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Laura Boldrini e la sinistra vogliono una giornata per le vittime degli italiani

Laura Boldrini

Tommaso Lorenzini
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Sarà tutto da gustare l’appuntamento di oggi quando, nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, andrà in scena la presentazione della proposta di legge per l’istituzione del “Giorno della memoria per le vittime del Colonialismo italiano”. Interverranno la prima firmataria Laura Boldrini (Pd); Silvano Falocco, Rete Yekatit 12-19 febbraio; Nicola Fratoianni (Avs); Riccardo Ricciardi (M5s). A concludere i lavori ci sarà il prezzemolino Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, che ormai mette il cappello su qualunque iniziativa anche lontanamente invisa “alle destre”. Manco a dirlo, il coordinamento sarà di Fabrizio De Sanctis, segreteria nazionale Anpi.

E qui si pongono un paio di domande. La prima è: cosa ha a che fare l’Associazione dei partigiani dal punto di vista storico con la questione delle colonie italiane d’Africa? E la seconda: a che titolo l’Anpi si fa paladino di una vicenda sulla quale ancora gli storici stanno lavorando quando, periodicamente, alcuni suoi affiliati contestano l’esistenza delle Foibe? Un’altra pagina dolorissima per gli italiani non ancora chiusa: per capirci, solo la settimana scorsa a Oregina qualche folle ha distrutto la targa dedicata a Norma Cossetto gettata nelle foibe dai partigiani di Tito nel 1943, a 23 anni, perché fascista.

 

 

Ora, dopo anni passati a scansare le proprie responsabilità sul fronte comunista e non solo, la sinistra si adopera per celebrare i morti imputati all’Impero italiano che, ovviamente, è fenomeno riconducibile all’epoca fascista (i riferimenti al governo attuale saranno del tutto casuali, immaginiamo...), facendo leva sulla moda mutuata soprattutto dagli Stati Uniti e concretizzatasi nella Cancel Culture, nell’autoflagellazione. Dunque, assecondando in pieno il senso di colpa occidentale, il puritanesimo progressista si butta a caccia di colpevoli per rifarsi la verginità: e figurarsi se i nostri “compagni” potevano esimersi. Il tutto con l’ambizione di maneggiare una vicenda che la stessa Storia ha mostrato essere colma di sfaccettature e letture complesse e discordanti.

 

 

Il Colonialismo italiano, infatti, è stato ammantato di connotazioni negative in base a realtà dei fatti (fu davvero povero, se comparato a quello di Francia o Gran Bretagna) e per via del periodo storico in cui si è svolto, coinciso con la parabola discendente e finale del più generale fenomeno europeo. Quindi, l’equazione “colonialismo uguale fascismo” è arma sempre affilata negli argomenti della sinistra. Eppure, allo stesso tempo, si dimentica come accanto alle ambizioni meramente politiche e imperialiste, fossero diffuse fra i cittadini le motivazioni ideali, umanitarie e di progresso della civiltà, che determinarono la spinta espansionistica. E anche la sinistra dell’epoca (vedi il marchese Antonino Paternò-Castello, deputato della Sinistra e Ministro degli esteri dal 1905 al 1906 e dal 1910 al 1914), tifava per l’espansione in Africa. La Tripoli immaginata e realizzata da Italo Balbo era, a detta di tutti, francesi e inglesi compresi, la Cannes dell’altra sponda del Mediterraneo. Ma alla Boldrini interessa ben altro... 

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