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Carlo Calenda, l'ultima piroetta: verso il centrodestra in Basilicata

Elisa Calessi
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La “remuntada” del centrosinistra ha un problema in Basilicata. O almeno così sembra, a vedere i problemi che stanno arrivando, al campo largo, dalla regione che il 21 e il 22 aprile andrà al voto. Da giorni Elly Schlein sta cercando di trovare la quadra, convincendo da una parte Giuseppe Conte a togliere il veto su Angelo Chiorazzo- o perlomeno a trovare una soluzione condivisa - dall’altra Chiorazzo a fare un passo indietro, ma senza far male al prossimo candidato.

Al momento la soluzione non si vede. Chiorazzo è sceso in campo da mesi e non vuole ritirarsi, a meno di non poter decidere insieme il possibile candidato. Il Pd lucano (e anche Roberto Speranza) stanno con Chiorazzo. E dalla loro, dicono, ci sono i sondaggi, che danno l’esponente delle coop bianche svariati punti sopra Vito Bardi, l’uscente del centrodestra. Ma il M5S non vuole sostenerlo. E come non bastasse Azione si è detta pronta a valutare l’appoggio a Bardi, il candidato del centrodestra, se non si trova una soluzione accettabile. Oppure a lanciare Marcello Pittella, ex Pd ora passato in Azione.

 

 

 

VOCI E RIMPALLI

Insomma, un pasticcio. Anche ieri, tra Roma e Potenza, è stato un continuo flusso di telefonate e videochiamate. «Siamo a un passo», «il nome c’è ma lo tengono nascosto», filtrava dal Nazareno. «Non ne sappiamo niente, non ci informano», si lamentavano i dem locali. Fino a quando, a sera, Angelo Chiorazzo ha sbottato: «Ho raccontato al presidente Conte e alla segretaria Schlein quali sono i problemi che in questi mesi, forse un po’ troppo in solitudine, nella distrazione degli altri partiti, noi abbiamo affrontato sul territorio». Ha assicurato che «Basilicata Casa Comune (il suo movimento politico, n.d.r.) è una forza responsabile che vuole liberare la regione dal peggior governo di sempre». Si è, poi, detto sicuro che «se tutti saranno responsabili come noi di Basilicata Casa Comune, il risultato si troverà». Poi, però ha accusato: «In questi mesi è mancata la responsabilità negli altri partiti». E a chi si riferisse, è presto detto. Il veto dei Cinquestelle nei suoi confronti? «È incommentabile», ha detto.

Nebbia fitta, insomma. «Un nome che farebbe vincere le opposizioni c’è ed è quello di Marcello Pittella», diceva ieri su La7 Matteo Richetti, Azione. «Ma nella coalizione che hanno in testa Schlein e Conte non è previsto che il candidato non sia di loro espressione». Dal Pd lucano, in un post, si cercava di motivare alla lotta contro l’avversario, coprendo i problemi: «Centrosinistra lucano al lavoro per archiviare i cinque anni della giunta Bardi e restituire la Regione ai Lucani», scriveva Giovanni Lettieri, coordinatore regionale.

Ma il lavoro procede a grande fatica. I nomi che circolano sono tanti. Ogni giorno ne spunta uno nuovo. Ieri, quello del sindaco di Castelmezzano, Nicola Valluzzi, ex esponente del Pd, che ha lavorato con Salvatore Margiotta quando era sottosegretario ed ora è tra i sostenitori di Angelo Chiorazzo. Una personalità sulla quale, si dice, potrebbero convergere Pd e M5S. Ma girano anche altri nomi: Piero Marrese, sindaco di Montalbano Jonico già presidente della Provincia di Matera, Piero Lacorazza, consigliere regionale e già presidente della provincia di Potenza, Giacomo Lasorella, presidente Agcom e già vicesegretario generale della Camera dei Deputati.

Intanto la sinistra del campo largo scalpita e suggerisce di decidere: «Per la Basilicata bisogna scegliere il candidato o la candidata rapidamente: siamo in grande ritardo e va scelto o scelta in modo condiviso dalla coalizione», supplicava, in una nota, il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. Speranza, intanto, insiste su Chiorazzo: «È una personalità di grande qualità, con lui candidato la vittoria sarebbe abbastanza sicura, lo dicono i sondaggi. In queste ore è seduto con i 5 stelle e Pd e spero che a breve arrivi una notizia positiva».

 

 

 

IN LISTA PER BRUXELLES

Ma la Basilicata non è l’unico grattacapo per Elly Schlein. Va gestito il malumore del M5S per il risultato deludente in Abruzzo (è passato da 7 a 2 consiglieri), uno scontento che rischia di rallentare la creazione di una coalizione, e vanno fatte le liste per le Europee. Su quest’ultimo punto, siamo ancora a zero. Non tanto per la scelta di Schlein se candidarsi o no (si candida), ma per gli altri. La fatica è trovare nomi esterni, di richiamo, capaci di dare un’impronta alle liste, ma anche di portare voti. Per non penalizzare le candidature femminili, Schlein potrebbe candidarsi quarta o quinta in lista in tutte le circoscrizioni. Dovrebbero essere ricandidati, poi, gli uscenti Brando Benifei, Elisabetta Gualmini, Pietro Bartolo e Camilla Laureti.

La segretaria dem sta spingendo per portare in lista anche l'ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Nella circoscrizione Centro, invece, sono pronti a correre Nicola Zingaretti, Matteo Ricci e Dario Nardella. Più Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria e consigliere regionale. Nella circoscrizione Nord Ovest ci potrebbe essere Cecilia Strada accanto a Stefano Bonaccini, Emanuele Fiano e Pierfrancesco Maran. Nel Nord Est, il responsabile diritti del Pd, Alessandro Zan. Ma di ufficiale, ancora, non c’è niente.

 

 

 

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