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Voto di scambio in Puglia, Maurodinoia? Nel 2019 comprati consensi anche per Decaro

Brunella Bolloli
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Voti, soldi e favori, tipo avere finalmente una bombola del gas o garantire un lavoro dabadante. Il “sistema” Bari descritto dall’ordinanza firmata dal gip Paola Angela De Santis è una miniera di sorprese e per il Pd sono cozze amare.

Anita Maurodinoia, l’ex assessora ai Trasporti della Regione Puglia, soprannominata “lady preferenze” e indagata nell’inchiesta, avrebbe «preso parte alle associazioni per delinquere finalizzate allo scopo di commettere più delitti previsti dall’articolo 86 del Dpr 570/60 (corruzione elettorale) - in occasione delle elezioni amministrative del 26 maggio 2019 (sindaco e consiglio comunale di Bari) e delle amministrative del 20 e 21 settembre 2020 (sindaco e consiglio comunale di Grumo Appula, presidente e Consiglio regionale)».

È scritto nel decreto di perquisizione che le è stato notificato. La procura evidenzia che le associazioni per delinquere sono «caratterizzate da vincolo pregresso e permanente di una struttura stabile ed organizzata in modo idoneo per la programmazione e la realizzazione dei plurimi delitti, commessi dai partecipanti all’associazione con l’offerta o la promessa all’elettore di 50 euro a voto, per ottenere le preferenze necessarie alla propria elezione e a quella di altri candidati sostenuti dalla medesima coalizione politica».

 

 

A inchiodare la consorte di Alessandro Cataldo, detto Sandrino, arrestato nell’ultima retata, ci sono anche le intercettazioni. Nelle conversazioni gli interlocutori fanno «espresso riferimento al sistematico versamento di somme da parte della Maurodinoia nel corso della competizione elettorale del 2019». Quella, per intenderci, dove è stato eletto sindaco di Bari Antonio Decaro, il presidente dell’Anci che a giugno il Pd candiderà alle Europee nella circoscrizione Sud.

VENDETTA LOCALE - Decaro, ieri, non è salito sul palco del comizio di Elly Schlein all’indomani della rottura del campo largo decisa da Giuseppe Conte, né lo ha fatto il governatore Michele Emiliano. Per i due big pugliesi, che il 23 marzo hanno arringato la folla in piazza e gridato «all’atto di guerra» contro il governo Meloni che ha mandato gli ispettori in Comune, non sono momenti facili, sebbene nessuno dei due sia iscritto nel registro degli indagati. Puliti, ma con il marcio attorno. E anche questo fa parte della scandalosa vicenda pugliese nota a molti nella terra che fu di Pinuccio Tatarella (lui sì davvero minacciato dai clan) e che adesso, a sinistra, è appesa a Nichi Vendola per cercare di rimettere insieme i cocci rotti del defunto campo largo.

Una vicenda nata nel 2021 da un’annotazione di servizio di un militare della Guardia di Finanza, Gerardo Leone, arrestato dopo una denuncia di Cataldo. I due si detestavano e Armando Defrancesco, ex consigliere municipale di Triggiano (Bari) ha approfittato di tali dissapori per spifferare al finanziere il malaffare. Il militare ha registrato tutto e riferito a chi di dovere: così è nata l’indagine dei carabinieri che ha portato ad otto arresti per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le amministrative di Grumo Appula, Triggiano e del Consiglio regionale pugliese.

Del “sistema” Anita Maurodinoia era un pezzo importante insieme al marito Sandrino, il quale con il suo “metodo” e un database di oltre 2mila nomi, riusciva a procacciare voti per far eleggere la moglie in Regione nel 2020. Alla luce degli ultimi risvolti giudiziari i fari si accendono anche sulle urne del 2019. Tutto da rifare? Perché De Francesco parla con il finanziere Leone? Perché vuole vendicarsi di Cataldo sapendo che era stato l’autore della denuncia che aveva portato alla condanna del militare per aver chiesto 40mila euro allo stesso Cataldo per insabbiare un’indagine su corruzione e truffa all’ex Provincia di Bari. 

 

 

LA CHAT SUI “50 EURO” - Della compravendita di voti sembra sapessero tutti, infatti era stato creato un gruppo WhatsApp in cui, anche con dei meme, si parlava dei “50 euro di Sandrino” e del “Senso di legalità e giustizia”. Dalle carte emerge, inoltre, che un padre e sua figlia, il 4 ottobre del 2020, sono stati ascoltati come testimoni in procura e hanno ricostruito con dovizia di particolari come avveniva il commercio di voti in Puglia.

Ieri, intanto, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere lo stesso De Francesco e Nicola Lella, cioè due dei 10 indagati sottoposti a misure cautelari nell’inchiesta su due distinte associazioni per delinquere.

Lella (assistito da Gaetano Carrieri) è comparso in carcere davanti al gip, mentre l’interrogatorio di garanzia di De Francesco, difeso da Nicola Quaranta, si è tenuto in tribunale. Lunedì saranno interrogati Cataldo, difeso da Mario Malcangi, e il sindaco di Triggiano Donatelli (sospeso dal prefetto), difeso dall’avvocato Beppe Modesti.

Nelle 376 pagine dell’inchiesta ci sono spunti interessanti. Ad esempio quando il governatore Emiliano si complimenta con Cataldo dopo la vittoria del “suo” candidato Donatelli aTriggiano. O quando De Francesco spiega: «I consiglieri aumma aumma metteranno due o tre imprese a costruire e poi da sotto si pigliano i soldi e così la politica qui a Triggiano, è così», dice. Parlando con una donna che osserva: «Io non capisco cosa si guadagna», l’ex consigliere le risponde: «Niente, però a Triggiano ci sono tante cose che devono essere sbloccate, c’è un finanziamento per un parco e lo prendi a 400mila euro e qualche consigliere metterà l’azienda amica.
Poi c’è il Piano regolatore, lo sblocco di 400 ville... ». 

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