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Matteo Salvini: "Stiamo cambiando l'Italia, governeremo 10 anni"

Mario Sechi
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FrecciarossaRoma-Milano, siamo partiti dalla stazione Termini alle 10.20. «È in orario», dice Matteo Salvini, sorride, volta lo sguardo sul paesaggio, è «il corpo che cambia» dell’Italia sui binari e a differenza del testo della canzone dei Litfiba, abbiamo entrambi il biglietto e anche una direzione, Pontida. Il leader della Lega fa liste, prende appunti, scandiscele parole conle pupille: «Stomettendo insieme i punti della giornata». Io ho radunato un po’ di domande sul mio taccuino, il genere è quello metallaro dell’intervista sulla strada ferrata, la locomotiva non è quella di Francesco Guccini.

 

 

 

Ministro Salvini, perché Pontida?
«Perché la politica è fatta di numeri, progetti, decreti, codici, ma è anche cuore, emozione, passione e partecipazione e Pontida è da sempre perla Lega il momento del ritrovo e dell’amicizia. C’è gente che magari fa il sindaco, l’imprenditore o lo studente che viene una volta all’anno a Pontida per parlare. È un evento pre-politico, non è un comizio».

Vedo che sta preparando la scaletta, anzi la vera e propria organizzazione della giornata. In questi momenti cosa pensa? Qual è l’obiettivo?
«Mi metto nei panni più che della politica, che domani sarà presente, delle persone sul prato. Non tanto i giornalisti, che poi scrivono quello che ritengono, non i colleghi parlamentari, mi metto nei panni di che cosa porta a casa il padre di famiglia che starà lì tre ore; cerco di dare un percorso per i prossimi 10 anni che porti speranze e progetti, scrivo quello che vorrei capire io nella veste di un semplice cittadino».

Per il segretario della Lega è l’appuntamento più importante?
«In questi anni ho avuto la fortuna, in Italia e all’estero, di partecipare a grandi eventi, ma a Pontida ci sono da stasera alcune migliaia di persone che si ritrovano, è l’appuntamento del popolo».

La sua prima volta a Pontida?
«Potrebbe essere il 1992, non sono partito subito».

Nel 1992 lei era giovanissimo.
«Avevo 18/19 anni, ma Pontida nasce prima e ho sempre un bel ricordo. Da allora sono riuscito a farle tutte, ricordo quelle con gli stivali di gomma, il fango che arrivava alle caviglie».

Sono trascorsi trent’anni, lei è al governo.
«C’è una maggiore responsabilità, quando fai Pontida dall’opposizione puoi permetterti di commentare quello che non va, quando fai Pontida con 5 ministri, 6 governatori e 700 sindaci devi raccontare quello che stai facendo, ma soprattutto quello che hai in testa di fare. Quindi il discorso che sto preparando è un intervento- a livello italiano - di assoluta unità e compattezza, perché sui giornali si legge di contrasti che non ci sono, siamo tutti ugualmente responsabili di quello che sta accadendo, quando ci sono vittorie e quando ci sono problemi. E naturalmente sto preparando un percorso sul tema dell’Europa, che è centrale, per questo ho invitato Marine Le Pen».

La presenza di Le Pen altrimenti non avrebbe avuto senso.
«Il tema europeo è centrale, sto mettendo giù la scaletta: lavoro, ambiente, scuola, tasse, giustizia, immigrazione. Sono tutti temi su cui l’Europa può aiutarti o può metterti in difficoltà e quindi cambiare l’Europa sarà l’obiettivo di questa e delle prossime iniziative della Lega».

Non fuori, ma dentro per cambiarla. Evoluzione?
«Sì, evoluzione. Ma io ricordo che in una delle prime Pontida, sto parlando di metà anni ’90, una vita fa, c’era un manifesto della Lega e un adesivo che ho ancora a casa, sull’Europa dei popoli. Allora l’Europa non era di moda, era lontana, non invasiva come oggi. Ecco, l’Europa dei popoli e delle nazioni è assolutamente attuale».

Come cambiarla?
«Io non penso che De Gasperi pensasse alle auto elettriche o alle bistecche sintetiche. Noi abbiamo un’idea di Europa totalmente diversa da quella a guida socialista».

Esiste ancora la questione settentrionale?
«Esistono problemi irrisolti da Bolzano a Lampedusa. E non cito a caso Bolzano e Lampedusa: a Bolzano c’è il tema del tunnel del Brennero bloccato dall’Austria e l’Europa fa finta di nulla; a Lampedusa accade l’esatto contrario, l’Europa che blocca i camion al Brennero non blocca i barconi».

