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Gianni Alemanno, il Forum per l'Indipendenza italiana e il ritorno della Destra sociale

Gianluca Mazzini
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 Il Forum per l’Indipendenza Italiana che si è svolto nello scorso fine settimana a Orvieto organizzato da Gianni Alemanno, già esponente della destra sociale dai tempi del Movimento sociale italiano, merita attenzione. Per due ragioni. Il livello degli interventi e il peso politico che può avere ancor oggi la destra sociale, figlia di un’antica tradizione che ha sempre accompagnato la storia missina.

Al convegno hanno partecipato personalità di destra ma non solo. Nell’elenco gli studiosi Franco Cardini, Ugo Mattei, Hanieh Tarkian, Andrea Zhok, i generali Marco Bertolini (ex comandante della Brigata Folgore) e Leonardi Tricarico (già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica), il filosofo Diego Fusaro, gli eurodeputati Antonio Rinaldi e Marco Zanni, il senatore Pillon, il sottosegretario Sgarbi e molti altri. Insieme a loro anche una trentina di associazioni e movimenti politici. La stampa ha parlato di una convention come premessa del possibile lancio di un partito che si andrebbe a collocare a destra della Meloni in vista delle prossime elezioni europee (obiettivo il 4%). In verità il progetto sembra più ambizioso.

Ha spiegato Gianni Alemanno: «Vogliamo aiutare il governo Meloni a superare se stesso e i limiti che si sono visti in questi mesi facendo da pungolo perché ci sia più sovranità per l’Italia, più attenzione al sociale, maggior capacità di portare più avanti la nostra Nazione. Siamo di destra e tifiamo comunque per questo governo, sicuramente preferibile a uno tecnico o di sinistra». Molte però le critiche dei relatori sulle politiche governative: dal posizionamento acritico dalla parte degli americani nella guerra in Ucraina, alle sanzioni alla Russia che penalizzano le nostre imprese, passando per la posizione ambigua dell’esecutivo con la Cina. Nel mirino anche l’autonomia differenziata così come le resistenze al salario minimo. L’esempio più citato alla convention è stato quello dell’Ungheria di Orban. Nazione che fa parte dell’Unione Europea e della Nato ma in grado di farsi valere a livello internazionale permettendosi posizioni critiche nei confronti di Bruxelles come di Washington.

 

IL MANIFESTO
«Abbiamo fatto questo convegno» aggiunge Alemanno «per proporre le nostre idee e lanciare un manifesto che sarà un appello a Giorgia Meloni per cambiare linea politica, ma se le nostre idee non dovessero essere accettate non escludiamo di creare un nostro movimento. O le nostre idee vengono fatte proprie da Fratelli d’Italia o le faremo sentire noi all’esterno». Anche se l’ex sindaco di Roma spiega che le elezioni sono l’ultimo dei problemi il monito agli antichi amici di Fratelli è chiaro: una forza populista può nascere anche a destra della destra meloniana. Si tratta di un’ipotesi che il Presidente del Consiglio non deve trascurare e il tragico errore di Gianfranco Fini nel 1995 può esserle d’aiuto. Quando a Fiuggi fu sciolto l’Msi e nacque Alleanza Nazionale, Pino Rauti non aderì e fondò il Movimento Fiamma Tricolore. Alle elezioni del 1996 i rautiani raccolsero quasi un milione di voti. Un risultato imprevisto ma sufficiente per far perdere le elezioni al centrodestra e mandare al governo l’Ulivo di Prodi. Un rischio oggi remoto ma gli imbarazzi dell’esecutivo possono alimentare una nuova fiammata populista a destra. 

 

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