Dalla Schleinosfera, agglomerato di materiale interstellare non ancora ben noto alla scienza, all’ufficio di Palazzo Chigi, forse con la fascia tricolore indossata alla Miss Italia. Elly, riferisce Roncone sul Corriere, «s’immagina già premier»: «Non è un sogno, raccontano. Ha un piano ben preciso», e figuriamoci se era impreciso. Il trionfo, nella mente della segretaria, è una solida realtà: normale dunque che «molti dem già si divertano a giocare al totoministri». Tra le idee meravigliose c’è quella di Giuseppe Conte o comunque dei 5Stelle alla Farnesina, «perché di una cosa sono sicuri al Nazareno: quando sarà il momento i grillini bisogna farli stare buoni». Non bastano le otto posizioni diverse sull’Ucraina del Pd al parlamento europeo: alla Farnesina, «per farli stare buoni», andrebbero quelli che su Kiev votano l’opposto di Elly. Sarebbe “il governo dei 5 minuti”, unica consolazione. Va comunque detto che agli Esteri i 5Stelle hanno una certa esperienza: Giggino Di Maio aveva trasformato la Russia in «un Paese del Mediterraneo» (il traghetto Pozzuoli-San Pietroburgo parte ogni mattina alle 9), cambiato la nazionalità del generale Pinochet (da cileno a venezuelano, tanto pure a Caracas mettono la “s” alla fine delle parole) e il presidente cinese dopo aver stretto la mano all’infante prodigio giustamente promosso a inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico, Xi Jinping dicevamo ha scoperto di chiamarsi «Mister Ping». A dargli una mano (non a Ping ma a Di Maio) c’era il sottosegretario anche lui grillino Manlio Di Stefano (nella traduzione di un documento era diventato “Of Stefano”, prodigi del traduttore di Google), il quale su Twitter dopo alcune esplosioni a Beirut, capitale del Libano, aveva mandato «un abbraccio ai nostri amici libici».
Nel governo Schlein – apprendiamo – tornerebbe al ministero, ma non è noto in quale, Giuseppe Luciano Calogero Provenzano detto Peppe. Sarebbe un traguardo straordinario per uno che, l’ha detto lui, già grandicello non aveva dimestichezza con l’alfabeto: «Ma cosa sta dicendo!», ha tuonato in tivù contro il leghista Siri, «guardi che io quando è crollata l’Unione Sovietica non avevo ancora imparato a scrivere!». Peppe aveva 9 anni. Schlein, ci dice il Corriere, «è molto cambiata, niente più sorriso fisso né supercazzole imparate a memoria», e in effetti il concetto di «salto quantico» applicato al Pd è cristallino. Come la posizione della leader dem a Bruxelles (siamo a marzo): «Difesa comune sì, riarmo no», che è come dire «urlo ma sottovoce», «mi ubriaco ma non bevo alcolici». E però Elly è «più solida e credibile»: «Un drappello di Alpini canta “Faccetta nera”? Lei, veloce come impone il web: “Vergogna!”». Cavolo che solidità! «A Bonaccini», anticipa sempre il Corriere, «andrebbe una roba come le Imprese», massì.
Elly Schlein, la carnevalata del Pd contro "TeleMeloni"
Venghino signori venghino: il Pd grida alla censura di «TeleMeloni». Ieri il nuovo spettacolo (entrata gratu...Orlando all’Interno, tanto gli manca solo quello (Ce l’ho, ce l’ho, mi manca). Punta di diamante dem Marco Furfaro, uno che colleziona gaffe pure durante la pubblicità. Andiamo avanti. Braga (la scudiera di Elly) all’Ambiente? Voci spaventevoli – ma qui il Corriere non c’entra – indicano Bonelli, e se Trump ha revocato le limitazioni ai getti d’acqua nelle docce, l’ambientalista pare sia pronto ad andare casa per casa a bloccare i rubinetti come nella vecchia pubblicità della Zucchetti. Fratoianni (della Bonelli&Fratoianni) – ma ci sembra fantapolitica – scalpiterebbe per salpare verso il ministero per il Mare, alla ricerca di migranti con Richard Gere. Smentiamo i maligni che davano Soumahoro in lizza per il Viminale e Ilaria Salis in prima fila per la Giustizia. La Schlein sta facendo le cose sul serio. Narrano che ad ascoltarla in platea «a fare ragionamenti su Israele e Ucraina ben più precisi e duri del leader grillino» - hai detto Kissinger... - ormai ci siano «pezzi del deep State, imprenditori, presenzialisti di professione sempre abilissimi ad annusare, a seguire le tracce di un nuovo potere possibile». I bene informati ipotizzano che gli stessi pezzi del «deep State» il 28 giugno saranno sotto il carro del Gay Pride, a Milano, da cui Elly potrebbe ufficializzare la squadra di governo. Attenzione: ci riferiscono che per i dem Conte sarebbe in ballo pure per la presidenza del Senato. Un incubo. Tranquilli: ora ci svegliamo tutti sudati.