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Adozioni, perché serve un patto tra regioni per facilitarle: si muove la Lega

Fabio Rubini
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La Lombardia avvierà le pratiche per aderire all’Arai, l’Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali attiva in Piemonte dal 2019. Lo stabilisce una mozione presentata dalla Lega e votata ieri pomeriggio dal Consiglio regionale lombardo. In questo modo si proverà a facilitare queste pratiche e a mettere ordine in un ginepraio di norme e soggetti che vi operano, che il più delle volte scoraggia le famiglie ad intraprendere questa strada. «L’iniziativa è nata dal confronto con le associazioni del Terzo settore che si occupano di questa tematica spiega a Libero il consigliere regionale Silvia Scurati, primo firmatario della mozione- e anche con alcune famiglie adottive. Riguarda quei minori stranieri per i quali non si è riusciti a trovare una famiglia adottiva nel Paese d’origine».
 

COSA DICE L’UNIONE EUROPEA
La normativa Ue già prevede «che si creino agenzie pubbliche che si occupino di queste pratiche. Noi per il momento abbiamo deciso di appoggiarci a quella già attiva in Regione Piemonte, ma certo questo non esclude che se questa iniziativa dovesse dare risultati positivi, anche qui in Lombardia si potrebbero avviare le pratiche per istituire una nostra Agenzia».

Prima, però, meglio capire come e se funziona. In Piemonte, prosegue Scurati «la Regione accompagna le famiglie mettendo a loro disposizione anche personale specializzato (psicologi, assistenti sociali, ecc), anche perché scegliere l’adozione, per di più in un Paese straniero, comporta per le famiglie un vero e proprio calvario», con tempistiche che arrivano anche a cinque anni.

C’è poi anche un altro problema, che è quello del sovraffollamento di agenzie convenzionate. Anche in questo caso ci troviamo davanti ad un fenomeno tipicamente italiano. Un esempio che vale per tutti: «In Colombia, Spagna e Francia hanno due agenzie a testa che possono operare in quel settore; l’Italia ne ha venti. Il risultato? Un allungamento dei tempi e, soprattutto, il rischio che tra queste agenzie si crei una sorta di concorrenza» evidentemente poco virtuosa soprattutto per le famiglie «che devono affrontare anche costi elevati e saSilvia Scurati crifici. Penso ad esempio al periodo che obbligatoriamente devono passare nel Paese d’origine del bimbo da adottare».

L’affiliazione all’agenzia pubblica piemontese, però, «non incide minimamente sulla libertà di scelta della famiglia che vuole adottare e che potrà rivolgersi senza problemi sia all’agenzia pubblica, sia a una delle 67 private-convenzionate esistenti in Italia».

Silvia Scurati, poi, punta i riflettori sul mondo delle adozioni e spiega che «nel nostro Paese serve un deciso cambio culturale. C’è un mondo preziosissimo che è quello formate dalle famiglie che scelgono la strada dell’adozione e che va sostenuto con progetti mirati. Abbiamo già parlato del supporto che l’Arai può dare loro, ma penso anche a progetti che accompagnano la formazione dei “nonni adottivi”, che vanno pure loro accompagnati nel percorso di accoglimento dei bimbi. Non dobbiamo dimenticare - chiude la leghista Scurati - che l’adozione è una delle forme d’amore più estreme che ci sia. Per questo dobbiamo impegnarci a renderle più facili, magari con la creazione di un’agenzia nazionale, come già accade in altri Paesi europei».

W LA FAMIGLIA
La mozione votata ieri dal Consiglio regionale lombardo è l’ennesimo tassello che il centrodestra posiziona in una strategia a difesa della famiglia e contro la moda imperante del ricorso a pratiche aberranti come l’utero in affitto. Una moda che, insieme alla burocrazia insostenibile, ha portato nel 2022 a un calo piuttosto evidente delle adozioni internazionali. A livello nazionale ci sono state 565 pratiche andate a buon fine. Nello stesso periodo, però, la fila delle famiglie disposte ad adottare all’estero si è attestata sulle 2.520 unità. Ecco perché un’iniziativa come questa può servire.

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