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I fenomeni della sinistra: "Lobby del cancro", "Rivoluzione russa"

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Tommaso Montesano
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Adesso lo schema è questo: d’accordo, Giorgia Meloni «ce l’ha fatta» (Natalia Aspesi, la Repubblica, ieri). Ma come la mettiamo con “quelli” che le stanno intorno? «Ha un difetto quasi mortale (la presidente del Consiglio, ndr): tutta la gente che si è scelta (...). Perché ha scelto quella povera gente?».

A scatenare la sortita di Aspesi, con un intervento dedicato appunto agli «incapaci al posto giusto che circondano Meloni», il “caso Pozzolo”, ovvero Emanuele, il deputato di Fratelli d’Italia sotto inchiesta per lo “sparo di Capodanno”. Quell’episodio ha messo automaticamente Meloni sul banco degli imputati. Per sintetizzare i capi di accusa, oltre al commento di Aspesi, basta citare il titolo di un pezzo del Foglio: «Meloni e i Pozzoli d’Italia: il tallone della classe dirigente di Fratelli d’Italia resta». Come se prima del 22 ottobre 2022 giorno dell’insediamento del governo Meloni- a guidare e rappresentare l’Italia fossero stati inappuntabili statisti senza macchia. Questa carrellata di gaffe di esponenti di Pd e M5S mostra che non è così.

Luigi Di Maio (M5S). L’ex ministro degli Esteri passerà alla storia per quell’urlo dal balcone di Palazzo Chigi la sera del varo del reddito di cittadinanza: «Oggi abbiamo abolito la povertà». Ma c’è un’altra chicca, ben più grave, che riguarda uno dei “padri nobili” del governo giallorosso. Questa frase pronunciata nel 2016: «Io non ce l’ho con le lobby. Esiste la lobby dei petrolieri, quella degli ambientalisti, quella dei malati di cancro e quella degli inceneritori. Il problema è la politica senza spina dorsale, che si presta sempre alle solite logiche dei potentati economici corrotti».

 

 

Laura Boldrini, Pd. Presidente della Camera dal 2013 al 2018, a metà del suo mandato su rimbeccata nientemeno che dall’attuale presidente del Consiglio. Accade che il 10 febbraio 2015 Boldrini saluti così il “Giorno del ricordo” sulle Foibe: «Per troppo tempo muro di silenzio. Con istituzione #giornodelricordo nel ’92 Parlamento ha colmato debito verso memoria vittime». Implacabile il fact- checking di Meloni: «Presidente, #giornodelricordo è stato istituito nel 2004, 92 non è l’anno ma il numero della legge».

Boldrini prova a prendersi la rivincita quando Meloni entra a Palazzo Chigi e lo fa usando l’arma della retorica femminista. Il risultato è un disastro: «La prima donna premier si fa chiamare al maschile (...). Affermare il femminile è troppo perla leader di FdI, partito che già nel nome dimentica le Sorelle?». Insomma, per Boldrini la destra dovrebbe cambiare nome in “Sorelle d’Italia».

Carlo Sibilia, M5S. Meriterebbe un capitolo a parte. Due legislature da deputato, è stato sottosegretario al ministero dell’Interno. Sono degni di nota soprattutto tre tweet. Il primo è dell’8 luglio 2013 in occasione del “restitution day”, ovvero la rinuncia a parte degli emolumenti da parte dai parlamentari: «Cosa dire di una stampa che oscura il “restitution day”? L’evento politico più rivoluzionario dagli omicidi di Falcone e Borsellino?». Un post poi cancellato con tante scuse: «Mi rendo conto che il post nel quale sottolineavo la portata storica del Restitution Day richiamava un’immagine molto forte. Non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuno».

Il secondo - del 20 luglio 2014 riguarda uno dei piatti forti dei complottisti: l’allunaggio. «Oggi si festeggia anniversario sbarco sulla Luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa...». Triplete completato il 17 marzo 2022 con un errore sulla nascita dello Stato post monarchico: «Auguri alla nostra Repubblica». Peccato che Sibilia confonda il 2 giugno- data del referendum costituzionale con il 17 marzo, ricorrenza dell’Unità d’Italia.

