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Maltempo, imbarazzo per Giani: come si mostra il governatore Pd della Toscana

Tommaso Montesano
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I numeri del disastro li fornisce, in tempo reale, lo stesso Eugenio Giani su X, l’ex Twitter. Il governatore della Toscana aggiorna di ora in ora la conta dei danni causati dalla tempesta “Ciaran” che da un paio di giorni sta flagellando la sua Regione: il fiume Bisenzio è esondato (nell’area di Campi Bisenzio ci sono decine di famiglie sfollate); le vittime sono salite almeno ad otto (due a causa di un malore); i dispersi sono due; oltre 25mila utenze sono senza energia elettrica; Confindustria Toscana nord denuncia un «quadro disastroso» per le imprese locali. Il governo ha proclamato lo stato di emergenza, per 12 mesi, nelle Province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato stanziando i primi cinque milioni per gli interventi più urgenti. Il giorno prima Giani, che ha ricevuto la telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e della premier Giorgia Meloni, aveva dichiarato lo stato di emergenza regionale.

All’inizio il governatore si è limitato a farsi ritrarre - in giacca e cravatta d’ordinanza - davanti alla tv con la cartina della Toscana alle spalle. Poi, man mano che la situazione peggiorava, si è adeguato: prima ha pubblicato il post con il suo sopralluogo nella sede della Protezione civile con Vigili del fuoco e prefetti; poi ha indossato gli “operativi” impermeabili (arancione) e giubbotti smanicati (blu) della Protezione civile più consoni all’emergenza. Peccato che li abbia sfoggiati in ufficio, al chiuso. E il più delle volte comodamente seduto. Ma proprio quella prima cartina con le zone di emergenza per l’allerta meteo ha provocato al governatore il primo grattacapo della giornata. Perché nell’annuncio del 2 novembre sull’allarme per «rischio idraulico e idrogelogico», l’allerta arancione- non rossa- era limitata ai territori del nord-ovest.

Per il resto della Regione, era prevista una normale allerta gialla «per temporali, rischio idrogeologico, vento forte e mareggiate». Il sindaco di Prato, Matteo Biffoni (Pd), intervistato da Radio24, non si è trattenuto: «Sull’allerta mi taccio!Noi avevamo l’allerta gialla per pericolo di pioggia e arancione per l’idraulico. Il problema è che era rosso, anzi rossissimo».

 

E ancora: «Non avevamo disposto la chiusura delle scuole perché con l’allerta arancione non le abbiamo mai chiuse. L’ho disposta poi dopo, nel pomeriggio, quando ho visto che il livello dell’acqua era fuori portata. Non bisogna essere un ingegnere idraulico: l’ho capito anch’io che faccio il sindaco che quello che stava venendo in città e nelle zone intorno a noi non era una roba normale».

Stizzita la replica del governatore: «Io dico che in questo mondo c’è chi non è mai contento. Non decide il presidente Giani, ma i tecnici. E io ho fiducia nei tecnici competenti perche se hanno dato l’allarme arancione è perche le condizioni atmosferiche presentavano un allarme arancione». Fatto sta che l’“arancione” - destinato ai fenomeni moderati - fa a pugni con le foto del disastro postate dallo stesso Giani dopo il sopralluogo sopra le aree colpite di Campi Bisenzio, Prato e Quarrata: «Immagini devastanti, fanno male». Ma c’è un’altra perla che riguarda il governatore. Su X, il primo giorno dell’emergenza, giovedì, ha postato tre emoticon: la nuvoletta con il fulmine, il segnale di allarme e la goccia di pioggia. Spiegazione: «Non avevamo mai registrato così tanta pioggia in così pochi minuti. Quello che è avvenuto stanotte in Toscana ha un nome chiaro: cambiamento climatico. Dobbiamo impegnarci tutti per contrastarlo, senza rinunciare davanti ai disinteresse altrui». Come se la pioggia, anche intensa, a novembre fosse una novità.

Giani, invece di invocare il climate change, farebbe bene a interrogarsi sulla qualità degli interventi di manutenzione e prevenzione realizzati lungo i circa 240 km del reticolo dei fiumi dell’alta vallata del Bisenzio. Il 9 febbraio 2023 l’Unione dei Comuni della valle e il Consorzio di bonifica 3 medio Valdarno convocarono una conferenza stampa per lodare il «virtuoso modello toscano della difesa del suolo» grazie all’investimento annuale di oltre 300mila euro per il «monitoraggio e vigilanza attiva del reticolo», per le «manutenzioni ordinarie come sfalci e tagli selettivi della vegetazione, riparazione e piccole risistemazioni su criticità localizzate».

Del resto, gonfiò il petto Giovanni Morganti, presidente dei Comuni locali, è più «importante agire in un’ottica di previsione e manutenzione quotidiana anziché gestire l’emergenza, in un momento storico dove gli eventi meteorologici diventano sempre più improvvisi e drastici». Le ultime parole famose, attacca Forza Italia. Le deputate toscane Deborah Bergamini, Erica Mazzetti e Chiara Tenerini denunciano come nel «territorio toscano», al di là delle parole, «non ci sia mai stata quella manutenzione, unita agli interventi strutturali, di cui c’è estremo bisogno». Il capogruppo azzurro in consiglio regionale, Marco Stella, punta il dito proprio sui consorzi di bonifica, come quello del medio Valdarno: «A cosa servono? Ci era stato detto che la loro opera è indispensabile per tenere puliti gli argini ed evitare esondazioni...». Eppure «sono sei, hanno più di 500 dipendenti e bilanci per 132 milioni di euro. Siamo per la loro chiusura».

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