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Piantedosi rivela: "Frontiere chiuse: lo stop a Schengen sta funzionando"

 Piantedosi

Hoara Borselli
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Sessant’anni, napoletano, una lunga carriera come prefetto, da poco più di un anno a capo di quello che è sempre stato il ministero più difficile: l’Interno. Matteo Piantedosi, erede di politici di alto calibro: Scelba, Taviani, Restivo, Napolitano. Lui di esperienza politica non ne aveva, quando è stato nominato. Ha bruciato le tappe, ha superato le polemiche, e ora eccolo qui a combattere la grande battaglia contro l’immigrazione clandestina.

Signor Ministro, da qualche settimana c’è stata una svolta nella politica di contrasto all’immigrazione?
«Non parlerei già di una svolta. Abbiamo sempre detto che il contrasto all’immigrazione irregolare andava affrontato con la prospettiva di soluzioni di lungo periodo e in tal senso stiamo lavorando, intravedendo già dei risultati».

 

 

 

La sospensione di Shengen anche ai nostri confini con la Slovenia darà dei risultati?
«Nei primi dieci giorni di applicazione della misura sono già state controllate più di 20.000 persone in ingresso, con risultati anche in termini di alcune centinaia di stranieri identificati e respinti. Dieci persone sono state arrestate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sono numeri che confermano l’efficacia dei controlli».

È vero che nei prossimi mesi ci sarà un fortissimo aumento delle espulsioni e dei rimpatri?
«L’incremento dell’esecuzione delle espulsioni e dei rimpatri è stato un obiettivo che il Governo si è prefissato sin dal primo momento. Già ad oggi, nei primi 10 mesi del 2023, abbiamo effettuato 3926 rimpatri, rispetto ai 3409 dell’analogo periodo dell’anno precedente, con un incremento di oltre il 15%. $ un obiettivo che porteremo avanti anche realizzando un maggior numero di Centri per i rimpatri sul territorio nazionale. I CPR sono strutture fondamentali per eseguire concretamente il rimpatrio di soggetti che non solo versano in condizioni di irregolarità, ma che si sono segnalati per pericolosità e che gli stessi cittadini e gli amministratori delle comunità temono possano girare indisturbati sui territori. Ecco perché ci attendiamo una condivisione proprio dai territori sul proposito di realizzare queste strutture. Il potenziamento delle iniziative per i rimpatri, peraltro, ci viene sempre di più chiesto dalla UE e anche altri importanti Paesi dell’Unione si stanno prefissando questo obiettivo».

Francia e Germania, che ci avevano sbeffeggiato, si sono poi allineate alla linea della nostra nazione?
«Nessuno ci ha mai sbeffeggiato. Ci sono state, in alcuni momenti, legittime discussioni che partivano da posizioni divergenti. Oggi sicuramente possiamo dire che il quadro internazionale e la capacità di dialogo portata avanti dal Governo in tutte le occasioni possibili hanno favorito una convergenza di vedute mai registrata in precedenza e che ha trovato massima espressione negli accordi finalizzati all’approvazione del patto su migrazione e asilo e nell’importante posizione presa dalla Presidente Ursula von der Leyen con il piano in dieci punti lanciato a Lampedusa».

È vero che c’è il rischio dell’arrivo, o dal confine sloveno o dai barconi, di un certo numero di terroristi?
«Le connessioni tra il fenomeno migratorio e il pericolo terroristico vanno esaminate senza pregiudizi, ma guardando esclusivamente ai fatti. La storia ci insegna che dalle frontiere marittime è difficile, se non impossibile, entrare eludendo i controlli ed infatti tra le persone sbarcate negli anni i pochi soggetti che erano già segnalati come pericolosi sono stati rimpatriati quasi nell’immediatezza e si sono registrati fenomeni di radicalizzazione solo in tempi successivi all’arrivo. La frontiera terrestre orientale, invece, è caratterizzata da maggiore permeabilità e incrocia il passaggio di soggetti che provengono anche da Paesi che allevano o forniscono supporto logistico a potenziali terroristi. Ecco perché le decisioni assunte sono state di particolare importanza e le abbiamo condivise con i colleghi sloveno e croato, con i quali mi incontrerò oggi a Trieste proprio per rafforzare la nostra collaborazione sul contrasto ai traffici che passano lungo quella rotta».

