la decisione contenuta nel ddl Nordio. La fronda nel Pd non solo monta ma si sta allargando fino a coinvolgere pezzi da 90 del partito i quali, come avviene ormai su tutti i principali temi, non hanno alcun problema a prendere apertamente posizione contro la leader.

 

 


BORDATE CAMPANE A piazzare l’elefante nella stanza ci ha pensato il presidente della Campania Vincenzo De Luca. «Sono dieci anni che mi batto contro il reato di abuso d'ufficio: credo che l'iniziativa assunta dal governo sia importante e positiva», ha affermato senza remore nella sua consueta diretta Facebook del venerdì. De Luca – che Schlein ha voluto incontrare pochi giorni fa ansiosa di non far precipitare i rapporti (e il pacchetto di consensi) con il potente governatore dopo aver declassato suo figlio nelle gerarchie interne – non si è limitato a complimentarsi con Nordio ma si è rivolto polemicamente ai suoi commilitoni: «Ho ascoltato invece esponenti del Pd, che sono per la loro storia politica esempi di trasformismo e opportunismo, dire altro». Incluso un “non identificato” fra i principali esponenti «del disastro elettorale del Pd, ora riciclato con la Schlein: parlava di giustizia con supponenza insopportabile». Qualcuno potrebbe dire: si tratta pur sempre dell’arcinemico della leader. Peccato per loro, però, che a prendere posizione contro questa (e l’Anm) sia arrivato pure l’altro governatore “forte” del Sud: quello della Puglia, Michele Emiliano, per il quale l’abuso d’ufficio «si può cambiare senza rischi per le indagini».

 

 

Anche fra i parlamentari c’è chi ha voluto parlare chiaro: Walter Verini. L’ex tesoriere, uno dei big dei dem dell’ultima stagione, da una parte ha perimetrato la portata del ddl giustizia («La montagna ha partorito il topolino»), dall’altro però ha riconosciuto senza giri di parole come «l’abuso d’ufficio è un problema importante: i nostri sindaci hanno ragione». Stesso discorso nei Consigli regionali: anche qui s’ode tuonare contro la rincorsa alla tesi grilline della segretaria. Per Eleonora Mattia, consigliere del Lazio, sul reato abolito dal ddl occorre essere obiettivi «e non ideologici»: ossia «saper riconoscere quegli istituti che, sul piano sostanziale, non sono più funzionali alla capacità della Pa di essere efficiente e rendere un buon servizio ai cittadini cui deve rispondere». Da Bruxelles, poi, è stato il turno di Elisabetta Gualmini: non nuova a bacchettate nei confronti della neosegretaria («Il Pd dice no a tutto», tuonava qualche giorno fa. «No al taglio del cuneo fiscale, no al premierato, che avevamo lanciato noi. E le nostre proposte non si capisce quali siano...»). L’europarlamentare ed ex assessore al Welfare dell’Emilia-Romagna lo ha fatto pure adesso, ribadendo il refrain sull’abuso d'ufficio: «Sono stati i sindaci del Pd e la presidenza dell’Anci a chiedere una profonda revisione. Il 98% delle indagini finisce in nulla. Ora che sia stato abolito non può essere contestato da noi. Nessuno ci capirebbe». Ad evidenziare l’ennesimo cortocircuito a sinistra ci ha pensato a sua volta il responsabile Enti locali di Fratelli d’Italia che ha chiesto a Schlein da che parte sta, se con i sindaci (suoi e non) o no: «La battaglia ha un perimetro largo, come dimostrano le dichiarazioni del presidente dell'Anci, Decaro, e di tanti sindaci dem», ha affermato il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi. Il Pd però «ancora una volta, non perde occasione per dimostrarsi distante dalla realtà dei territori, dalle sue donne e dai suoi uomini in prima linea nell'amministrazione pubblica. La riforma del reato di abuso d’ufficio, che più volte è stata ritoccata secondo interpretazioni blande e confuse, non era più derogabile».

 

 

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