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Ghisleri, il sondaggio su Landini e sciopero: dati pesantissimi

 Alessandra Ghisleri

Michele Zaccardi
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Ormai, per strappare qualche applauso, a Maurizio Landini non è rimasto altro che andare nel confortevole salottino televisivo di Massimo Gramellini. Già perché, stando a un sondaggio di Euromedia Research, solo due italiani su dieci credono allo sciopero come strumento per tutelare i propri diritti, mentre il sospetto che serpeggia è che l’obiettivo perseguito dai sindacati attraverso le mobilitazioni annunciate sia soltanto quello di cercare visibilità. E così sabato sera, dagli studi di In altre parole su La7, Landini ha sciorinato i soliti slogan, triti e ritriti, sulla precarietà dilagante (mentre l’occupazione è ai massimi dal 1977, trainata dai contratti indeterminati), l’elevata pressione fiscale sul lavoro (che il governo ha ridotto con il taglio del cuneo contributivo) e la lotta all’evasione.

Il tutto per rivendicare le ragioni dello sciopero generale che ha proclamato insieme al segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri, e del quale si è avuto un primo assaggio venerdì scorso, con la manifestazione in Piazza del Popolo a Roma e con una mobilitazione che ha interessato diversi settori (ma con scarse adesioni).

 

 

I RISULTATI

Epperò, tocca ricordare, che agli italiani, delle agitazioni sindacali, importa poco. O meglio, il 64,4% ritiene che gli scioperi non portino «risultati utili per il mondo del lavoro e la tutela dei lavoratori». Un giudizio condiviso a larga maggioranza dagli elettori di centrodestra, ma che, ovviamente, appare più sfumato tra le fila della sinistra. Dove, però, non mancano le voci critiche. Sempre secondo il sondaggio di Euromedia pubblicato ieri su La Stampa, il 35,3% dei sostenitori del Partito democratico condivide l’opinione che incrociare le braccia porti scarsi benefici, percentuale che sale fino al 44,1% tra gli elettori del Movimento 5 Stelle e sfonda il 70% tra chi supporta Azione e Italia Viva. Insomma, quel consenso bulgaro che si vanta di godere in Italia («Noi rappresentiamo la maggioranza del Paese»), Landini non ce l’ha. Anche perché, e questo è un altro elemento interessante del sondaggio, sono tantissimi gli italiani che non si sentono rappresentati dai sindacati. Ben il 78,8%, infatti, non si riconosce in alcuna sigla. E a sorprendere è che la pensa in questo modo anche chi vota per il Pd e il M5s: rispettivamente, il 62,2% e il 67,9%. Una conferma, su questo punto, arriva pure dall’Istat, che ha certificato come su circa 23,7 milioni di lavoratori (dati di settembre), tre su quattro non si sentono rappresentati da almeno una sigla sindacale (l’86,7% tra chi non ha un’occupazione).

Ma c’è dell’altro. Non è solo una gran parte del Paese a ritenere inutile lo sciopero, ma anche la maggioranza dei lavoratori. Addirittura il 56,8% dei dipendenti, in teoria la categoria più sindacalizzata, pensa che incrociare le braccia non porti a nessun vantaggio tangibile alla propria condizione. È di questa opinione, infine, il 64,5% degli autonomi e il 59,2% dei disoccupati. Numeri che dovrebbero consigliare a Landini maggiore prudenza, quando afferma baldanzoso di rappresentare la maggioranza degli italiani (per di più quelli onesti, «che pagano le tasse» e che tengono «in piedi questo Paese»). Anche perché, come ricorda sempre la direttrice di Euromedia Research su La Stampa, Alessandra Ghisleri, mentre nel marzo 2002 la Cgil portò per le strade di Roma 3 milioni di persone per protestare contro l’abolizione dell’articolo 18 promossa dal governo Berlusconi, venerdì scorso, stando alle cifre, presumibilmente generose, diffuse da Landini, a piazza del Popolo di manifestanti ce n’erano 60mila. Secondo Ghisleri la differenza tra i due eventi risiede nel fatto che nel 2002 la mobilitazione aveva un obiettivo ben preciso, e cioè mantenere le garanzie previste dallo Statuto dei Lavoratori contro i licenziamenti illegittimi.

 

 

Al contrario, quella di venerdì è stata una mobilitazione caratterizzata da un’istanza «generica», condensata nello slogan scelto da Landini e Bombardieri (“Adesso basta!”) «che ha posto sul piatto prima di tutto un significato politico» ovvero contestare «la linea dell’esecutivo». Insomma, un contentitore che «racchiude un insieme di scontenti che mettono al centro l’intero pacchetto della legge di bilancio e delle politiche del governo Meloni».

 

SOSPETTI

«Il principale sospetto che scaturisce» spiega Ghisleri, «è che tutto sia in funzione di una maggiore visibilità e perla parte politica anche una possibile leva in vista delle elezioni europee previste per giugno 2024». Del resto, lo stesso scontro tra Landini e Salvini sulla decisione del ministro dei Trasporti di precettare i lavoratori in occasione dello sciopero di venerdì viene valutato dagli italiani come «politico» (37,3%) e dettato dall’esigenza di entrambi «di far emergere la propria immagine» (25,6%). Soltanto il 17,6% lo ha invece interpretato come «un vivace diverbio basato su ragioni valide». Su una questione, però gli italiani dichiarano di fidarsi ancora del sindacato. Ed è sul sostegno che i caf e i patronati forniscono perle pratiche fiscali e burocratiche. Una magra consolazione, quella dello smaltimento delle scartoffie, per chi dovrebbe rappresentare «la maggioranza di questo Paese». Intanto, arriva la denuncia della Cisl. «Vergognosi e inaccettabili gli insulti ed i cori ingiuriosi contro la Cisl del corteo di Cgil e Uil venerdì scorso davanti alla sede Cisl di Reggio Emilia. Un fatto che richiama alla memoria i giorni peggiori della nostra storia repubblicana» scrive sui social il segretario, Luigi Sbarra.

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