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M5s, le autocandidature dei cofondatori del Partito Gay Lgbt+: altro guaio per Conte

Giuseppe Conte

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Acque agitate nel Movimento 5 stelle dopo le autocandidature per le elezioni europee di Fabrizio Marrazzo, Marina ZelaAndrea Grassi. "Come cofondatori di Partito Gay LGBT+ ed iscritti al M5s, con il quale ci siamo impegnati da diversi anni dalla legge contro l’omobitransfobia, il referendum ’no alla caccia', per il sostegno ad Alessandra Todde per le elezioni in Sardegna. Pertanto, in virtù dei tanti obiettivi condivisi, abbiamo deciso di autocandidarci per le prossime europee per la Circoscrizione Centro (Marrazzo- Zela) e la Circoscrizione Nord-Ovest (Grassi), nel rispetto delle scelte del Movimento 5 Stelle e dei tanti attivisti come noi che quotidianamente si impegnano".

E ancora: "Questa collaborazione ha portato a risultati significativi, come la creazione di centri contro le discriminazioni LGBT+ e la promozione del Referendum sul Matrimonio Egualitario, del No alla Caccia e per la transizione ecologica. Inoltre, abbiamo lavorato anche per l’approvazione di delibere in oltre 10 comuni che multano gli omobitransfobici con 500 euro. Con oltre 20 anni di attivismo, continuiamo a lottare per l’uguaglianza e la dignità per tutte e tutti, impegnandoci a portare la nostra esperienza al Parlamento Europeo", sottolineano i tre.

 

 

Un intervento, riporta il Corriere della Sera, che ha provocato la reazione di alcuni pentastellati: "Ma avranno letto i requisiti per presentarsi o per loro è stata fatta una deroga all’oscuro di tutti?", si chiedono. "Il regolamento per le autocandidature pubblicato dal Movimento, all’articolo 3 comma c, stabilisce che il potenziale candidato non dovrà 'essere iscritto a nessun altro partito o movimento politico'". "O valgono tutte le preclusioni, a partire da quella del limite dei due mandati, o non ne vale nessuna", commenta l’avvocato Lorenzo Borré. Un'altra grana, insomma, per Giuseppe Conte.

 

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