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Pd, rossoverdi e M5s hanno un'idea comune su Esteri e Difesa?

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Caro direttore, come lei ben sa, quando una vasta area politica, nel nostro caso quella del centrosinistra, è collocata alla opposizione è relativamente facile trovare punti di convergenza nel dire “no” al governo, è cosa già difficile quella di incontrarsi su qualche “sì”. Nel nostro caso, finora, l’unico “sì” che l’area politica di centrosinistra è riuscita a costruire è quella sul salario minimo e, in parte, sul reddito di cittadinanza. Malgrado che nel passato il Pd si fosse dichiarato contrario ad entrambi.

Le cose diventano molto più difficili quando si passa da punti programmatici minimi da portare avanti per la battaglia di opposizione alla definizione di scelte di fondo sul terreno dei valori e su quello decisivo degli schieramenti internazionali. È li che si gioca la partita fondamentale per proporre una credibile alternativa di governo. Allora, passando ad un discorso sul metodo, ad un confronto sulla sostanza politica, ecco che oggi uno degli snodi decisivi è costituito dalla posizione assunta o da assumere sulla questione della Ucraina, con particolare riferimento ad una solidarietà piena che arriva fino all’invio delle armi. Infatti sulla Ucraina si gioca una partita decisiva che riguarda nel contempo la tutela dei diritti di libertà individuali e collettivi e la difesa dei confini rispetto ad una aggressione proveniente da un Paese estero.

 

LA STRATEGIA DI PUTIN
Poi, sulla questione dell’invio delle armi, si può fare i neutralisti e gli ultra pacifisti finché si vuole, ma in questa concreta vicenda se alla Ucraina non si inviano più le armi da ciò non deriva la pace ma solo la resa del popolo ucraino. Tutta questa problematica vale a maggior ragione in questa fase perché, dopo il fallimento del blitz russo, e il successo della immediata controffensiva Ucraina adesso si è creata una relativa situazione di stallo. E tutto il gioco politico diplomatico di Putin è quello di far emergere nell’Occidente posizioni che si sfilano dall’intervento e conseguentemente dalla solidarietà. Questo gioco si riflette in alcune situazioni internazionali significative, ultima quella della Slovenia.

QUESTIONI GLOBALI
Ebbene in Italia, a parte l’incontro dei rossobruni che fanno capo ad Alemanno, Rizzo e Santoro- che per un verso possono rivendicare sulla base delle rispettive genealogie la loro qualità di legittimi nipotini del patto Ribbentrop Molotov, ma che rischiano di risultare un po’ grotteschi- invece esistono forze politiche che non hanno questo retroterra storico all’insegna della nostalgia ma che però sono presenti in Parlamento con il 16 per cento o con quote minori di voto. Ci riferiamo al leader dei grillini Giuseppe Conte che se fosse al governo bloccherebbe ogni invio di armi all’Ucraina. 

Analoga cosa hanno affermato Fratoianni per la sinistra e Bonelli per i Verdi. Orbene non stiamo parlando di una delle tante questioni specifiche su cui è possibile giocare all’infinito nel Parlamento e nel Paese per intercettare spezzoni di interessi e di voti, ma si tratta di una grande questione di carattere globale sulla quale si giocano fondamentali scelte di valori e di collocazione nella dialettica geopolitica. Orbene come può il Pd- che finora ha tenuto sull’Ucraina una posizione del tutto netta e chiara - puntare a costruire con il M5S (e con Verdi e Sinistra) non la convergenza su questioni specifiche ma l’aggregazione su di un campo largo in funzione del governo del Paese? Sarebbe come se nel 1946-47 la Dc e il Pci avessero continuato nella politica di unità nazionale prescindendo dal Patto Atlantico, dal Patto di Varsavia e conseguenti scelte globali. Conte, il M5S, il loro giornale Il Fatto, sono nettissimi in questa scelta di fondo, per cui non si capisce come, facendo finta di niente, potranno incontrarsi con il Pd nella gestione della politica estera e della Difesa. 

di Fabrizio Cicchitto
Presidente di ReL, Riformismo e Libertà

 

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