La guerra in corso in Israele può spaventare l’Italia in termini di sicurezza? Avete implementato controlli in punti sensibili?
«Fin dalle ore immediatamente successive all’inasprirsi del conflitto israelo-palestinese ho riunito più volte i responsabili e gli esperti delle forze di polizia e delle agenzie di intelligence per esaminare e condividere con loro una serie di iniziative di rafforzamento delle misure di prevenzione generale e di vigilanza su siti e obiettivi ritenuti di maggiore sensibilità su tutto il territorio nazionale. Da ultimo, proprio l’altro ieri, ho disposto l’assegnazione di rinforzi al contingente di militari dell’Esercito impegnati nell’operazione “Strade sicure”, a presidio delle stazioni ferroviarie delle principali città italiane. Abbiamo avviato, inoltre, un ulteriore rafforzamento che si avvarrà anche delle risorse che saranno a disposizione con l’approvazione della Legge di Bilancio, che è approdata in questi giorni in Parlamento».

 

 

 

Nella maggioranza c’è compattezza nella lotta all’immigrazione clandestina, o ci sono frange contro il rigore?
«Nel Governo e nelle forze politiche di maggioranza c’è una assoluta compattezza e condivisione sugli obiettivi e le iniziative da intraprendere».

Quanti sono i clandestini oggi in Italia? E tra loro qual è l’indice di criminalità? E tra gli immigrati regolari qual è l’indice di criminalità?
«La condizione di clandestinità di per sé rende difficile definire con esattezza il numero degli irregolari sul territorio nazionale. Le persone che sono entrate irregolarmente o che sono divenute irregolari per non aver più rinnovato la propria posizione di soggiorno si trattengono non solo sul territorio italiano ma sovente circolano sull’intero territorio europeo anche favorite dal sistema di libera circolazione. Ecco perché è sempre azzardato snocciolare numeri che di per sé possono non trovare riscontri oggettivi ma solo vaghi riferimenti probabilistici. Ciò detto, è di grande importanza l’indice statistico di commissione dei reati da parte degli immigrati: tra il 2013 e il 2022 sulla totalità dei denunciati/arrestati sul territorio nazionale gli stranieri sono, in media, il 31,1%. Di questi il 44,7% sono “irregolari”».

La magistratura vi aiuta in questa battaglia o è contro di voi?
«L’ordine giudiziario è composto da magistrati caratterizzati da autonomia e indipendenza, principi cardine della nostra Costituzione. Autonomia e indipendenza che si manifestano attraverso decisioni a volte anche divergenti tra di loro nei tre gradi di giudizio. Ecco perché ho sempre preferito manifestare il mio dissenso su alcune decisioni impugnandole in appello nelle sedi competenti».

Il ministero ha fatto ricorso contro le sentenze della dottoressa Apostolico e di altri magistrati che hanno fatto uscire dai Cpr alcuni clandestini. Lei pensa che vincerà questi ricorsi?
«Devo necessariamente supporlo, anche perché i casi a cui si riferisce riguardano provvedimenti che abbiamo adottato nella piena e convinta consapevolezza della loro legittimità. Sono provvedimenti in linea con il quadro giuridico europeo al quale si riferiscono anche altri Paesi della UE nell’adottare analoghe decisioni. Ecco perché non posso che confidare nell’affermazione delle ragioni che li hanno motivati».

Non occorrerebbe un reparto speciale della polizia di Stato specializzato nella lotta all’immigrazione illegale?
«Presso il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’interno opera la Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere, che ha proprio questo specifico compito. E' una articolazione della Polizia di Stato di cui ho avviato un programma di rafforzamento di risorse e mezzi per mantenerla in linea con i compiti che è chiamata a svolgere e con le sfide che dovremo affrontare».

Non crede che le forze di polizia meriterebbero degli stipendi migliori?
«Condivido questo fermo convincimento con il Presidente Meloni e con tutti i colleghi di Governo. E questo convincimento sta per tradursi in un impegno concreto: nella legge di bilancio in corso di approvazione sono state previste rilevanti risorse proprio per il rinnovo del contratto delle Forze di polizia. Abbiamo già previsto, anche a beneficio del lavoro dei poliziotti, importanti risorse per proseguire nelle politiche già intraprese di rafforzamento degli organici».

È possibile immaginare che la lotta all’immigrazione clandestina smetta di essere un fattore di lotta politica e unifichi finalmente tutti gli schieramenti in un’unica battaglia?
«Il contrasto all’immigrazione irregolare è ancora un tema molto divisivo nel dibattito pubblico. In privato e al riparo di microfoni e telecamere, mi capita sempre più spesso che amministratori locali ed esponenti politici anche di diverso orientamento manifestino convergenti posizioni riguardo alla necessità di interventi di maggior impegno sul contrasto all’immigrazione irregolare e sui rimpatri. Fermo restando il doveroso rispetto di tutti gli aspetti riguardanti la tutela della dignità delle persone che impegna tutti noi - , ognuno sente di dover difendere il proprio territorio dai problemi che talvolta conseguono ad una immigrazione irregolare e insostenibile, anche per venire incontro alle richieste che provengono dai propri cittadini». 

 

 

 

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