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La sinistra vuole cancellare i mostri di destra: cosa pubblica "Repubblica"

Alberto Busacca
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La sinistra va all’attacco dei “santuari neri”. Oddio, vi chiederete, e adesso cosa diavolo sono questi “santuari neri”? Da dove saltano fuori? Semplice, si tratta dei murales (scritte e simboli) fatti nei luoghi in cui sono stati uccisi dei ragazzi di destra. Per non dimenticare, come si dice sempre con parole un po’ scontate. E però ai progressisti queste cose non piacciono proprio. E adesso vorrebbero fare un po’ “piazza pulita”...

LUNGO ELENCO
Ieri, su Repubblica, l’apertura delle pagine romane aveva questo titolo: «“Acca Larentia, via la celtica”: ora il quartiere si ribella». Leggendo il pezzo si scopre che a “ribellarsi”, più che il quartiere, sono stati i consiglieri di centrosinistra del VII municipio, che hanno scritto una mozione per far rimuovere quel simbolo disegnato sull’asfalto. Ma il problema non è più solo Acca Larentia. Di fianco, infatti, c’era un altro pezzo in cui si faceva l’elenco, come detto, di tutti i “santuari neri” della città: «Primavalle e viale Libia: dove i muri recitano la liturgia dell’ultradestra». Eccolo, dunque, l’elenco di questi presunti santuari. Si parte appunto da viale Libia, dove c’è una scritta, “Paolo vive”, in memoria di Paolo Di Nella, 19 anni, militante del Fronte della gioventù ucciso da estremisti di sinistra il 9 febbraio 1983. Poi piazza Vescovio, dove si trova il monumento per Francesco Cecchin, 17 anni, anche lui membro del Fronte e anche lui morto dopo un’aggressione il 16 giugno 1979.

«Saluti romani», continua Repubblica, «sono frequenti, spostandosi in via Ottaviano, in occasione dell’anniversario dell’omicidio di Mikis Mantakas, militante del Fuan, ucciso davanti alla sezione dell’Msi nel corso degli scontri durante il processo agli imputati accusati del rogo di Primavalle». E ancora: Centocelle, piazza dei Mirti, dove viene ricordato Alberto Giaquinto, del Fronte della gioventù, ucciso da un poliziotto il 10 gennaio 1979; Talenti, largo Rovani, dove è stato assassinato lo studente Stefano Cecchetti; Prenestino, via Gattamelata, dov’è morto Mario Zicchieri, detto Cremino, soli 16 anni. Lì, spiega Repubblica, «campeggia la scritta “Mario vive”». E poi, come non citare il rogo di Primavalle con l’assassinio dei fratelli Virgilio e Stefano Mattei, 22 e 8 anni, morti carbonizzati la notte del 16 aprile 1973. «Sotto il vecchio pa- lazzo dove morirono i due fratelli», continua l’articolo, «tre scritte vergate in nero: “Onore a Stefano e Virgilio Mattei”, “Achille Lollo boia” e “ Chi ama non dimentica”. Tutte accompagnate dalla croce celtica».

Questi posti, si legge alla fine, «diventano strumento per rispolverare inquietanti riti, per ritrovarsi e per contarsi, per mostrare i muscoli e per cercare di catturare qualche consenso nel variegato mondo dell’estremismo». Insomma, non è un problema di decoro, di muri da ripulire o cose così. Il problema è proprio il ricordo dei ragazzi di destra uccisi. Tanto che Repubblica, quando nel 2019 era stato cancellato il murales in memoria di Valerio Verbano, attivista di sinistra ammazzato il 22 febbraio 1980 da estremisti di destra non identificati, si era parecchio indignata: «La strage dei graffiti “simbolici” continua. E l'ufficio decoro del Campidoglio infila una gaffe dopo l’altra». Dopo la cancellazione «della scritta storica “Vota Garibaldi” alla Garbatella, l’ultimo scivolone in ordine di tempo è costituito dalla cancellazione del graffito in ricordo di Valerio Verbano, militante di sinistra vicino all’area di Autonomia operaia». Tutto chiaro, vero? Ci sono murales che vanno bene (e vanno tutelati) e altri che invece danno fastidio...

 

 

 

COSA VA NASCOSTO?
Certo, sono numerosi i luoghi dove una scritta o un simbolo ricordano i giovani del Fronte della gioventù uccisi negli anni Settanta. Ma va sempre sottolineato che ci sono tanti graffiti perché i compagni hanno ucciso tanti ragazzi. Forse è questo, più che i saluti romani, che la sinistra vorrebbe nascondere... 

 

 

 

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