Nord-Sud, va bene. Ma restiamo nel settentrione, il Grande Nord produttivo.
«È il tema dell’autonomia, il filo conduttore di una maggior libertà per i Comuni, i territori, gli enti locali, le Regioni. Su questo è nata la Lega. Quando ho fatto la mia prima tessera, era quella della Lega Lombarda, non della Lega Nord o nazionale. Era la Lega Lombarda, quindi regionale, provinciale. Diciamo che dopo trent’anni domani il ministro Calderoli interverrà nella sua Bergamo e probabilmente dopo trent’anni di impegno nei prossimi mesi avremo grandi risultati. È il testimone che abbiamo preso da Umberto Bossi e Roberto Maroni, dare una risposta alle realtà più competitive e più avanzate. Da ministro delle Infrastrutture, le faccio un esempio, fare il Ponte di Messina significa risolvere una parte di problemi che sono meridionali e settentrionali».

Le manca Roberto Maroni?
«Sì, mi manca. Apriamo Pontida con un video su Maroni. Piantammo un albero, che tanto è cresciuto, è l’albero della vita».

Perché Marine Le Pen a Pontida?
«Perché prima di tutto voglio che gli italiani e il popolo della Lega la conoscano. È una donna eccezionale, intelligente, curiosa, moderna, non oltranzista, culturalmente aperta, con una visione del mondo del futuro che è assolutamente la mia, nella famiglia, nel lavoro, nell’agricoltura. E poi è una delle alleate più antiche più importanti della Lega e, questo dicono i numeri, oggi rappresenta il primo partito di Francia, sarebbe un errore per chiunque dire di no a un’alleanza con lei».

Lei è fiducioso sulle future alleanze in Europa?
«Farò di tutto perché nessuno venga escluso. Il centrodestra è vincente in Italia perché ha unito tutti. Se il centrodestra vuole governare l’Europa, l’unica scelta è unire tutti. Se non tiri dentro i popolari, i conservatori e tutti gli identitari, la partita è persa in partenza, se unisci tutti allora c’è un 50% di possibilità di vincere».

Stiamo arrivando alla stazione di Bologna, Bologna la rossa. C’è chi è certo: si rifarà la maggioranza Ursula.
«Spero di no. Voglio chiarire che non è una questione personale, il problema non è Ursula von der Leyen che è venuta in Romagna nelle zone alluvionate e sull’immigrazione pronuncia parole che non usano mai i socialisti. Qui sta il punto: gli azionisti della maggioranza sono i socialisti e se tu vai al governo con loro allora fai politiche di sinistra che sono contro il lavoro, contro le imprese. È chiaro che la Lega non potrà mai fare parte di una maggioranza europea con i socialisti».

C’è davvero una distanza tra lei e Giorgia Meloni?
«C’è sintonia, prima umana, personale, e poi politica. Cosa che non accadde quando la Lega andò al governo con il Movimento Cinque Stelle. Non solo con Giorgia lavoriamo, ma ogni tanto ci vediamo per trascorrere insieme il sabato o la domenica. Ovviamente abbiamo due movimenti diversi, che fanno parte di due alleanze diverse in Europa, uno è nato a Roma e l’altro a Milano. Ma come diceva Papa Giovanni XXIII, è molto più quello che ci unisce che quello che ci divide».

Quanto durerà il governo?
«Cinque più cinque».

Direi che fa 10 anni.
«Il mio obiettivo è quello di dare al sistema produttivo, alle imprese, alle famiglie un arco temporale di serenità. Per fare un’autostrada ci metto 10 anni, per fare un ponte ci metto 10 anni, per fare un tunnel ho bisogno di 10 anni».

Le piace il suo lavoro di ministro delle infrastrutture?
«Molto, ti dà la soddisfazione di vedere quello che fai: vedi la galleria, vedi la metropolitana, vedi il ponte e poi è il ministero dove passano i soldi del Pnrr. È il tema centrale del lavoro di cui parlerò a Pontida: lavoro, stipendi, tasse, il mio ministero può fare tanto».

Immigrazione, sicurezza. Lei è soddisfatto del lavoro del ministro Piantedosi?
«Sì, stiamo facendo il massimo. Matteo non è solo un collega, è un amico. Buona parte degli ottimi risultati che ottenni da ministro dell’Interno furono merito suo. Oggi sono cambiati i contesti internazionali e purtroppo l’Europa è assente».

Un messaggio per Giorgia Meloni?
«Siamo tutti ugualmente protagonisti e responsabili, sia nei successi che nelle momentanee difficoltà. E Giorgia sta facendo il massimo».

Un messaggio per Antonio Tajani?
«Ovviamente abbiamo due modi differenti di interpretare la politica, siamo diversi come provenienza culturale. Antonio fa un enorme lavoro, ha preso la guida di Forza Italia, la creatura di quel genio assoluto che si chiamava Silvio Berlusconi, penso sia l’impegno più difficile in assoluto, quindi spero che abbia successo».

Il suo punto fermo nella legge di Bilancio?
«Lo abbiamo condiviso: investire quello che abbiamo per aumentare gli stipendi e le pensioni. Ribadisco che non stiamo facendo i 100 metri, ma la maratona. Poi abbiamo uno scenario complesso, le scelte sbagliate della Banca centrale europea. Stavo leggendo anche stamattina che sono consapevoli dell’impatto delle loro azioni, sanno che mettono in difficoltà le famiglie, ma ragionano così: se una persona ha meno soldi non va a fare la spesa, quindi i prezzi scendono.
Hanno curato il malato, il paziente è morto. Marina Berlusconi ha criticato la tassa sugli extra margini delle banche.

