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Pigi Battista, "Meloni fa bene a non rispondere". Colpo di grazia al Pd

Annalisa Chirico
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«In Italia il pericolo non è il fascismo ma il presentismo», inizia così la conversazione con Pierluigi Battista, scrittore e giornalista, liberale a ventiquattro carati, in libreria con I miei eroi (La nave di Teseo, 133 pag.). «Il presentismo – ci dice Battista, oggi firma di Huffington Post Italia - è il mito del fascismo eterno, una cancel culture perpetua. $ il feticcio ideologico per cui Meloni pronuncia parole inequivocabili in occasione del 25 aprile ma per la sinistra è una fascista, Ignazio La Russa visita lo Yad Vashem di Gerusalemme con la kippah in testa ma per loro è un fascista. Trovo singolare poi che l’esame di maturità permanente valga soltanto per la destra».

E la sinistra?
«La sinistra applica una specie di “sovranismo storiografico”: se la cavano dicendo che il ruolo dei comunisti italiani è stato diverso da quello dei fascisti. La verità è che in Italia il Pci non si è macchiato di crimini orrendi perché non è mai stato al potere. Ovunque abbia governato, il comunismo ha abolito la libertà: in Cina come in Romania, persino nella eretica Jugoslavia di Tito. Eppure oggi l’esperienza comunista viene addirittura rivendicata, come se si fosse persa traccia della ragione profonda che, all’indomani del crollo del muro di Berlino e della fine dell’Urss, portò al passaggio dal Pci al Pds. Io dico che è assurdo riaprire il processo al comunismo, ma questo vale anche per il fascismo. Un’epoca si è chiusa».
Lo spettro del fascismo insegue anche Giorgia Meloni che per ragioni anzitutto anagrafiche con il fascismo non ha nulla a che spartire. 
«Meloni fa bene a non rispondere, si sottrae a polemiche inutili. Il 25 aprile il premier deve recarsi all’Altare della Patria, esattamente come ha fatto. Le critiche ci saranno sempre, ogni anno, pure in occasione del 2 agosto. Ma domando: che cosa Meloni dovrebbe dire più di quanto ha detto? Già le tesi di Fiuggi, che portarono alla fondazione di An, contenevano non solo il ripudio del fascismo ma anche un passaggio non marginale: l’antifascismo veniva espressamente indicato come elemento fondamentale per il ritorno della democrazia».

 

 


 

 

Fdi farebbe bene ad eliminare la fiamma dal simbolo? 
«No, io sono per non togliere ma per aggiungere. Le garantisco poi che le polemiche non si placherebbero, la commissione giudicatrice continuerebbe a muovere le sue critiche. Suggerirei piuttosto di curare con maggiore attenzione i rapporti con la comunità ebraica: persone che vergano testi vergognosi come quelli di De Angelis (Marcello, ndr) non andrebbero promosse di ruolo, diciamo così».
L’antisemitismo è un problema più a destra o a sinistra? 
«L’antisemitismo che si camuffa sotto le vesti dell’antisionismo, prevalentemente a sinistra, è più pericoloso proprio perché si camuffa».
Lei ha detto che Giorgia Meloni è l’erede di Silvio Berlusconi.
«Meloni si è guadagnata la leadership sul campo, democraticamente. Non è stata cooptata, come spesso accade alle donne. Ha portato il suo partito dal 4 a quasi il 30 per cento, oggi è la leader del centrodestra, la vera erede di Berlusconi. Potrebbe avere un orizzonte lungo, anche di dieci anni, se non commette errori. La sfida che vedo è quella di allargare il partito, aprirlo a chi non viene dalla storia post fascista e a chi non è alla ricerca di una identità ideologica. Ci sono milioni di italiani disposti a votare Meloni, senza ostilità preconcetta, ma a loro interessa come Meloni governa. Bisogna andare oltre la sezione di Colle Oppio».

 

 

 

 

