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Mani Pulite, perché salvò i comunisti: le rivelazioni che lo confermano

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Fabrizio Cicchitto*
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Caro Direttore, sappiamo bene che c’è il rischio di essere ripetitivi quando si parla di ciò che è avvenuto negli anni 1992-‘94 durante le vicende andate sotto il nome di Mani Pulite e Tangentopoli. Però vale la pena tornarci sopra quando emergono nuovi elementi e quando risultano ancora più evidenti le conseguenze di quell’autentico colpo di mano sul sistema politico italiano. Come Lei ben sa, il sistema di Tangentopoli coinvolgeva tutte le forze politiche e tutti i grandi gruppi finanziari privati e pubblici. Invece Mani Pulite usò due pesi e due misure: Craxi, tutto il Psi, l’area di centrodestra della Dc, i partiti laici furono rasi al suolo, gli stessi miglioristi del Pci-Pds furono duramente colpiti mentre i ristretti gruppi dirigenti del Pds e della sinistra Dc furono salvati. Lei si ricorderà anche che proprio a proposito del Pci, Di Pietro, anche in un suo libro-intervista disse che era arrivato ai “piani alti” di Via delle Botteghe Oscure perche aveva ricostruito tutti i passaggi - da Sama a Cusani a Gardini - per uma tangente da 1 miliardo contenuta in una valigetta portata dallo stesso Gardini a Via delle Botteghe Oscure in un incontro con i massimi dirigenti del Pds.

A quel punto, però, Di Pietro diventava garantista: siccome la responsabilità penale è personale, noi inquirenti non siamo mai riusciti a sapere con certezza a chi quella valigetta fu consegnata. Non potevamo certo mandare un avviso di garanzia al “signor Pci”. Poi, in effetti, lo stesso processo per la Tangente Enimont ebbe un andamento del tutto singolare: esso, anche sulla base di una scelta nettissima del Presidente del Tribunale Tarantola doveva essere dedicato a mettere alla gogna i segretari dei partiti di governo (Forlani, Altissimo, Giorgio La Malfa, non Craxi che aveva fatto prima un singolare patto di non aggressione con Di Pietro). Il Presidente del Tribunale fu così rigoroso nel fare rispettare questa intenzione che respinse la richiesta dell’avvocato Spazzali, il difensore di Sergio Cusani, di chiamare come testimoni Occhetto e D’Alema. Per parte sua, poi, lo stesso Cusani ha certamente acquisito sul campo il diritto di avere almeno la tessera numero 3 del Pds (Carlo De Benedetti si è assicurato la n.1) perché a fronte degli 8 anni a cui fu condannato osservò un rigoroso silenzio su tutto quello che sapeva a proposito dei destinatari della valigetta.

Siccome però in questi mesi c’è stato un ritorno di fiamma nell’interesse anche editoriale nei confronti della figura di Gardini a sua volta Sama, finora del tutto silenzioso, ha reso una bella intervista al supplemento del Corriere della Sera. Sotto molti aspetti quella intervista è una rivelazione perché mette in evidenza che il personaggio ha uno spessore rilevante ma è significativa anche per ciò che riguarda la destinzione reale della famosa valigetta. Dice Sama nella intervista: «Io ricordo la famosa cena all hotel Hasler di Roma con i vertici del Pci per discutere il tema della defiscalizzazione degli apporti Montedison in Enimont. Avevamo avuto vari incontri con Andreotti, De Mita e gli altri. E a quella cena Raul e io incontrammo Occhetto e D’Alema. Era finalizzata a verificare che il Partito mantenesse l’impegno di trasformare il decreto in legge e che la defiscalizzazione ne facesse parte integrante».

Domanda: D’Alema disse che in realtà la cena fu un caffè e che non si parlò di soldi Sama: «Bertini raccontò che ha dato 1 miliardo di lire, consegnati da Gardini stesso a Botteghe Oscure lo non so a chi li abbia poi portati ma certamente durante la cena emerse che se c’era un contributo da dare, Raul non si sarebbe sottratto». Domanda: la cena all’Hasler era propedeutica alla Tangente? Sama: «Uno più uno fa due. Questa operazione fu condotta personalmente da Gardini. A fare da tramite era stato il manager Panzavolta che aveva rapporti con quel partito». Quindi quello che dice Sama è inequivocabile. Mi consenta, però, caro direttore una conclusione finale.

Dal ’94 ai giorni nostri sempre il centrodestra, anche nelle sue mutazioni interne, ha avuto la maggioranza. Quando il centrodestra ha perso, ciò è avvenuto sempre per sue interne contraddizioni. Anche adesso il Pd è in un mare di guai essendo in minoranza. Qual è la ragione di fondo di questa persistente condizione minoritaria della sinistra? È presto detto: al campo della sinistra è venuto meno quel 10-15 per cento costituito dal Psi e dall’area socialista. Il Pds, d’intesa con i pm di Milano e il famoso circo mediatico hanno distrutto il Psi, tradizionale partito di sinistra. Di conseguenza i socialisti o si sono dispersi in molteplici direzioni, o per vendetta votano il centrodestra, ma quasi nessuno per il Pd, per il quale quindi vale il motto «chi è causa del suo mal pianga se stesso».

*Presidente di ReL Riformismo e Libertà

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