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Pd, retroscena: grandi manovre per un nuovo partito

Elisa Calessi
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Che fine ha fatto Franceschini? La domanda, a dirla tutta, non è nuova. Periodicamente ritorna dalle parti di chi frequenta il Pd. Perché “dove sta Dario” (nel senso di collocazione politica) è, un po’ come la bussola per chi è in mare. Ti dice la direzione del Pd. Era da alcune settimane che la carsica domanda aveva ricominciato a riemergere. E nonostante le rassicurazioni dei suoi, il tormentone non accennava a finire.

Tanto che si stava facendo largo un sospetto (anch’esso rilanciato di voce in voce, nei lunghi tempi morti del Transatlantico): non sarà che ha rotto con Elly Schlein? Non sarà che il principale sponsor della segreteria del Pd ha deciso di guardare altrove, di preparare un piano B? Mercoledì qualcosa si è saputo. Repubblica ha raccontato che Dario Franceschini starebbe organizzando una nuova “area”, guai a chiamarla corrente (nel nuovo corso sono state smantellate). Riunirebbe pezzi dell’attuale maggioranza. Vero è che, nei giorni scorsi, si sono visti più di una volta Franceschini, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza, Marco Meloni e altri big del variegato schieramento che al congresso ha sostenuto Schlein. Motivo ufficiale?

 

 


Capire come aiutare la segretaria, come darle una mano. Il progetto dichiarato è quello di creare un “arcipelago”, un “coordinamento”, tra le aree che l’hanno sostenuta. In pratica, una sorte di correntone di maggioranza, federando le varie anime che al congresso hanno scommesso su Elly.

Dalle parti di Franceschini negano, nel modo più assoluto, che sia una mossa per metterla in difficoltà. Tutt’altro. «La nostra scelta di appoggiare Schlein», spiegano dalle parti dell’ex ministro dei Beni culturali, «è stata ragionata. Non è vero che non avevamo scelta. Volevamo che arrivasse un pugno allo stomaco, perché dobbiamo imparare a stare all’opposizione, smettere di ragionare come fossimo ancora il governo. Mentre ancora oggi non è così. Abbiamo scelto Schlein per questo. Perché era la persona giusta per convertire il Pd a una postura di opposizione».

 

 

 

Quell’analisi resta attuale. Anzi, va rilanciata: «Noi pensiamo che Schlein debba fare la Schlein. Lo diciamo da mesi, anche a quelli dei nostri che ogni tanto non sono convinti. Queste riunioni servono per sostenere la Schlein, non certa per danneggiarla». Il piano, spiegano, è quello di creare una sorta di cordone di sicurezza attorno a Elly: «Sono tutti quelli che pensano che sparare, in questo momento, sulla segretaria sia sbagliato, che sia una follia segare il ramo su cui siamo tutti». Non è una corrente, non ancora, ma è chiaro che ci sono le premesse perché lo diventi. Entro Natale verrà organizzato un evento che riunirà, plasticamente, queste aree.

 

 

 

Una delle novità più interessanti è che fa parte del gruppo anche Dario Nardella, che è stato il principale sponsor di Stefano Bonaccini al congresso. Franceschini è riuscito a convincerlo a passare dalla sua. In cambio, lo sosterrà alle elezioni europee, per le quali il sindaco di Firenze vuole correre. Poi, dicono i maligni, se dovesse succedere qualcosa di disastroso, Nardella è un nome spendibile. In un possibile congresso, potrebbe scendere in campo e dar filo da torcere a Bonaccini o a un altro candidato.

Ragionamenti che aprono squarci su quel “dopo” che tutti negano, ma di cui, invece, in molti parlano. Può essere, infatti, che il Pd vada benissimo alle elezioni europee. E allora, tutto andrà avanti come ora. Ma se andasse male? Se la situazione precipitasse? Come spiega un dirigente che conosce da decenni i protagonisti in campo, «formalmente Franceschini non si allontana da Schlein, però prende una posizione autonoma e porta dalla sua quelli che lo possono aiutare a vincere il prossimo congresso. Contemporaneamente, blocca le ipotesi di lavoro di Guerini, Alfieri eccetera». Brucia, cioè, i piani B che dalle parti di Bonaccini si stavano facendo, mettendo già le basi per una possibile alternativa. Non strappa, ma si prepara. «Se va bene, lui avrà aiutato, se va male, sarà pronto». Schlein, interpellata, si è sottratta a questi chiacchiericci: «Non commento i retroscena, mi muovo sulla scena e su quella sono le proposte che stiamo portando avanti insieme. Stiamo lavorando per la capillarità della presenza del nostro partito, abbiamo fatto più di 800 iniziative di estate militante. Posso già anticipare che tra qualche giorno presenteremo quello che abbiamo annunciato alla festa dell’Unità nazionale, stiamo lavorando per rendere il Partito democratico capillare sui territori». E ha promesso battaglia sul salario minimo, che è stato di nuovo calendarizzato: «Siamo pronti e più forti». 

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