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Tarquinio e Cecilia Strada fanno esplodere il Pd: un grosso caso per Elly Schlein

Elisa Calessi
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L’escalation della guerra in Ucraina, con la Russia che ha sfondato il fronte ucraino e Macron che ha addirittura evocato l’invito di truppe europee, ha acceso un allarme al Nazareno. La guerra in Ucraina, infatti, ma anche quella in Medio Oriente, tra Israele e Gaza, continua a essere un tema che divide il Pd. Finora, in nome del pluralismo e del «contano i fatti non le parole», Elly Schlein è riuscita a tenere dentro tutto: la fedeltà atlantica, il sostegno all’Ucraina, paese aggredito, la vicinanza a Israele, che ha diritto a esistere, il rafforzamento della diplomazia, il cessate il fuoco a Gaza. Ma anche posizioni più oltranziste, come quelle di Marco Tarquinio e Cecilia Strada, candidati alle Europee, apertamente contrari a ogni invio di armi a Kiev.

È la logica del proporzionale e delle preferenze che consigliano di fare liste “pigliatutto” per coprire il più ampio spettro di opinioni. Ma che succederà se, come probabile, il governo a brevissimo dovrà mandare un nono pacchetto di aiuti a Kiev, magari inviando armi più aggressive di quelle finora inviate? Ieri è intervenuto Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa, punto di riferimento di Base Riformista, il correntone di minoranza del Pd. Guerini non è candidato. Ma, come altri, è preoccupato dal fatto che la linea del Pd risulti ambigua. «Tarquinio e Strada contro l’invio di armi all’Ucraina? La linea del Pd», ha messo in chiaro l’ex ministro, intervistato a L’Attimo Fuggente su radio Giornale Radio da Luca Telese e Giuliano Guida Bardi, «è chiara e non cambia: sosteniamo l’Ucraina in tutte le forme possibili, anche con l’invio di armi, come ha detto pubblicamente Schlein».

 

Quanto alla presenza di candidati alle Europee che sostengono idee diverse, ha risposto che «in un grande partito ci possono anche essere posizioni differenti». Detto questo, ha lanciato un appello a «rafforzare tutte le forme di sostegno possibili all’Ucraina, compreso l’invio di armi». Con ancora più chiarezza si è espresso Filippo Sensi, deputato dem, molto vicino a Paolo Gentiloni, su X: «Il governo si sbrighi, non c’è tempo da perdere, la resistenza ucraina contro Putin ha bisogno dei sistemi di difesa che gli alleati possono e devono provvedere con urgenza. SAMP T subito, nuovo invio ora». E di Ucraina ha parlato anche Alessia Morani, candidato del Pd nella Circoscrizione Centro, sempre di area riformista: «Parliamo di Vannacci, invece dovremmo riuscire a parlare di quelle che sono le sfide europee, abbiamo una guerra nel cuore dell’Europa, in Ucraina. Dobbiamo parlare di difesa comune europea, di esercito comune europeo, di politica estera comune europea». Poi c’è il capitolo Medio Oriente, a proposito del quale Tarquinio ha parlato di «pulizia etnica» da parte di Israele e di «omicidio a Gaza». Guerini: «Non voglio far polemica con i candidati del nostro partito. Dico solo che bisogna stare attenti a usare le parole, anche in questo caso. L’azione di Netanyahu a Gaza è irresponsabile e inaccettabile, ma non parlerei di pulizia etnica: oggi non serve aprire questa discussione».

Del resto non è solo la politica estera a sollevare posizioni differenti. Altro dossier caldo è il jobs act, riforma fatta dal governo Renzi e che Elly Schlein ha detto più volte di non condividere, ma che Guerini, e gran parte del Pd, hanno votato e condiviso. Un tema tornato attuale dopo che la Cgil ha annunciato di voler raccogliere le firme per un referendum abrogativo della legge. Anche su questo Guerini ha messo un paletto: «No, non li firmerei, ma non mi permetto di dire quello che dovrebbe fare la nostra segretaria». Avrebbe candidato Marco Tarquinio e Cecilia Strada?

 

 

«Per fortuna non sono io il segretario del Pd e penso che non lo sarò mai». Nel frattempo contro il Pd arriva il fuoco “amico” di AVS. Ignazio Marino, ex sindaco di Roma del Pd ed ex parlamentare dem, candidato con il partito di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ieri ha attaccato non solo Giorgia Meloni, ma anche Elly Schlein per la scelta di candidarsi, senza l’intenzione di andare a Bruxelles: «Non è rispettoso per gli elettori», ha detto. Poi ha rivelato che «qualche settimana fa il capo della segreteria di Schlein mi ha cercato per organizzare un incontro, poi nessuno mi ha chiamato. Probabilmente», ha concluso, «la segretaria del Pd è circondata da una serie di capi corrente che appena hanno sentito il mio nome gli è venuto il morbillo»

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