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Open Arms, Matteo Salvini: "I terroristi non li faccio sbarcare!". Poi le bordate a Toninelli e Conte

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Su Matteo Salvini ora pende una richiesta di condanna a sei anni. Il tutto nell'ambito del processo Open Arms, per il quale è imputato a Palermo. Un processo dal sapore politico. E una richiesta di condanna che ha spinto la Lega a reagire, ricompattandosi attorno al leader nel mirino dei magistrati. In tal senso, l'appuntamento a Pontida del prossimo 6 ottobre sarà uno dei momenti-chiave.

Salvini, da par suo, replica alle accuse a testa altissima. Nella giornata di oggi, lunedì 16 settembre, un Consiglio federale straordinario del suo partito, in cui ha ringraziato gli alleati e il governo per il sostegno, parlando, appunto, di un processo politico e di un tentativo di comprimere la volontà degli italiani.

Ma il vicepremier è tornato a farsi sentire anche in prima serata, dove era ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica, la trasmissione del lunedì sera su Rete 4. "Non ho paura, è un processo all'Italia e non al politico", ha premesso. Dunque, ancora una volta ha spiegato che "mi è pesato spiegare tutta questa situazione ai miei figli". "Quello che mi ha colpito in queste 48 ore è che mi è arrivata solidarietà anche da gente lontanissima dalla Lega che dice che la politica deve avere anche buon gusto", ha ricordato.

 

Ovviamente, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non rinnega nulla. E rilancia: "Io i terroristi non li faccio sbarcare! Possiamo accogliere un tot di persone". E ancora: "Rivendico anche di aver dimezzato i morti nel Mediterraneo". Salvini aggiunge: "Ritengo di aver difeso la sicurezza del mio Paese e di aver mantenuto una promessa con chi mi ha votato. Io non patteggio sono convinto di quello che ho fatto. È un processo politico contro di me, contro la Lega e contro il governo Meloni". Il leghista, insomma, ribadisce di non avere alcuna volontà di patteggiare.

Poi gli attacchi contro chi, nei giorni della vicenda Open Arms, era al governo con lui. Nel mirino ci finiscono i grillini. In primis Giuseppe Conte, premier all'epoca dei fatti: "Tutto quello che facevamo era concordato con Conte e con il governo". Poi l'affondo contro Danilo Tonielli, al tempo ministro delle Infrastrutture: "Al processo, Toninelli è stato interrogato ma non si ricordava niente". Già, amnesie che hanno scatenato parecchie ilarità. Ma soprattutto, quelle di Toninelli, amnesie molto sospette...

 

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