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Giorgia Meloni, "5.300 italiani chiamati uno a uno": tentato golpe, il sangue freddo

Giorgia Meloni

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È una "situazione di allerta" quella in Russia, che come governo "abbiamo seguito con nervi saldi e sangue freddo. Un governo non deve farsi prendere dalle notizie che arrivano dai territori", ma seguire quello che accade "con grande attenzione", ha spiegato il vice premier e capo della Farnesina Antonio Tajani intervistato domenica 25 giugno da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più: "C’è stata preoccupazione, ma nei momenti di difficoltà chi ha la guida di un Paese deve avere sangue freddo. Ieri abbiamo lavorato con grande determinazione senza agitarsi". "Non c’è mai stato pericolo per i nostri concittadini, non ce n’è nemmeno in questo momento, ma quando c’è caos serve prudenza", ha ribadito il ministro degli Esteri che ha aggiunto che i 5.300 connazionali che vivono in Russia "sono stati tutti contattati dall’unità di crisi del ministero" e dall’ambasciata. "Abbiamo invitato tutti alla prudenza. Non c’è mai stato pericolo per i nostri concittadini come non c’è pericolo in questo momento", "il numero di emergenza dell’unità di crisi ha ricevuto una serie di telefonate alle quali abbiano dato risposte tranquillizzanti".

 


Quindi, ha proseguito Tajani: "È importante ribadire che noi non intendiamo interferire con le vicende russe e non siamo in guerra con loro ma sosteniamo l’Ucraina e lavoriamo per la pace. Qualche problema serio nel mondo militare della Russia tuttavia c’è. Se una legione straniera si ribella e abbandona il campo di battaglia diventa più difficile per l’esercito russo restare sul campo, è chiaro che Putin è più debole nel conflitto con Kiev. Ci auguriamo che questo spinga i russi a fare marcia indietro in Ucraina e che si possa aprire un processo di pace". "Le prossime ore saranno decisive", ha concluso il vicepremier. "La Russia militarmente si è indebolita in Ucraina, ci auguriamo che questo possa convincere Mosca a fare marcia indietro".

 

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