Bonelli rilancia l'eco-patrimoniale. E il Pd si accoda
La campagna elettorale di Angelo Bonelli somiglia sempre di più alla tortura della goccia cinese. A forza di ripetere all'infinito la proposta “core” della sinistra fin dalla notte dei tempi, ossia la patrimoniale, sta pian piano riuscendo a bucare il diktat del silenzio che vige a sinistra sul tema poiché provoca immediata emorragia di voti.
Già settimane fa il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra e co-portavoce di Europa Verde aveva rimproverato gli alleati di centrosinistra per le loro continue meline: «Da Pd e M5S c’è ancora troppa incertezza quando si parla di patrimoniale».
Ora, man mano che si avvicina il voto alle europee, per attrarre ancor più a sé i voti dei comunisti duri e puri dispersi tra grillini e dem è tornato a spingere forte sulla tassazione per i "ricchi", laddove, beninteso, per ricchi intenda chiunque non viva come un amish.
Intervenendo ieri al forum Ansa Bonelli ha usato la leva dell'ecologismo, chiarendo una volta di più l'intenzione dei progressisti di portare avanti le proprie battaglie storiche usando il cambiamento climatico come copertura: «Noi sappiamo che la transizione ecologica ha un costo», dice Bonelli. «È necessaria una patrimoniale che finanzi una transizione eco-sociale. E chiediamo al governo la dichiarazione dello Stato di emergenza climatica per passare alle rinnovabili. Esattamente il contrario di quello che questa destra vuol fare in Europa».
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A riprova del fatto che lo scopo principale sia di attaccare frontalmente il governo, Bonelli definisce la destra «ladra di futuro», per il semplice fatto di non vedere di buon occhio gli espropri proletari: «La destra capitanata da Meloni in Ue vuol mettere in discussione le politiche del clima. È un'imprenditrice della paura», chiosa.
L’idea di tassare i patrimoni, come detto, non è certo nuova a sinistra, ma mentre il M5S si è sempre detto apertamente contrario ad ogni ipotesi di intervenire sulle grandi ricchezze per fare cassa, negli ultimi anni soprattutto il Pd si è dimostrato piuttosto ambiguo sul tema: le patrimoniali le brama e non è nemmeno un gran segreto, ma siccome sono innominabili come Voldemort ricorre alle perifrasi.
Col nuovo corso da partito portavoce dei centri sociali varato da Elly Schlein, però, ora anche il Pd si sta pian piano scoprendo e allineando alla retorica di Bonelli. A maggio scorso Schlein aveva parlato vagamente della necessità di «incrementare la tassazione su successioni e rendite» senza però circostanziare meglio la sua proposta. Venerdì sera a Tribù su SkyTg24 aveva invece lanciato il progetto di creazione di «fondi comuni europei che accompagnino nella transizione ecologica»: «Il Green Deal non è meno industria, è un tipo diverso di industria. Non aiuteremo le imprese e gli agricoltori negando la crisi climatica come fa la destra ma ottenendo risorse», ha spiegato.
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Cosa possa significare però all'atto pratico lo sa solo lei, proprio perché di scandire bene la parolina magica come fa Bonelli ancora non se la sente.
Ma basta guardare le varie dichiarazioni recenti per capire dove voglia andare a parare. Schlein ha sempre parlato della necessità di introdurre un Green Deal con il “cuore rosso”: «Quello che bisogna fare, e di questo abbiamo discusso con gli altri leader socialisti (europei, ndr), è garantire che il Green Deal abbia un “cuore sociale”, cioè sia accompagnato da un “Social Deal” per accompagnare le fasce più fragili attraverso questa conversione, che è necessaria ma non deve lasciare indietro nessuno», ha detto una ventina di giorni fa. Sarebbe interessante comprendere per filo e per segno la natura del progetto dei socialisti per sostenere questo “cuore sociale”, e sarebbe ancora più curioso conoscere il concetto di cuore sociale. Ma ora che si avvicina il momento dei cruciverba sotto l'ombrellone gli italiani potranno divertirsi a leggere tra le righe.
Scopriranno loro malgrado cosa si cela dietro la transizione verde targata Pd: un bel conticino da pagare.