Politica, l'ultima moda: tutti teologi

Da Conte a Bonelli è corsa a farsi interpreti delle parole del Papa. Pontifica pure la Bindi...
di Alessandro Gonzatodomenica 11 maggio 2025
Politica, l'ultima moda: tutti teologi
3' di lettura

Che spasso, compagni. A sinistra ora sono tutti teologi. Lo studioso più attento a interpretare la Chiesa e il papato di Prevost è Giuseppe Conte da Volturara Appula, che invero era già uno storico, e fa niente se da premier ha confuso l’armistizio dell’8 settembre col 25 aprile e da secondo leader dell’opposizione ha affermato che «nel 2026 a Bologna c’è stato l’attentato a Matteotti». Certo, a Bologna. E sì, Matteotti morirà l’anno prossimo, prepariamoci a condannare il pelatone. Un paio d’anni fa al Senato l’ex premier aveva scambiato Matteotti per Andreotti, dunque è in miglioramento. Sennonché Conte è pure geografo: «Vi sfido»- ha detto così nel 2018 ai giornalisti - «a trovare un altro Paese europeo che ha ricevuto 688mila persone». Risposta dei giornalisti: «La Germania». Conte ha ribattuto: «Sì, ma non con gli sbarchi...». I famigerati sbarchi di massa a Monaco e Stoccarda, affacciate sul mar di Svizzera.

Conte è in continuità con Di Maio: per Giggino la Russia era un Paese del Mediterraneo (chissà se lo è ancora) e il presidente cinese Xi Jinping era “Mister Ping”. Conte invece era “Giuseppi”, ma era stato Trump a chiamarlo così – il suo vec chio idolo – ed è stato sempre Donald in queste ore, involontariamente, a fare di Conte, dicevamo, perfino un teologo. Eccolo il leader dei 5Stelle che sulla Stampa ci spiega il pontificato di Leone XIV: «Sarà un Papa scomodo, come Bergoglio. Farà sfigurare gli eccessi di Trump. Prevost avrà un grosso impatto politico: sulla pace e la diplomazia si misurerà il ruolo della Chiesa nel mondo».

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Conte, laurea in testi sacri conseguita sul sito dei 5Stelle, chiarisce che «il profilo di Leone XIV sembra confermare la vocazione universalistica e pluricentrica della Chiesa, la sua capacità di interpretare i segni dei tempi cogliendo le istanze delle tante periferie in cui si annidano miseria, sofferenza e angoscia». Sottolinea, il Conte, che Prevost vuole «costruire ponti», ci sono «gli eccessi di Trump» da contrastare, e se lo dice chi da premier ha firmato i “decreti sicurezza” anti-migranti disconosciuti appena fatto l’accordo col Pd – oplà, la mia poltrona resta qua – beh, sono parole che pesano.

Conte è devoto di Padre Pio e adesso lo scopriamo esperto di Sant’Agostino, che «non offre un pensiero prêt-à-porter». La Stampa chiede a Conte: «Sta dicendo di riscoprire le radici cristiane?». «Mi accontenterei della fine dell’ipocrisia dei nostri governanti». I governanti attuali, si capisce. A sinistra c’è poi la teologa Rosy Bindi la quale sul Manifesto interpreta la volontà dello Spirito Santo: «Dal conclave è arrivato un chiaro segnale, oggi l’Occidente per il mondo è più un problema che una risorsa, perché sta smarrendo se stesso, i suoi valori, e questo dipende in larga parte da chi guida gli Stati Uniti». E ancora, la dem Bindi: «La scelta del nome “Leone” indica una continuità con Francesco, credo che con lui le porte della Chiesa resteranno aperte per i più fragili, non solo poveri e migranti».

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Per l’ex comunista adesso in Tesla Nicola Fratoianni il Papa «ha un programma significativo». Certo, non come quello di Sinistra Italiana. Il sodale Angelo Bonelli - formazione classica alla Greta Thunberg University - prima cita l’enciclica di Francesco “Laudato si’” «che ha posto la grande questione del cambiamento climatico» (ma non dei sassi nell’Adige prosciugato da Mosè-Meloni), poi il teologo Bonelli informa che il nuovo Papa «vuole costruire ponti di pace». Qualcuno dica a Bonelli che l’ultimo Pontefice a volere ponti di guerra fu Clemente IV, ottava crociata, anno del Signore 1267.

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