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Schlein e Conte, carte false e bufale un tanto al chilo

Alessandro Sallusti
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Con squilli di tromba è stato annunciato come fatto epocale che la raccolta firme promossa da Pd e Cinque Stelle a favore della loro proposta di reddito minimo ha superato le duecentomila adesioni. Bene, parliamo dello 0,4 degli aventi diritto al voto e dello 0,2 dei votanti, insomma una piccola goccia nel grande mare delle libere opinioni. Ma fin qui sarebbe un fatto politico legittimo, legittimo se parlassimo di una cosa seria. Ma non è così: ieri abbiamo sottoscritto la petizione anche noi di Libero votando decine di volte dallo stesso computer, usando la stessa email e dichiarandoci di volta in volta Bin Laden, Ho Chi Minh, Mao Tse-tung, Attila Flagello di Dio, Paperino, Ape Maia, Don Matteo, Padre Ralph e pure Sbirulino.

 

 

 

Ovviamente abbiamo ricevuto a ogni click conferma della validità del voto. Insomma, come tutte le cose messe in campo dal duo formato da Elly Schlein e Giuseppe Conte veicolate a tutta pagina dal Fatto Quotidiano parliamo di una bufala colossale. Non c’è nessun tipo di certificazione delle sottoscrizioni sbandierate con grande enfasi. In altre parole non c’è in corso nessuna rivolta contro il governo né mobilitazione delle masse al fianco del duo più incredibile e inaffidabile che la sinistra sia riuscita a mettere in campo nella sua non breve storia. Ma c’è di più. Sempre ieri è partita l’ennesima campagna contro il governo perché un benzinaio sull’autostrada dei Laghi, la Milano-Como-Varese, stava vendendo la benzina a 2,7 euro al litro. Fateci capire: che c’entra il governo con i colpi di sole di un benzinaio?

 

 

 

Sarebbe come dare la colpa all’amministratore delegato di una banca se un cassiere ruba. Di più, perché in quel caso si tratterebbe comunque di dipendente mentre non risulta che i benzinai siano lavoratori pubblici e quindi soggetti al controllo del governo. Insomma, va bene il detto “piove governo ladro”, ma almeno che piova davvero, altrimenti se sta splendendo il sole è tutto un abbaiare alla Luna, un lamentarsi inutilmente, un imprecare invano, perdere tempo, un arrabbiarsi contro qualcuno che non ha alcuna colpa. Già, ma perché ciò accada ci vorrebbe un minimo di correttezza e di senso del ridicolo che queste opposizioni proprio non conoscono.

 

 

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