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Leonardo La Russa insultato da Repubblica: "Paffuto, impacciato. E quel fisico..."

Ignazio Stagno
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“Chi sa cos’è il body shaming alzi la mano”. Così Repubblica ci spiegava la derisione dell’aspetto fisico altrui a giugno del 2020. Sono passati fiumi di inchiostro da parte del quotidiano progressista in tutti questi anni che hanno (giustamente) sottolineato l’importanza di mettere un freno al body shaming capace di provocare ansia e stress nelle vittime, come ha rivelato uno studio canadese. 

Ma a quanto pare la regola non vale se di mezzo c’è il figlio di Ignazio La Russa, Leonardo Apache. Paolo Berizzi, suRepubblica, lo presenta così: «La storia di “Larus”, come si fa chiamare Leonardo Apache da quando ha iniziato a rappare, è quella di un adolescente paffuto e un po’ impacciato; non uno con il fisico del ruolo, diciamo». Commenti e opinioni sull’aspetto fisico di questo 19enne, finito sui giornali per una accusa di stupro, che sconfessano tutte le battaglie di Repubblica contro il body shaming. Ma su questo filone dell’insulto che vale solo se nel mirino c’è qualcuno di destra o figlio di un esponente conservatore, bisogna anche registrare le parole di Natalia Aspesi che ha così parlato del presidente del Senato mentre si indignava per le parole di Ignazio La Russa sulla presunta vittima dello stupro del figlio: «Signora Meloni c’era davvero bisogno che mettesse sulla poltrona della seconda carica dello Stato un uomo con una voce da far paura e con pochi capelli sempre unti e spettinati», spiega la penna di Repubblica. Ma non chiamatelo body shaming.

 

E l’insulto, il dileggio sul fisico dell’avversario politico è abbastanza frequentato dalle parti progressiste. Basti pensare alle parole usate per attaccare l’ex ministro (oggi presidente del Cnel) Renato Brunetta: “Energumeno tascabile” per Massimo D’Alema, “mini-ministro” per Furio Colombo, “una seggiola” per Dario Fo, “sua altezza” per Marco Travaglio. E che dire poi degli attacchi reiterati al Cavaliere. Bersaglio preferito soprattutto da Beppe Grillo che lo definì uno “psiconano”. E Giuliano Ferrara? Sempre da Grillo venne etichettato come un «container di merda liquida». E ora gli eredi di Beppe, con la pochette, stringono accordi con la sinistra che si è sempre intestata il rispetto verso l’avversario e quel bon ton delle parole che resta solo teoria sugli scaffali. Inutile poi ricordare quante volte sia stata offesa e insultata Giorgia Meloni per la sua voce: «Urla come una pescivendola», disse Mr.
Alan Friedman. Ma negli anni passati a finire nel mirino dei maestrini di sinistra fu anche Mara Carfagna, insultata (un paradosso) per la sua bellezza. L’attore Neri Marcorè, a Ballarò scivolò su una pietosa gaffe: «Meno male che c’è la Carfagna, che qualcosa ci tira su». E lei diede una lezione a tutti, presente in studio chiese e ottenne le scuse dell’attore e anche del conduttore Giovanni Floris. Insomma chi dà lezioni su come bandire il body shaming alla fine è il primo a sferrare colpi bassi. Chissà seRepubblicaporgerà mai le sue scuse al giovane La Russa. Staremo a vedere. Intanto magari torna utile ricordare quanto spiegava proprio il quotidiano diretto da Maurizio Molinari qualche tempo fa: «Depressione, disturbi dell’alimentazione e autolesionismo possono colpire chi è ferito nella propria immagine, ma lo stress che ne deriva può portare a un incremento cronico della produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, con conseguente aumento del rischio di disturbi cardiovascolari e metabolici».Memoria corta? O forse quando l'obiettivo è ghiotto le valvole dell'odio si aprono senza freni? Il dubbio resta. 

 

 

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