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Gerusalemme tradita dalle lotte intestine: i perché della vulnerabilità

Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, probabilmente con quello che sta avvenendo oggi nel mondo c’è la sovrapposizione di due tensioni entrambe assai intense, una di carattere geopolitico a livello mondiale e l’altra invece che adesso riguarda in modo specifico Israele, Iran, Hamas e gli Hezbollah. Per quello che riguarda il livello geopolitico il mondo occidentale dal 1989 in poi è caduto in una sorta di letargo o di grande sonno derivante dalla condizione che la grande partita con “l’orso comunista” apertasi nell’ottobre 1917 era oramai del tutto vinta per cui ci si poteva fidare anche degli eredi di stampo liberista (Eltsin) sia di quelli ultranazionalisti provenienti dalla scuola del Kgb (Putin). Così la Germania e l’Italia, a suo tempo, si sono a tal punto fidati di Putin che personaggi dalle posizioni politiche diverse come la Merkel e Schroeder e come Berlusconi e Prodi gli avevano consegnato nella sostanza il controllo su quasi tutto il fabbisogno energetico visto che dalla Russia arrivava petrolio a basso prezzo.

Solo il 24 febbraio 2020, data dell’operazione speciale che nelle intenzioni di Putin doveva essere un blitz di 3 giorni per conquistare l’Ucraina, il mondo occidentale è stato costretto a cominciare a svegliarsi e a prendere atto che Putin non è un comunista ma un nazionalista aggressivo ed esasperato che armi alla mano vuole riconquistare i confini della Grande Russia senza guardare in faccia a nessuno. Malgrado però che l’errore di calcolo di Putin nei confronti della irriducibilità Ucraina a non farsi sottomettere sia stato rilevante, tuttavia negli Usa e in Europa la percezione che in Ucraina sia in ballo non solo l’identità nazionale e la libertà di quel Paese, ma anche quella di tutta l’Europa, tende continuamente ad essere rimessa in discussione. Non a caso, in questi ultimi giorni, la parola più usata per definire lo stato d’animo prevalente in Occidente rispetto alla guerra in Ucraina è quello di “stanchezza”. In campo però sono altri soggetti - dalla Cina all’Iran che adottano metodi, linguaggi politici fra loro assai diversificati ma che con la Russia hanno un punto in comune: il ridimensionamento dell’Occidente.

 

 



 

IL NUOVO FRONTE
Adesso ad aggiungere dramma a dramma c’è l’esplosione di un nuovo scontro in Medioriente con Hamas sostenuto dall’Iran che ha attaccato Israele con un approccio che è molto più quello tipico di una guerra che non di una guerriglia. Al di là delle dichiarazioni diplomatiche, l’apertura di questo fronte che ha per protagonista l’Iran, non è affatto sgradita né alla Cina né tantomeno alla Russia che così incassa il fatto che gli Usa devono fare i conti con l’apertura di un altro fronte. La situazione è però caratterizzata da un aspetto assolutamente sorprendente: Israele è stata colta del tutto di sorpresa, i suoi servizi ridicolizzati, l’esercito colto anche in una dislocazione squilibrata dei suoi reparti, perché molto concentrati sulla Cisgiordania, e poco sulla striscia di Gaza. Di tutto ciò si discuterà certamente all’infinito ma è possibile però dare una prima risposta.

ERRORI DI VALUTAZIONE
Ad un certo punto, tutto l’establishment israeliano ha ritenuto che il problema militare fondamentale fosse l’Iran, non certo Hamas, oramai messo in condizione di non fare grandi danni. Per di più, da quando è nato il governo di Netanyahu, che aveva fra i suoi punti qualificanti una riforma della giustizia considerata inaccettabile da larga parte del centro e da tutta la sinistra israeliana, Israele in quanto tale è spaccata in due in un modo frontale e radicale, come hanno messo in evidenza le grandi manifestazioni svoltesi in questi mesi. Le cose non si sono fermate qui. Siccome lo scontro si è radicalizzato sul piano ideologico è accaduto che una parte degli uomini delle strutture difensive e dei servizi di fatto ha sospeso il suo lavoro non ritenendosi più rappresentata da un governo che sosteneva una riforma da essi ritenuta inaccettabile e del quale peraltro erano presenti esponenti di estrema destra che a loro volta ritenevano che con i palestinesi l’unica questione aperta fosse in Cisgiordania.

IL NEMICO DIMENTICATO
In sostanza da questo momento in poi i due schieramenti contrapposti hanno concentrato tutte le loro energie nello scontro frontale con la controparte nella sostanza rimuovendo il fatto che Israele vive circondata da nemici. Per di più ad un certo punto il governo ha ritenuto che tutta la questione palestinese fosse risolvibile con una grande operazione di politica estera quale poteva essere l’accordo con l’Arabia Saudita. Ancora una volta si conferma il fatto che gli avversari non vanno mai sottovalutati. Certamente in Iran e nel gruppo dirigente di Hamas c’è chi ha capito che questa catena di contraddizioni e di rotture intervenute nel sistema israeliano stava indebolendo anche l’operatività militare di Israele. E ha avuto tempo e modo per preparare questo attacco micidiale. Ovviamente nessuno allo stato può prevedere gli sviluppi futuri. Una cosa però è certa: per l’Occidente è essenziale capire che è in atto una guerra fredda di nuovo tipo, altrettanto e forse più pericolosa della precedente e che la difesa di tre realtà molto differenti tra di loro - Israele, Ucraina, Taiwan è fondamentale e non consente distrazioni, inutili conflittualità interne e stanchezza.

 

 

 

 

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