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FdI, Rampelli smaschera la sinistra: "Ogni giorno esce il mio nome..."

Fabio Rampelli

Antonio Castro
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Non c’è alcuna corrente e opposizione interna dentro Fratelli d’Italia. È stanco di dover smentire, precisare, puntualizzare un supposto ruolo di oppositore il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli. E così l’esponente storico della destra romana - parlando con i giornalisti a margine dei lavori all’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia - torna a ribadire: «Ogni giorno esce il mio nome sui giornali come presunto oppositore del partito che ho fondato, per cui c’è probabilmente un problema idiomatico nel circuito mediatico», ironizza.

 

 

Salvo ribadire, per chi se ne fosse dimenticato, che «non sono e non sono mai stato nient’altro che il fondatore di Fratelli d’Italia e questo mi appaga». E «siccome il circuito mediatico mi ha attribuito un ruolo che non ho e non ho mai avuto e non voglio avere, ho ritenuto che fosse opportuno precisare che questo ruolo non ce l’ho e non lo avrò», ha proseguito Rampelli, sottolineando di essere «perfettamente in sintonia con il governo e orgoglioso di come si sta muovendo sulla politica internazionale, sulla politica migratoria, sulle politiche per la sicurezza ed economiche, sul sistema di alleanze, per cui non c’è nessun oggetto del contendere». Le dinamiche interne a Fratelli d’Italia probabilmente torneranno in primo piano dopo la tornata elettorale delle europee di giugno 2024. 

 

 

Bisognerà vedere i numeri, i voti e le eventuali alleanze per definire gli equilibri. Non a caso è la stessa premier e presidente di FdI, Giorgia Meloni, a puntualizzare che «fare il congresso prima delle elezioni europee sarebbe un errore. Lo faremo dopo come è previsto». Nella replica al termine degli interventi nell’Assemblea nazionale del partito che si è tenuta in un centro congressi a pochi passi da piazza di Spagna, a Roma, Meloni si lascia andare «Mi mancate, grazie per questa bella mattinata», ha concluso salutando i compagni di partito. Dinamiche interne da bilanciare. Il capogruppo al Senato, Lucio Malan, spiega, al termine dei lavori , che la premier si è soffermata anche sulla rinuncia di Ignazio La Russa a presiedere l’assemblea. «Meloni ha detto che non era necessario perché abbiamo assistito in passato a presidenti di Camera e Senato che presentavano simboli di partito. Quindi», ha detto, «è stata una sua scelta ma non era necessaria», ha puntualizzato di Malan. A presiedere i lavori è stato infatti delegato o Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione. A giugno prossimo, quindi, si valuterà come organizzare il Congresso di partito. 

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