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Stefano Bonaccini, voragine da 1 miliardo: il caso che scuote il Pd

 Stefano Bonaccini

Alessandro Gonzato
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Una voragine nei conti pubblici. Il dem Raffaele Donini, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, è costretto a dire che no, «non c’è nessun rischio commissariamento per il settore», e che la giunta Bonaccini «coprirà le maggiori spese con gli accantonamenti del bilancio sanitario, frutto di una politica oculata». La politica oculata ha prodotto quasi un miliardo di passivo nella sanità, questa la previsione delle opposizioni, documenti alla mano. Miliardo che il consigliere di Forza Italia Valentina Castaldini ha quantificato in un po’ meno, 838milioni, comunque il doppio del Pil del Regno di Tonga e pari a quello di Samoa, altro Stato oceanico. Una Regione che deve dichiarare che non c’è «nessun rischio commissariamento» e per di più in un settore vitale è una Regione che comunque ha un enorme problema. Ma c’è Donini, appunto. E lui, rispondendo al fuoco di centrodestra, afferma che non è di un miliardo il debito, che è solo la metà (solo si fa per dire), 400 milioni, «e andrà a zero nei prossimi mesi». Questo, sottolinea, grazie alla «politica oculata» di Stefano Bonaccini e compagni. Ma come: il governatore ex capo della Schlein accusa Giorgia Meloni di voler tagliare i fondi della Sanità e lui non riesce neanche a far quadrare i conti di casa sua?

Eccolo, Bonaccini: «Sulla sanità questo governo ha preso la strada sbagliata»; il Dem rilancia: «Per la sanità delle Regioni servono 3 miliardi»; Bonaccini ci ripensa: «No, ne servono 4». E certo, se un miliardo serve solo all’Emilia Romagna per ripianare il buco... Bonaccini dà anche suggerimenti: «Tra le priorità della legge di bilancio va inserito l’aumento delle buste paga ai medici e agli infermieri del sistema sanitario pubblico, altrimenti tra qualche anno rischiamo di non avere più professionisti indispensabili». Concordiamo, ma prima bisognerebbe non avere debiti. Andiamo avanti. All’Ausl Romagna, colosso che risponde a un milione 130mila abitanti, il buco è di 220 milioni, record nazionale rapportato alle dimensioni. Qualcosa evidentemente non ha funzionato, e però non ha impedito al direttore generale Tiziano Carradori di assumere anche l’incarico di consulente dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna. Tutto lecito, chiariamo, ma vien da chiedersi se non fosse stato il caso di concentrarsi un po’ di più sui conti dell’azienda, anche perché pensiamo che fare il consulente per una realtà come l’ospedale di Bologna richieda il suo tempo.

 


Viene poi da chiedersi, e se lo chiedono da tempo gli addetti ai lavori, perché l’Usl di Imola che serve appena 130mila abitanti non venga aggregata proprio a quella di Bologna, che è un gigante. Il risparmio, solo quello dovuto a una direzione generale in meno, sarebbe di circa 700mila euro all’anno. Il che significa che dall’inizio del suo mandato (2014) Bonaccini avrebbe fatto risparmiare quasi 7milioni agli emiliano-romagnoli. Imola però non si tocca e chi ci ha provato è rimasto fulminato, e chissà perché. Altri 4,5 milioni poi potevano essere risparmiati se nel 2022 non fossero stati dati a Kpmg multinazionale specializzata nell’organizzazione contabile e nella consulenza manageriale- per fare lo stesso lavoro per cui la Regione paga già Lepida, una macropartecipata che avrebbe fatto risparmiare anche 816mila euro di Iva versata a Kpmg. E Lepida peraltro è specializzata nella sanità, a differenza del colosso inglese.

 


Nel frattempo, ad agosto, il direttore regionale della Sanità Luca Baldino riceve il 100 per cento dello stipendio di risultato (15mila euro) «per aver migliorato le liste d’attesa ambulatoriali e di ricovero al 31 dicembre 2022 rispetto al 31 dicembre 2021», e non abbiamo dubbi, ma se non fosse stato tutto autocertificato avrebbe dato adito a meno dubbi tra chi lo contesta. Altro dubbio: perché la Regione spinge forsennatamente per l’unificazione delle Usl e delle aziende ospedaliero universitarie di Parma e Ferrara, operazione vietata dalla legge? È permesso solo alle Regioni a statuto speciale. L’unico risultato, dicono a Libero fonti interne alla Sanità regionale, è che le rispettive realtà da tre anni vivono nell’incertezza, non riescono a programmare, vige ormai una perenne situazione di stallo. «Nessun buco di bilancio», ripete l’assessore Donini, «ma tanta ingiustizia. Non è il momento delle polemiche». È vero: è l’ora di coprire la voragine. 

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