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Pd allo sbando, sul riarmo si frantuma in Europa: un partito che non esiste

Elisa Calessi
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La riunione delle delegazione dem al Parlamento europeo, convocata la mattina, è stata aggiornata alla sera. Perché una posizione univoca sul ReArm Plan Ue, il piano di riarmo presentato dalla Commissione Europea e votato dal Consiglio Europeo, ma che oggi sarà fatto proprio con una risoluzione dal Parlamento Europeo, nella delegazione dem a Strasburgo, ieri sera ancora non c’era. A metà pomeriggio, il bollettino dava «leggera prevalenza dei favorevoli». Il che vuol dire che poco meno della metà erano orientati a non votarlo, il piano. O ad astenersi. La discussione, infatti, è stata anche su questo: posto che in molti sono contrari a questo piano (sicuramente Marco Tarquinio, Cecilia Strada, Annalisa Corrado e forse Alessandro Zan), un conto è astenersi, altro è votare no. Del resto i contrari hanno, dalla loro, la segretaria Elly Schlein, che addirittura è volata a Bruxelles per esprimere la sua contrarietà. I riformisti, però, che nella delegazione sono la maggioranza, hanno dalla loro un argomento altrettanto forte: il gruppo dei Socialisti e democratici è in larghissima parte a favore del piano, a cominciare dalla capogruppo Iratxe Garcia Perez.

Per questo, hanno insistito perché i contrari scelgano almeno un voto di astensione, se non altro per attutire la rottura con il resto del gruppo socialista.. Ieri, dunque, è stata una giornata, tra gli europarlamentari del Pd, di grandi discussioni interne, ma anche di diplomazia con il resto del gruppo, condotta dal capo delegazione Nicola Zingaretti. Una trattativa che ha ruotato, in larga parte, attorno a emendamenti proposti al testo della risoluzione. Per esempio, uno degli emendamenti proposti dal Pd sostiene che «il rafforzamento della sicurezza e della difesa dell’Europa deve richiedere non solo un semplice aumento di ambizione e azione», ma investire «in modo coordinato e integrato, sfruttando appieno le competenze complementari di tutti gli attori in Europa, inclusa la Nato, realizzando una difesa europea comune».

 

 

Un altro emendamento inserito dai negoziatori dem, per tentare un possibile sostegno al testo, richiede di levare dal testo la richiesta «agli Stati membri di aumentare almeno al 3% del Pilla spesa per la difesa» e di sostituirlo con l’impegno di «dare la priorità alle iniziative comuni europee». Un altro emendamento al testo comune, già negoziato dalla maggioranza Ue che comprende anche il gruppo socialisti di cui fa parte il Pd, chiede di «aggiungere che gli investimenti crescenti nella sicurezza e difesa si aggiungano agli importanti investimenti nella coesione sociale e nel benessere, e non li sostituiscano». Miglioramenti che, però, se anche fossero accolti, non basterebbero a convincere tutta la delegazione dem rispetto alla risoluzione sulla difesa Ue. Del resto le perplessità sono anche nelle altre delegazioni italiane. Lega voterà contro, mentre Fratelli d'Italia ha insistito per cambiare il nome al piano Ue, da ReArm Europe a Defend Europe. Zingaretti, nel tentativo di evitare una spaccatura del gruppo, ha incontrato, ieri, il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, per cercare di strappare qualcosa che possa convincerei turbo-pacifisti. «Abbiamo convenuto», ha detto Zingaretti alla fine dell’incontro, «sulla necessità che il Libro bianco sul futuro della difesa europea sia all’insegna dell’integrazione e dell'apertura di una nuova stagione per un modello comune europeo». E ha aggiunto che «la deterrenza è deterrenza solo se europea. Per questo è importante puntare al finanziamento di progetti comuni, al sostegno alle imprese europee, l'interoperabilità dei comandi e il coordinamento dei sistemi».

Belle parole. Ma non sono bastate a convincere il gruppetto pacifista. Chi sicuramente voterà a favore è Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, che ha espresso «apprezzamento per il lavoro del capodelegazione Zingaretti» e si è augurata che «questo lavoro sui testi» poi «si traduca in una presa d’atto. Mi dispiacerebbe», ha aggiunto, «se invece a prevalere fosse un atteggiamento diverso, di bocciatura totale. Io spero che siano tutti sì, però riconosco che ci sono pareri diversi che sono usciti, a cominciare dal parere della segretaria. Non possiamo ovviamente non tenerne conto.
Quindi credo che si arriverà a una composizione più alta possibile». 

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