Che ne pensa?
«Ritengo che in un momento di difficoltà per milioni di italiani, chiedere un piccolo sacrificio economico a chi realizza profitti che superano i 20 miliardi di euro, non sarà un dramma. Quei miliardi per molte famiglie potrebbero fare la differenza».

Un messaggio per Christine Lagarde?
«Ne parlavo con Giancarlo Giorgetti, il miglior ministro dell’Economia che si potesse avere. Penso che la presidente Lagarde non conosca la vita che vivono milioni di cittadini europei. Errare è umano, perseverare è diaboliho fatto per 9 anni il parlamentare europeo e mi sono reso conto che in alcuni palazzi vivono come Maria Antonietta: se non hanno più pane, che mangino le brioches».

Un messaggio per il Nord?
«Sto studiando il Trentino, dove si vota in ottobre, siamo tornati a correre, ci sono dinamiche positive. Noi possiamo promettere continuità, a Pontida presenterò un nuovo codice degli appalti che taglia mesi e mesi di attesa, in 10 mesi abbiamo dato una risposta che era attesa da 7 anni, dopo la riforma fallimentare co. Io fatta dal governo Renzi».

Un messaggio per il Sud?
«Stiamo investendo quello che non è mai stato investito dal dopoguerra ad oggi. Sono stato a Caltanissetta l’altro ieri, c’erano imprenditori, agricoltori, commercianti, pescatori, italiani che non chiedono il reddito di cittadinanza. Io non parlo per quella parte di paese che pensa di vivere a casa a spese altrui, io porto un messaggio di speranza, di lavoro. E il ponte secondo me darà non solo lavoro, ma anche riscatto morale».

Prima gli italiani?
«Sempre e comunque, perché ti devi dare dei criteri per agire. Per le case popolari, per i posti di lavoro, per chi è qui da trent’anni e ha maturato un diritto in più rispetto a chi è arrivato ieri dalla Germania o dal Mozambico».

E gli stranieri?
«Abbiamo tante comunità straniere: albanesi, rumeni, cinesi, sudamericani, sono presenti nei circoli della Lega. E sono proprio queste comunità a protestare di più per gli sbarchi di migranti. Su un punto richiamo tutti a fare attenzione: bisogna riflettere su un certo tipo di presenza islamica, perché in alcuni Paesi europei i problemi sono gravi, ho visto un documentario impressionante sulla Svezia, conosciamo la situazione critica in alcune città inglesi o a Bruxelles, si creano città con un diritto islamico alternativo».

Un messaggio per Salvini?
«L’esperienza fatta negli anni passati mi è servita a capire dove abbiamo fatto bene».

Che cosa ha sbagliato?
«Ho sbagliato ogni tanto a dire la verità, non è sempre la scelta giusta al momento giusto. A volte si può aspettare. Ma sono contento del lavoro che ho costruito in questi mesi e poi, per carità, ci sono tante cose da fare, migliorare, sono sereno».

Cambio spartito, domanda su una cosa non politica che è super-politica, il calcio. Non le sembra che il calcio italiano si sia impoverito?
«Assolutamente sì, la gestione degi ultimi anni a livello di vertice non mi sembra che abbia portato grandi risultati, ci stanno superando quasi tutti i campionati esteri. C’è il tema dell’ecceso di stranieri in campo, non voglio fare una “operazione nostalgia” pensando ai tre olandesi del Milan. Il Milan per me è fondamentale che vinca, però se non ha neanche un italiano in campo... è ovvio che rimpiango Berlusconi. Ripeto, il calcio è un’azienda, i club sono aziende, e quindi i manager che non portano a casa risultati soddisfacenti devono essere accantonati. Guardando i risultati, tuttavia, la Serie B, che una volta era la cenerentola delle cenerentole, adesso è un campionato interessante e appassionante, porta tanto pubblico, veramente rappresenta il territorio e fa giocare un sacco di italiani. Quindi se devo scegliere, l’azienda Serie B sembra molto più produttiva».

Altra variazione, la musica. Lei ama cantare, va a Sanremo, cosa le piacerebbe ascoltare al Festival?

«L’ultimo concerto a cui sono stato, con Francesca, è stato quello di Max Pezzali. Per me la musica è soprattutto italiana, non per motivi politici, mi piacciono proprio i cantautori italiani. Questa estate ho guardato una serie di documentari su Fabrizio De André, mi piace in particolare la storia che c’è dietro la Canzone di Marinella, che nasce per ridare dignità a una prostituta... I due numeri uno per me sono De André e Battisti. Ho appena visto il documentario su Lucio, mi ha emozionato... anche lì Mogol è un genio assoluto... quindi per me a Sanremo un duetto del meglio di De André e Battisti sarebbe il massimo».

Stiamo arrivando...

«Sì, siamo a Rogoredo. E siamo in orario». 

 

 

 

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