Su Libero Antonio Polito ha parlato di una “componente rivendicazionista” nella destra italiana.  
«Concordo. C’è un gruppo dirigente, dentro Fdi, che nel lessico e nei comportamenti porta il peso dell’eredità missina, come quando il partito contava pochi punti percentuali. Con le gaffes e le parole fuori luogo questi dirigenti complicano il lavoro di Meloni, la danneggiano».
Pure l’opposizione ci mette del suo...
«La sinistra Schlein è francamente inadeguata. Il Pd è diventato un’articolazione dei 5Stelle. Elly Schlein ha mutuato lessico e battaglie dei grillini: il salario minimo, il reddito di cittadinanza, l’ambiguità verso la Nato e la guerra in Ucraina, le tentazioni di un referendum sul Jobs Act. Rispetto ai 5Stelle, lei ci infila un’enfasi antifascista e una forte caratterizzazione sui temi lgbt. Trovo poi fantastico che la leader della sinistra non manchi mai alle manifestazioni degli altri: dei Landini, dei Conte. Lei ci va sempre. E poi c’è questa reazione bellissima dei sindaci di sinistra che sono accoglienti con le città degli altri. Vogliono accogliere frotte di migranti purché vadano nei comuni amministrati dalla destra».
Tornando al governo, si parla di riforme istituzionali e di premierato.
«Alla gente importa poco di queste cose, suggerirei di evitare un referendum che si trasformerebbe in un voto pro o contro Meloni, a Renzi non ha portato bene. Un conto è la suggestione presidenzialista, un conto è un aggiustamento procedurale per un premier un po’ più forte. La stabilità non la danno le leggi elettorali ma il consenso elettorale. Questo governo ha voti sufficienti per avere una maggioranza stabile e duratura».
A meno che non commetta errori.
«Meloni è stata bravissima a costruirsi una credibilità internazionale confermando la collocazione dell’Italia in Europa e nel Patto atlantico. Mi preoccupa l’elemento securitario che sconfina nella negazione del garantismo, presente tanto in Fdi che nella Lega. Basta osservare il vuoto che hanno creato intorno al ministro Nordio. Non condivido l’esaltazione del “carcere duro”: la galera è la sanzione in sé, non serve evocarne la du Battista rezza».
Lei è per abolire il 41bis?
«Certo, io sono contro ogni forma di tortura».


 

 

Nel suo ultimo saggio, “I miei eroi”, lei si sofferma su tre autori: Hannah Arendt, Albert Camus e George Orwell.
«Sono le tre figure intellettuali del Novecento che mi hanno liberato dalla prigione ideologica nella quale stagnavo. La loro opera è accomunata dalla strenua difesa di una cultura antitotalitaria, cosa che manca all’antifascismo tradizionale. Mentre la stragrande maggioranza degli intellettuali veniva sedotta dal totalitarismo fascista, nazista e comunista, loro non hanno mai abdicato alla difesa della libertà».
Come se la passa la libertà in Occidente?
«Malissimo. C’è il pericolo che si saldi un’alleanza delle autocrazie, per questo è necessario sconfiggere tutti i progetti putiniani. In Ucraina si combatte una battaglia fondamentale per il futuro prossimo: vogliamo finire sotto il tallone dell’autocrazia russa, cinese, araba, o preferiamo vivere in una democrazia europea ancorata a una concezione liberale e atlantica della storia?».
Geopolitica a parte, la libertà di espressione in Occidente sembra in crisi.
«Non c’è dubbio, la libertà di parola vive uno dei momenti più drammatici. Il wokismo si è trasformato in censura e autocensura. Conosco professori universitari che misurano le parole con il bilancino perché temono di cadere nella rete dei novelli censori. La cosiddetta “cancel culture” vuole cancellare la storia. Che si censurino Omero e Shakespeare, di mostra che siamo alle prese con un fanatismo spaventoso, sorto in America e diffuso ormai anche da noi».
L’autrice di Harry Potter J.K. Rowling è da anni bersaglio di boicottaggi e molestie online, accusata di transfobia per le sue idee sull’identità di genere e i diritti delle donne.
«Rowling difende l’idea che esistano le donne. Lei non vuole discriminare i trans ma contesta la tesi secondo la quale il genere sarebbe soltanto una percezione. Il fatto è che ormai esistono intere categorie su cui proferire anche solo una parola può esporti a condanne implacabili. Se non la pensi come loro, diventi una persona da linciare».
Ha visto il video dell’imam che in Inghilterra fornisce istruzioni su come lapidare un’adultera?
«Ho provato orrore. Mi ha colpito poi un dettaglio: la vittima va coperta nelle parti intime, spiega l’imam, anche nel momento estremo dell’uccisione mediante il lancio di pietre. Il senso del pudore va salvaguardato fino all’ultimo. Le donne non vengono solo cancellate dal linguaggio ma sono spaventosamente oppresse in moltissime parti del mondo, su questo c’è un silenzio assordante».
Lei è a favore dell’utero in affitto?
«Sono totalmente contrario. $ la mercificazione del corpo di donne povere. Stupisce che la sinistra non abbia alcuna sensibilità su questo».
È giusto che degli atleti, trasformatisi in donne a seguito di terapie ormonali e interventi chirurgici, gareggino con le donne-nate-donne?
«E' un controsenso assoluto. Io sto con la tennista Navratilova (Martina, ndr), una campionessa delle libertà civili. Ha fatto coming out, è lesbica, e ha detto chiaramente che competere con chi è nato uomo non è giusto».
Navratilova ha definito i trans “atleti maschi falliti”.
«Esatto. Le pare normale che per questo sia considerata transfobica?».
I gay hanno abbastanza diritti in Italia?
«No, io sono favorevole alle adozioni gay. Meglio crescere con due papà che in un orfanotrofio. Brindo però perché la legge Zan sembra definitivamente archiviata: è una legge bavaglio volta unicamente a cancellare il pensiero divergente e a introdurre il gender nelle scuole».

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