Monica Cirinnà, Pd. La paladina delle cause Lgbt+ nell’agosto 2021 è stata protagonista di una memorabile gaffe a causa di un post di stampo classista. «Ero già nei pasticci nelle ultime settimane. Nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciato da un momento all’altro. Volete sapere il motivo? Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: “Me ne vado perché mi annoio a stare sola col cane”».

Danilo Toninelli, M55. Anche lui meriterebbe più spazio, tanto è il materiale a disposizione. Tuttavia è celeberrima l’affermazione del 9 ottobre 2018 quando, da ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, sentenziò: «Sapete quante delle merci italiane, quanti degli imprenditori italiani, utilizzano - con il trasporto principalmente ancora su gomma il tunnel del Brennero e purtroppo dobbiamo subire limitazioni settoriali da parte delle autorità del Tirolo che danneggiano fortemente l’economia italiana».

Giuseppe Provenzano, Pd. Detto Peppe, è uno dei più stretti collaboratori di Elly Schlein, per la quale, dopo essere stato vicesegretario del Pd, è attualmente responsabile Esteri, Europa e Cooperazione internazionale. Il 14 settembre 2022 è stato protagonista di un memorabile sfondone pur di allontanare i sospetti di una sua vicinanza all’Urss. «Ma cosa sta dicendo? Ma quale storia, con chi sta parlando? Guardi che io (il contraddittorio era con il leghista Armando Siri, ndr), quando è crollata l’Unione sovietica, non avevo ancora imparato a scrivere». Mano alla calcolatrice: Provenzano è nato il 23 luglio 1982 e l’Urss è crollata nel 1991. Se ne deduce che il parlamentare del Pd all’età di 9 anni non sapesse ancora scrivere.

Nunzia Catalfo, M5S. Ministro del Lavoro nel governo giallorosso di Giuseppe Conte, già senatore M5S, nel 2014 sparava a pallettoni contro l’euro: «Uscire dall’euro si può, nonostante questi gufetti disinformati dicano il contrario».

 

 

Albino Ruberti, tecnico area Pd. Ex capo di gabinetto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nell’agosto 2022 è diventato famoso per un video nel quale - ripreso a sua insaputa - usa toni non propriamente britannici nei confronti di Wladimiro De Angelis: «Te dò cinque minuti pe’ veni’ a chiedeme scusa in ginocchio. Se devono inginocchia’ davanti. Altrimenti io lo scrivo a tutti quello che ’sti pezzi de’... mi hanno detto. Ioli sparo, li ammazzo (...) A me non me dicono “io me te compro”».

Marco Zullo, europarlamentare ex M5S. Non ha mai nascosto la sua battaglia contro le “scie chimiche”: «È comunque un dato di fatto che i livelli di inquinamento sono aumentati e, per tutelare i cittadini, va capita la correlazione che esiste tra questi dati ed eventuali sperimentazioni».

Raffaele La Regina, ex candidato alla Camera del Pd. Nell’estate del 2022 è stato costretto a rinunciare alla corsa per Montecitorio, da leader dem in Basilicata, per questa affermazione sullo Stato ebraico: «Credete più agli alieni o alla legittimità dello Stato di Israele?».

Tatiana Basilio, ex deputato M5S. Nel novembre 2013 dichiara che «le sirene esistono. Pensiamo di essere gli unici nell’universo, ma non siamo nemmeno unici sulla Terra. Forse abbiamo paura di questo?». Ad accompagnare il post, un videodocumentario tratto da Discovery Channel.

Rachele Scarpa, deputato Pd. Il tallone d’Achille è sempre il Medio Oriente. L’11 maggio 2021 di fatto accusa lo Stato ebraico di seguire la strada della segregazione razziale: «Chi si ostina a parlare del diritto di Israele di difendersi, si rifiuta di cogliere la gravità e la complessità della situazione. E chiude gli occhi davanti a quello che Human Right Watch ha definito pochi giorni fa il regime di apartheid di Israele?». In un video dello stesso anno ha anche affermato che «è necessario interrompere il circolo vizioso per cui il lavoro è l’unico mezzo di sostentamento per le persone».

Marco Sarracino, deputato Pd. Il 7 ottobre del 2019 ha manifestato tutta la sua nostalgia per il comunismo sovietico commemorando con queste parole la Rivoluzione d’Ottobre: «Beati quelli che si ribellano per ottenere un mondo più giusto. Buon anniversario della Rivoluzione russa».

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